Si apre un nuovo fronte di discussione nella privacy mentre la Ue è impegnata nell’adozione del nuovo Regolamento su Data Protection e nel mondo si discute del caso Apple Vs Fbi. Sotto la lente finiscono stavolta le smart tv di Samsung dopo che l’azienda ha avvertito che quelli dotati del sistema di riconoscimento vocale possono registrare e condividere le conversazioni private.
La questione non è nuova e da tempo si era al corrente di questi rischi dopo alcune denunce da parte di esperti di sicurezza, ma adesso si fa pesante come un macigno visto che a Bruxelles si sta discutendo di nuove misure contro gli usi impropri dei dati privati e dei big bata che vengono raccolti da dispositivi intelligenti come appunto anche i nuovi televisori.
L’Osservatorio europeo dell’audiovisivo, in collaborazione con l’olandese Institute for Information Law (IViR), sta seguendo la questione e ha appena pubblicato un Rapporto Speciale dal titolo ‘Smart TV and data protection’.
Lo scorso dicembre su questo tema si è tenuto anche un workshop a Strasburgo dedicato alle zone grigie tra la regolamentazione media e data protection.
L’elemento chiave è che le smart tv sono intanto connesse a internet e inoltre in grado di raccogliere dati sui comportamenti dei consumatori attraverso funzioni come i servizi di riconoscimento vocale, facciale e di controllo gestuale.
Altre informazioni personale possono essere raccolte anche se l’utente sceglie di crearsi un account.
Il problema è sempre più concreto considerati anche gli ultimi dati forniti dal Rapporto, secondo i quali a fine 2016 saranno venduti 140 milioni di smart tv nel mondo contro i 60 milioni del 2011.
Gli autori del Rapporto evidenziano anche che la regolamentazione delle smart tv coinvolge cinque ambiti: i servizi media audiovisivi, le comunicazioni elettroniche, la protezione dei dati, la tutela dei consumatori e i diritti umani.
Il nuovo Regolamento Ue colmerà le attuali lacune e normerà, per esempio, il caso in cui produttori degli apparecchi, i fornitori di piattaforme e i fornitori di servizi e contenuti online si trovino in Paesi extra Ue.
Obbligherà inoltre i service provider a permettere all’utente di potersi opporre al trattamento dei dati personali per scopi secondari.
Lo Studio presenta alcune case study (Germania, Paesi Bassi e Stati Uniti) per gestire le nuove problematiche.
Da evidenziare che nel testo dell’Ue appare per la prima volta il diritto all’oblio in modo che gli utenti possano chiedere la cancellazione di tutti loro dati personali anche per quanto riguarda la cronologia di ciò che si è guardato.
Il Regolamento Ue prevede il trasferimento dei dati tra Paesi solo se lo Stato di destinazione offre garanzie adeguate.
Gli autori del Rapporto ritengono, in conclusione, che norme generali non riusciranno mai a coprire interamente tutte le questioni poste dalle smart tv e dai servizi a queste collegati.
Sono invece convinti che sia necessario un lavoro sinergico tra Autorità dei media, della privacy e dei diritti dei consumatori.
Solo così potremo essere sicuri che i nostri televisori non ci spiino.