“Siamo molto preoccupati per i contenuti dello schema di decreto legislativo proposto dal Governo, nell’esercizio della delega di cui alla legge 163/2017. Si profila un testo ad alto rischio di incostituzionalità per eccesso di delega, contenente norme esorbitanti e incompatibili con il diritto della UE”. Lo riferisce con una nota l’Istituto Italiano per la Privacy.
“Le Commissioni Parlamentari e il Garante fermino il “treno aberrante” dello schema di decreto legislativo di riordino privacy proposto dal Governo. Più leggo e rileggo la legge delega (art. 13 L. 163/2017) e lo schema di D.Lgs., più resto allibito per l’eccesso (si direbbe lo sfondamento) di delega che sta abbozzando il Governo. Prevalgano il buon senso e il buon diritto. Come giurista e come cittadino, che delusione” – afferma l’avvocato Luca Bolognini, Presidente dell’Istituto.
Bolognini argomenta in sintesi: “La delega prevede espressamente le sanzioni penali, e loro depenalizzano. Abrogano tutto il Codice Privacy, e invece potevano farlo solo parzialmente. Eliminano in toto il consenso privacy dalla sanità, riconoscendo a prescindere il rilevante interesse pubblico agli organismi e professionisti sanitari senza specificare le finalità dei relativi trattamenti (licenza di fare qualsiasi cosa coi dati sulla salute se si esercita la professione sanitaria? Un po’ di buon senso, suvvia). Introducono e modificano una grande quantità di articoli e-privacy ex Dir. 2002/58/CE che sono completamente fuori delega e non c’entrano alcunché con il GDPR. Mantengono il famigerato art. 110-bis (ora in bozza 77) che limita il riuso di dati per ricerca scientifica e fini statistici, in aperto contrasto con il GDPR – mentre potrebbero limitare il riutilizzo di dati solo per la ricerca in ambito sanitario. E potremmo dire molto altro. Per dirla con La Rochefoucauld, è peggio di un delitto, è un errore.”
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