Spagna, elezioni Catalogna: prevista una partecipazione record
07 dic 11:07 – (Agenzia Nova) – Le elezioni catalane del 2015 avevano registrato un record di partecipazione con il 74,95 per cento, cifra che i sondaggi prevedono verra’ superata con le prossime elezioni previste per il 21 dicembre. Gli esperti ritengono infatti che l’afflusso alle urne potrebbe toccare l’80 per cento e che i partiti costituzionalisti saranno i maggiori beneficiari di questa mobilitazione elettorale. Lo ha riferito ieri il quotidiano spagnolo “El Pais”, che sottolinea come per il risultato finale sara’ fondamentale l’area metropolitana di Barcellona. Nel frattempo Pablo Iglesias, leader del partito Podemos, ha chiesto ieri al Psoe e a Ciudadanos di iniziare a lavorare sulla riforma della legge elettorale con uno spostamento verso una maggioranza proporzionale che rimuoverebbe alcuni sigilli che limitano i cambiamenti politici. Lo riferisce il quotidiano “La Vanguardia” che sottolinea come Iglesias abbia descritto l’attuale legge organica sul regime elettorale generale (Loreg) come figlia della dittatura il cui obiettivo e’ rendere piu’ facile il governo delle forze conservatrici.
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Brexit, l’Europa teme che il governo di Theresa May cada prima di raggiungere un accordo
07 dic 11:07 – (Agenzia Nova) – L’Unione europea teme che il governo della premier britannica Theresa May possa cadere entro la prossima settimana se i negoziati sulla Brexit rimarranno bloccati: lo rivela il quotidiano conservatore “The Telegraph”, secondo cui di questo timore si e’ fatto portatore il presidente della Commissione europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker; il quale avrebbe convinto gli altri leader europei a concedere piu’ tempo al primo ministro di Londra per rivolvere la disputa con la Repubblica d’Irlanda (paese membro dell’Ue, ndr) sul futuro status della frontiera terrestre con l’Irlanda del Nord (che invece fa parte del Regno Unito, ndr). Contrariamente a quanto affermato dal capo negoziatore dell’Unione Europea per la Brexit, il francese Michel Barnier, che ieri mercoledi’ 6 dicembre aveva posto la giornata di domani venerdi’ 8 come data limite per il raggiungimento di un accordo, secondo il “Telegraph” Juncker avrebbe invece esteso l’ultimatum fino all’immediata vigilia del vertice dei capi di Stato e di governo europei che si terra’ il 15-16 prossimi a Bruxelles: il timore di Juncker infatti e’ che la May possa essere rovesciata da una rivolta dei suoi stessi parlamentari del Partito conservatore, se non riuscisse ad ottenere l’avvio delle trattative sul trattato commerciale dopo il divorzio dall’Ue; il trattato, e la cosiddetta “fase di transizione” per l’anno e mezzo circa che manca al 29 marzo 2019, il “giorno della Brexit”, e’ agognato dal mondo finanziario ed industriale britannico per poter programmare le proprie attivita’ ed evitare che l’economia della Gran Bretagna sia fortemente penalizzata dall’incertezza sulle normative e sulle prospettive per il futuro. D’altro canto sempre ieri il primo ministro irlandese, Leo Varadkar, ha dichiarato che la May spera di potergli presentare entro la giornata di oggi giovedi’ 7 una nuova versione dell’accordo sulla controversa frontiera inter-irlandese: lunedi’ scorso 4 dicembre e’ stata proprio questa disputa a far fallire il pranzo di lavoro a Bruxelles in cui la May sperava di strappare a Juncker il “via libera” alla “fase 2” delle trattative sulla Brexit. A silurare i piani della premier britannica e’ stato il Partito democratico unionista (Dup, la principale formazione dei protestanti dell’Irlanda del Nord o ulster; ndr): il Dup aveva visto nel testo di accordo elaborato dalla May una minaccia alla stessa appartenenza dell’Uslter al Regno Unito. La proposta del primo ministro britannico infatti prevedeva per l’Irlanda del Nord un “allineamento” alla Repubblica d’Irlanda in materia di regole frontaliere: in sostanza ne prefigurava la permanenza nell’unione doganale e commerciale dell’Unione Europea, anche dopo il divorzio del resto della Gran Bretagna. Questo aveva indispettito gli Unionisti, che al referendum del 2016 avevano votato in massa per la Brexit; ed aveva pure acceso speranze anti-Brexit in Scozia e nella Grande Londra, che invece al voto si erano espresse in maggioranza per restare nell’Ue. Il caos normativo che la proposta della May comporterebbe ha infine ringalluzzito i suoi nemici interni, tornati sul sentiero di guerra per scalzarla dal potere: da qui, spiega il “Telegraph”, i timori che hanno spinto Juncker ad essere piu’ accomodante.
