Sì condizionato al price cap
Verso le due di notte è arrivato l’accordo dei ventisette Stati dell’Unione europea sulle misure d’emergenza per affrontare la grave crisi energetica che sta attanagliando il continente. A quanto riportano le agenzie di stampa, il nostro Premier uscente Mario Draghi e il Presidente francese Emmanuel Marcon sono riusciti a convincere Germania e Olanda che si poteva lavorare assieme su obiettivi concreti per contenere la deriva dei prezzi del gas e per applicare il price cap.
Il tetto al prezzo del gas in qualche modo si farà. Si lavorerà su un meccanismo di correzione del mercato, come precisato nei documenti finali e come ha spiegato in conferenza stampa la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, perché i prezzi dell’energia elettrica non possono essere stabiliti a partire da quelli del gas, che sono ormai alle stelle da diversi trimestri.
Spagna e Portogallo hanno già fissato un tetto al prezzo del gas utilizzato per produrre energia a livello nazionale e la Francia vuole espandere lo schema a livello dell’Unione.
Un sì a denti stretti, che dovrà essere vincolato a temporaneità e trasparenza, dovrà essere di ultima istanza e soprattutto non deve mettere a rischio le forniture.
Un nuovo marketplace per il gas
Si provvederà a costruire un nuovo marketplace del gas, complementare al TTF di Amsterdam, che riflette l’andamento dei prezzi del gas naturale, mentre oggi le maggiori importazioni sono di gas liquefatto (Gnl), con conseguente squilibrio generale degli indici.
“Nel frattempo, andremo a stabilire un meccanismo di correzione del mercato teso a limitare gli eventuali episodi eccessivi di salita dei prezzi del gas e per fare in modo che ci sia un chiaro ordine nella costruzione del mercato. Qui lavoreremo con i ministri dell’Energia per presentare una nuova proposta per rendere operativo questo meccanismo di correzione del mercato”, ha dichiarato la von der Leyen nella conferenza stampa che è seguita alla riunione.
Stabiliti in linea di massima gli acquisti congiunti tra gli Stati, obbligatori per una quota del 15% del volume totale degli stoccaggi dell’Unione. Spiragli anche per la possibilità di fare debito comune, ma su questo punto le distanze rimangono nette.
Altro punto chiave è la ricerca continua di regole comuni per tutti gli Stati dell’Unione. La prossima settimana il Consiglio adotterà una proposta sulla proroga dello stato di crisi, che consentirà agli Stati membri di aiutare le proprie imprese, preservando nel contempo condizioni di equità nell’accesso ai mercati.
Aiuti di stato per famiglie e imprese
Per le famiglie, ma soprattutto le imprese, di ogni dimensione, e i comparti industriali, sono stati sbloccati aiuti di Stato per 40 miliardi di euro: “In tal modo, gli Stati membri potranno aiutare le persone e le famiglie più colpite dalla crisi energetica, comprese le piccole e medie imprese. In particolare – ha precisato la Presidente della Commissione europea – tale misura servirà di più per sostenere le aziende, ma anche l’industria più grande”.
Qui si è cercato di invitare tutti i Governi a non muoversi in ordine sparso, con il pericolo che chi ha più risorse a disposizione prenda una strada diversa (con ovvio riferimento alla Germania e al suo piano da 200 miliardi di euro), generando squilibri nel mercato comune (e minacciando così una ‘giusta’ concorrenza).
I 27 hanno poi stabilito nuove regole per velocizzare e semplificare le procedure autorizzative al fine di accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e delle relative reti, anche con misure di emergenza.
Un ulteriore strumento a disposizione degli Stati sarà infinine il REPowerEU, già approvato dalla Commissione e dal Consiglio, all’interno del quale sono previsti piani di investimento di carattere straordinario proprio per superare la crisi attuale e preparare l’Europa al mondo post-globalizzato, puntando sull’economia decarbonizzata, le fonti energetiche pulite e un più alto livello di competitività nei settori tecnologici più strategici.