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Privacy e politica. Matteo Salvini: ‘I dati sensibili devono rimanere in mani italiane’

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“Il controllo dei dati sensibili, su temi come le finanze personali e la salute, deve rimanere in mani italiane perché la Cina non è una democrazia" - ha detto il vicepremier, Matteo Salvini, riferendosi alle azioni intraprese dagli Usa contro il colosso di tlc cinese Huawei. Il che vuol dire che non possono stare neanche nelle mani di altri. Perché nessuno ne ha parlato?

Siamo agli ultimi giorni di campagna elettorale europea eppure non si avverte nelle strade o al supermercato alcuna tensione dovuta al voto.

Il contrario di quanto accade in televisione e sui media, dove si assiste a scontri “corpo a corpo” dove i temi di carattere nazionale la fanno da padrone e la scadenza elettorale europea rappresenta solo un’occasione per scambiarsi accuse o colpi bassi del tutto funzionali alle dinamiche di casa nostra.

Scarsi riferimenti alle tematiche europee, assenza infine di qualsivoglia visione internazionale.

Eppure qualche giorno fa Matteo Salvini ha fatto alcune dichiarazioni, nel corso di una trasmissione de La7, che avrebbero meritato una maggiore attenzione da parte dei media (di tali dichiarazioni hanno parlato solo un’agenzia internazionale – Reuters – e un quotidiano specializzato – Milano Finanza), nonostante l’uscita televisiva del vicepremier sia stata ripresa da tutti i media.

Cosa ha detto Salvini?

Il capo della Lega invitato a esprimersi sulle relazioni tra Italia e Cina, nel quadro della One Belt One Road (la nuova Via della Seta), è intervenuto in materia di dati personali, ma si sa i media trascurano i temi essenziali legati a questo argomento. Eppure è un argomento terribilmente serio non solo per le valenze politiche, anzi geopolitiche (come insegnano le vicende di Cambridge Analytica), quanto per il fatto che i dati sono il vero motore dell’economia digitale e rappresentano il cuore centrale di qualunque strategia di crescita economica del Paese.

Il controllo dei dati sensibili, su temi come le finanze personali e la salute, deve rimanere in mani italiane perché la Cina non è una democrazia – ha detto il vicepremier, Matteo Salvini, riferendosi alle azioni intraprese dagli Usa contro il colosso di tlc cinese Huawei, concludendo: “I dati sensibili devono rimanere in mani italiane”.

Ed è su quest’ultima affermazione che vogliamo attirare la vostra attenzione.

Lo ripetiamo: “I dati sensibili devono rimanere in mani italiane”. Il che vuol dire che non possono stare neanche nelle mani di altri. Perché nessuno ne ha parlato?

Qualcuno potrebbe osservare che un approccio del genere contravverrebbe a quanto previsto dalle norme europee, che consentono la libera circolazione dei dati in ambito europeo (il che vuol dire che i dati dei cittadini italiani possono stare in un Cloud basato a Monaco di Baviera o a Dublino), ma andate a dire la stessa cosa in altri Paesi.

In Germania i dati dei cittadini tedeschi (i dati della Pubblica Amministrazione tedesca) sono quasi tutti su territorio tedesco.

In Francia i dati dei cittadini francesi (custoditi presso le Pubbliche Amministrazioni d’Oltralpe) devono stare su territorio francese.

In Italia questo concetto di protezione e tutela dei dati dei cittadini, che sono altra cosa dei dati delle imprese, sono affidati al caso.

AGID che ha in carico la strategia nazionale sul Cloud, ha contraddetto con le scelte da essa stessa operate il Piano Triennale redato da AGID medesima, a favore di aziende prevalentemente straniere e quasi tutte americane (Amazon, Microsoft ecc.). Con dati dei cittadini che in qualche caso vanno a finire in data center ubicati in Corea del Sud. E in questi casi chi controllerà mai se siano state fatte o meno delle violazioni? Mandiamo la Guardia di Finanza a Seul per verificare se sono stati violati i dati dei cittadini di Molfetta?

Ecco perché va notata con soddisfazione (al di là del contesto di riferimento che citava in ballo le vicende contingenti sulla Cina) la dichiarazione di un esponente politico di così alto rango governativo, che si esprime (per la prima volta) a favore della linea Maginot per cui i dati dei cittadini italiani custoditi presso le Pubbliche Amministrazioni devono stare su territorio italiano.

Vorremmo qui sottolineare, nel concludere, che la norma europea che consente la libera circolazione dei dati in Europa non è un obbligo, ma una facoltà (più che plausibile per le imprese private), e che altre nazioni impediscono che questo avvenga con l’approvazione di norme nazionali stringenti che ancorino i dati dei cittadini custoditi presso le pubbliche amministrazioni a data center che risiedano su territorio nazionale.

Ci pensino i dirigenti delle agenzie governative preposte. Intanto portiamo a casa una dichiarazione politica che speriamo apra una breccia su un tema su cui la politica italiana sembra distratta se non totalmente estranea.

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