l'analisi

Privacy e potere: considerazioni per una democrazia perpetua

di Anna Colaps, Member of Cabinet, European Data Protection Supervisor |

Occorre un nuovo patto, globale e partecipato da governi, aziende e cittadini, che faccia del rispetto della persona un imperativo categorico imprescindibile e non compromissibile. Affinché vi sia un rispetto perpetuo del valore della privacy. Affinché vi sia un esercizio perpetuo di democrazia. 

Diamo valore alla democrazia perché conferisce potere ai più, ponendosi all’opposto dall’autocrazia o dall’ oligarchia, dove sono in pochi ad esercitarlo, il potere. Potere appartenente ai più. In una parola, democrazia. Non è possibile parlare di democrazia senza parlare di potere. Analogamente, è impossibile parlare di privacy senza considerare il ruolo fondamentale del concetto di potere.

La privacy è ciò che resta alle persone al netto dell’esercizio di un potere, pubblico o privato che sia. Affinché si possa dire che c’è democrazia occorre che questo spazio, ‘quel che resta’ alle persone, sia ampio abbastanza, sia significativo abbastanza. E non solo come fine a sé stesso, poiché la privacy e la protezione dei dati hanno un immenso valore strumentale rispetto all’esercizio di altri diritti e libertà, come la libertà di espressione o di associazione, o quella sessuale.  La protezione della privacy è uno di quei diritti che contraddistingue le democrazie liberali dove l’esercizio democratico è perpetuo, e si rafforza e rigenera con il voto.

Nelle ultime due decadi vi è stata una consolidazione crescente di potere economico, politico e sociale nelle mani di un numero estremamente limitato di aziende, che controllano il mercato e monopolizzano l’accesso ai dati, realizzando un’intrusione smisurata in pensieri, parole opere ed omissioni dei più, in breve nelle nostre vite.  Queste poche aziende sono le uniche oggi in grado di far scalare le tecnologie che contano, come l’Intelligenza Artificiale, prendendo delle decisioni con un impatto ampissimo sull’umanità. E tuttavia, l’umanità non è parte di queste decisioni. 

Esiste un troppo ampio disequilibrio di potere tra i pochi e i più nel nostro mondo digitale. È legittimo chiedersi, chi decide del se e del quando della sperimentazione di certe tecnologie, che hanno implicazioni enormi non solo in tempo di pace ma anche di guerra (e non può certo dirsi che il nostro mondo sia attualmente attraversato da venti di pace)? Dall’altra parte, quanto grande è la mancanza di trasparenza, di scelta reale per le persone, e di contestabilità da parte dei più piccoli operatori di mercato?  Affinché la democrazia in senso sostanziale possa dirsi esistente, occorre che vi sia uguaglianza. Cos’è rimasto di questo valore nel nostro mondo digitale? In queste condizioni di mercato, di così imponente squilibrio di potere, la privacy non può prosperare.

Questi fenomeni sono particolarmente preoccupanti in tempo di elezioni, in ragione della diffusione di fake news e di deep fakes, o di contenuto divisivo o estremista, ingigantita proprio dall’IA. Una parte importante di questa macchina della manipolazione è squisitamente diretta ai più piccoli. Proteggere la prossima generazione, c’è forse un obiettivo più importante? E tuttavia, la democrazia viene minata dal fatto che alcune piattaforme basano i propri proventi esattamente su questo modello dell’amplificazione della menzogna e dell’assuefazione digitale, realizzato attraverso l’abuso dei nostri dati personali.

Dobbiamo intraprendere un ripensamento profondo e totale delle strutture di mercato e dell’accumulazione di potere che ne deriva, perché l’impatto sui diritti e le libertà, compresa la privacy, è troppo grande. Sono grata e orgogliosa della nuova legislazione che promana dall’ Europa, come il Digital Markets Act o il Digital Services Act, che sta già contribuendo ad avanzare la causa della protezione dei diritti. Ma occorrerà andare oltre, perché questi atti non realizzano un ripensamento fondamentale del nostro mondo digitale. 

Abbiamo il dovere morale di tracciare una nuova traiettoria, per un futuro che possa dirsi giusto ed equo per tutti. Questa traiettoria dovrà riequilibrare il concetto di potere, superare le disuguaglianze, in breve dovrà ricreare le condizioni di base affinché la privacy possa realmente operare come un diritto fondamentale in questo mondo.

Occorre un nuovo patto, globale e partecipato da governi, aziende e cittadini, che faccia del rispetto della persona un imperativo categorico imprescindibile e non compromissibile. Affinché vi sia un rispetto perpetuo del valore della privacy. Affinché vi sia un esercizio perpetuo di democrazia. 

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