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Medio Oriente, il presidente Trump riconosce Gerusalemme come capitale di Israele
07 dic 11:07 – (Agenzia Nova) – E’ venuto il momento di riconoscere Gerusalemme come la capitale di Israele. Faro’ tutto cio’ che e’ in mio potere per un accordo di pace israelo-palestinese che sia accettabile per entrambe le parti. Gli Stati Uniti continuano a sostenere la soluzione dei due Stati. Cosi’ si e’ espresso oggi il presidente statunitense Donald Trump in una conferenza stampa alla Casa Bianca, firmando, nel frattempo, l’atto ufficiale che prolunga la permanenza dell’ambasciata Usa nella citta’ di Tel Aviv, in attesa che sia pronta la nuova sede. Il quotidiano “Wall Street Journal” riferisce che il presidente ha dichiarato che il “riconoscimento e’ negli interessi degli Stati Uniti e del processo di pace in Medio Oriente”. Il capo della Casa Bianca avrebbe gia’ chiesto al dipartimento di Stato di istruire le procedure per il trasferimento della sede diplomatica a Gerusalemme, precisando che la decisione non pregiudica affatto la ricerca di Washington di un accordo che soddisfi Israele e Palestina e sollecitando i leader della regione ad unirsi agli sforzi verso una accordo di pace. Trump non ha voluto tener conto, puntualizza il quotidiano, delle preoccupazioni dei leader della regione, con l’ovvia eccezione di Israele, e di quelli europei che ritengono che la sua decisione potrebbe sollevare gravi proteste nell’area e costituire uno degli ostacoli proprio al processo di pace che invece la Casa Bianca ritiene di difendere.
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Sicurezza Usa, amministrazione Trump proroga al 2018 programma di sorveglianza senza autorizzazione
07 dic 11:07 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione statunitense del presidente Donald Trump ha deciso di prorogare per l’Agenzia per la Sicurezza nazionale e il Federal Bureau of Investigation (Fbi) il programma di sorveglianza in assenza di autorizzazione, nonostante il Congresso non sia riuscito a promulgare la legge che lo autorizza oltre la scadenza fissata per il 31 dicembre 2017. E’ quanto riporta in quotidiano “New York Times”. Le autorita’ per la Sicurezza nazionale hanno “implorato” il Congresso di prorogare la legge che ritengono cruciale per mantenere il paese al sicuro. Gli avvocati dell’esecutivo hanno oggi stabilito che il governo, in assenza di una legge, puo’ legalmente supplire al Congresso e prorogare il provvedimento fino ad aprile 2018. La legge e’ frutto degli attacchi dell’11 settembre 2001, durante l’amministrazione di George W. Bush, ma e’ stata trasformata in un programma solo nel 2008 estendendo la possibilita’ di intercettare dati all’interno degli Stati Uniti e all’estero, anche al di la’ delle misure anti-terrorismo.
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Brexit, gli elettori britannici non hanno cambiato idea ma temono un cattivo accordo con l’Ue
07 dic 11:07 – (Agenzia Nova) – La maggioranza degli elettori britannici continua a pensare che la Brexit sia stata la giusta decisione da prendere, ma cresce il numero di coloro timorosi che il divorzio dall’Ue finisca per penalizzare la Gran Bretagna: e’ questo il succo di una serie di nuovi sondaggi pubblicati ieri mercoledi’ 6 dicembre e commentati dal quotidiano “The Financial Times”. Il sondaggio realizzato dal National Centre for Social Research suggerisce che le frustrazioni per il vicolo cieco in cui si sono ficcati i negoziati sulla Brexit tra il Regno Unito e l’Unione Europea stanno infiltrandosi nell’opinione pubblica britannica: dallo scorso febbraio e’ precipitato bruscamente il numero di quanti sono convinti che la Gran Bretagna riuscira’ a strappare all’Ue un buon accordo per il dopo-divorzio; e la percentuale di pessimisti si e’ particolarmente accentuata tra coloro che al referendum del giugno 2016 avevano votato a favore della Brexit. Nonostante il pessimismo sulle prospettive future, fa pero’ notare il “Financial Times” sulla scorta di un altro sondaggio condotto da YouGov, la percentuale degli elettori britannici favorevoli alla Brexit e’ rimasta stabile nel tempo. Un terzo sondaggio realizzato dalla societa’ Survation afferma tuttavia che i timori di un cattivo accordo con l’Ue stanno convincendo un crescente numero di pro-Brexit ad ammorbidire la loro opposizione ad un eventuale secondo referendum: meta’ di loro, secondo questa rilevazione, adesso dicono di essere d’accordo con una possibile seconda consultazione popolare che metta al voto se accettare o respingere l’accordo finale Gb-Ue sulla Brexit; si tratta della percentuale piu’ alta finora registrata da quando questa domanda e’ stata posta agli intervistati dai ricercatori, mentre l’opposizione ad un eventuale secondo referendum e’ precipitata dal 46 per cento di giungo scorso all’attuale 34 per cento. Complessivamente, scrive il “Financial Times”, i nuovi sondaggi indicano come le fluttuazioni rilevate nell’opinione pubblica siano influenzate piu’ dalle difficolta’ dei negoziati tra il Regno Unito e l’Unione Europea che da un vero e proprio cambiamento sulle convinzioni fondamentali in base alle quali gli elettori hanno votato nel referendum del 2016. Ma qui, commenta il giornale della City di Londra, iniziano i guai per il governo della premier Theresa May: la fiducia del pubblico nella sua capacita’ di condurre in porto un buon negoziato sulla Brexit e’ al minimo storico secondo la rilevazione di YouGov. Solo il 20 per cento infatti ritiene che il governo stia facendo un buon lavoro, mentre addirittura il 61 per cento e’ convinto che le cose stiano andando male le trattative con l’Ue: un crollo verticale rispetto persino alle sfortunate elezioni del giugno scorso ed un campanello di allarme per il primo ministro Theresa May.
