Numerosi, problematici, fastidiosi e difficilissimi da eliminare, sono i bloatware, cioè software bloat: applicazioni di dubbia utilità preinstallate sui nostri device mobili, principalmente con sistema operativo Android di Google.
E proprio a Google è stata indirizzata una lettera inviata da Privacy International, firmata da più di 50 organizzazioni per la tutela dei dati personali e la privacy, pubblicata da zdnet.com, in cui si chiede, senza mezzi termini, di prendere seri provvedimenti per ridurre sensibilmente tali bloatware e nello stesso tempo di rendere più semplice la loro gestione/eliminazione da parte dell’utente.
La lettera
“Tutti i partner Android stanno producendo dispositivi contenenti app preinstallate che non possono essere eliminate (spesso conosciute come “bloatware”) e che possono rendere gli utenti vulnerabili alla raccolta, condivisione ed esposizione non autorizzata dei loro dati, quindi a loro insaputa o senza il loro esplicito consenso ...”, hanno precisato le organizzazioni firmatarie del documento.
“Noi crediamo che questi cambiamenti, che riteniamo equi e ragionevoli, farebbero una grande differenza per milioni di persone in tutto il mondo, non costrette in questo modo a scambiare privacy e sicurezza per accedere a uno smartphone”.
La lettera si apre proprio con un richiamo inequivocabile sulla centralità della privacy nella nostra era digitale: “La privacy non può essere un lusso offerto solamente a chi può permetterselo”.
Secondo quanto riportato da uno studio contenuto all’interno della lettera inviata a Sundar Pichai, CEO di Google e del Gruppo Alphabet, “il 91% dei bloatware preinstallati su Android neanche compaiono su Google Play”.
We, along with over 50 organisations are asking Google to step up, and we’re asking you to join us in pressuring them to do the right thing.
— Privacy International (@privacyint) January 13, 2020
Find out more: https://t.co/L0KkTlOaUY#LowCostTech
Le richieste
Molti di questi programmi non sono trasparenti nel loro funzionamento e spesso non è chiaro neanche che tipo di informazioni personali processano e quindi che impatto hanno sulla nostra privacy.
L’elevato numero di queste applicazioni crea infatti anche un problema di efficienza del device nel suo insieme, ad esempio nella memoria occupata e nella resa della batteria. Fino a qualche anno fa, Samsung metteva in commercio i suoi dispositivi Android con circa 600 megabyte di applicazioni di questo genere. Ma lo stesso problema ha riguardato Windows di Microsoft ancora prima.
Tell Google Privacy shouldn’t be a luxury! Sign our petition: https://t.co/PfXoJnbqni#LowCostTech
— Privacy International (@privacyint) January 8, 2020
Le richieste inviate a Google sono semplici, ma chiare: gli utenti dovrebbero essere sempre autorizzati ad eliminare completamente qualsiasi app preinstallata sul proprio dispositivo; queste app preinstallate dovrebbero aderire allo stesso processo di controllo delle app di Google Play Store; è necessaria una maggiore attenzione alla privacy e ai meccanismi di tutela dei nostri dati, che devono essere trasparenti all’utente.