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Privacy degli utenti, Amazon e WhatsApp bocciate

La settima relazione annuale Who has your Back, redatta dall’Electronic Frontier Foundation (EFF), ha analizzato come 26 giganti del web gestiscono la privacy dei clienti, degli abbonati e degli utenti, assegnando loro da 1 a 5 stelline. Amazon e WhatsApp sono state bocciate, perché dei cinque aspetti presi in considerazione per stilare la classifica l’azienda di eCommerce e la più diffusa app di messaggistica gratuita ne rispettano solo due.

La EFF per stilare la classifica ha preso in considerazione questi cinque aspetti:

•Diventare un esempio nel settore.

•Avvisare gli utenti delle richieste governative all’accesso dei dati.

•Promette di non vendere i dati degli utenti.

•Opporre resistenza alle società di intelligence.

•Cercare di attivarsi con norme a favore della salvaguardia dei dati.

Come vedete dal grafico, ad Amazon e WhatsApp sono state attribuite solo due stelline, perché: ‘Non avvisano gli utenti delle richieste governative all’accesso dei dati. Non promettono di non vendere i dati e non oppongono resistenza alle società di intelligence’.

Questo responso mette in allarme, logicamente, sia chi fa acquisti online sulla più famosa piattaforma di eCommerce sia chi utilizza l’applicazione di messaggistica. “Invitiamo Amazon e WhatsApp a migliorare le loro politiche di gestione della privacy nel prossimo anno in modo che corrispondano agli standard di altri importanti servizi online”, ha fatto sapere un portavoce dell’EFF, mentre entrambe le società non hanno commentato i dati del report.

Gestione privacy degli utenti, chi promosso a pieni voti?

Dall’indagine dell’EFF escono a pieni voti nove su ventisei società monitorate, tra cui le 5 stelline sono state attribuite a: Adobe, Dropbox, Pinterest, Uber, WordPress e Yahoo, mentre, Google, Facebook, LinkedIn e Microsoft si fermano a 4 perché non sanno dire affatto di No alla richiesta delle società di intelligence di venire in possesso dei dati degli utenti. Quattro voti favorevoli anche per Apple che chiude la porta dei dati degli utenti, ma non “cerca di attivarsi con norme a favore della salvaguardia dei dati”.

È questa la critica principale mossa dall’Electronic Frontier Foundation: “Negli ultimi 7 sette anni le principali piattaforme e industrie digitali hanno fatto importanti passi avanti per la protezione dei dati personali degli utenti, ma pubblicamente non vi è un loro impegno contro le politiche di intrusione dei governi e delle agenzie di intelligence”, ha dichiarato l’avvocato Nate Cardozo, responsabile del personale di EFF. “I giganti del web possono e devono fare di più. Ci aspettiamo che rispettino appieno i dati degli utenti e non che li sfruttino”, ha concluso Cardozo.

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