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Migranti, a Calais le associazioni trovano un escamotage per consegnare beni di prima necessita’
07 dic 11:07 – (Agenzia Nova) – A Calais le associazioni di volontari si mobilitano per evitare che le forze dell’ordine sequestrino beni di prima necessita’ ai migranti come coperte, tende o sacchi a pelo. Ne parla “Libe’ration”, spiegando che i gruppi di sostegno ai migranti hanno escogitato “un sotterfugio” legale per aggirare “la strategia dello Stato”. Ogni mercoledi’ vengono distribuiti dei sacchi a pelo e delle tende con scritto sopra il nome dell’associazione che li consegna. Tecnicamente si tratta di un prestito, e per questo ogni associazione sporgera’ denuncia per ogni pezzo distrutto o sequestrato. “A Calais lo Stato organizza una pressione costante per evitare la reinstallazione di una giungla” afferma il quotidiano. “Se verremo a conoscenza di fatti contrari alla deontologia della polizia e ai diritti dei migranti, verranno presi provvedimenti” afferma la prefettura del Pas-de-Calais. Parole che non vengono prese seriamente degli attivisti sul posto, che denunciando violenze e comportamenti ostili da parte degli agenti. “Quando i poliziotti arrivano, i migranti fuggono per evitare di essere arrestati” afferma François Guennoc, dell’associazione Auberge des migrants.
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Francia-Algeria, ad Algeri il presidente Macron evoca “il futuro”
07 dic 11:07 – (Agenzia Nova) – Nel corso della sua visita in Algeria, il presidente francese Emmanuel Macron si e’ concesso una lunga passeggiata per le strade della capitale scambiando qualche battuta con i passanti. “Libe’ration” riporta i momenti salienti della giornata, spiegando che il tema della colonizzazione e’ tornato piu’ volte nelle conversazioni con i locali. Il capo dell’Eliseo ha evocato “il futuro”, ricalcando la strategia adottata la scorsa settimana durante la sua prima tourne’e africana. Il presidente ha annunciato che verranno restituiti i resti dei combattenti algerini uccisi dall’esercito francese conservati al Muse’e de l’homme. “Durante il suo breve soggiorno in Algeria, Macron non ha smesso di navigare, con una certa disinvoltura, tra passato e presente” scrive “Le Figaro”. Il capo dell’Eliseo ha fatto visita al Memoriale dei martiri, ha incontrato la comunita’ francese e si e’ intrattenuto con il presidente Abdelaziz Bouteflika e con il premier Ahmed Ouyahia. Con il suo omologo algerino, Macron ha discusso circa un’ora trattando, tra i vari temi, anche quelli riguardanti la questione di Gerusalemme. In seguito alle discussioni e’ stata annunciata la creazione di un fondo di investimenti congiunto e di una scuola per il digitale ad Algeri.
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Ue-Mercosur, l’Argentina pensa piu’ a investimenti che ad aumento quote agricole
07 dic 11:07 – (Agenzia Nova) – L’Argentina e’ piu’ interessata agli investimenti che potrebbe indurre l’accordo di libero scambio tra Mercosur e Unione europea che ad aumentare le proprie quote di esportazione agricola. E’ quanto affermato da una fonte argentina all’interno dei negoziati in corso a Bruxelles citata oggi dal quotidiano specializzato “El Cronista”. A Buenos Aires interessa il fatto che “a molte compagnie straniere converrebbe insediarsi nel nostro paese per poter esportare in Europa approfittando l’assenza di dazi”, ha dichiarato il funzionario argentino. Secondo il negoziatore del governo di Mauricio Macri, l’interesse prioritario non sono i prodotti agricoli e agroindustriali argentini: questi “si possono vendere in qualsiasi altra regione, non e’ quello che ci interessa, a noi interessa la modernizzazione del parco industriale e gli investimenti che verranno”. Il negoziatore ha poi risposto ai timori degli imprenditori argentini riguardo ad una possibile invasione di prodotti europei il negoziatore argentino spiegando che “tutti i prodotti piu’ importanti sono inclusi in gruppi con dazi a 10 e 15 anni”. In questo senso il governo di Macri sembra quindi puntare ad usare a suo favore il meccanismo di “triangolazione” e le possibili interpretazioni delle “regole di origine” che fino a ieri erano l’aspetto che piu’ preoccupava i rappresentanti argentini del settore produttivo presenti a Bruxelles. Lo stesso “El Cronista”, riferiva ieri di una riunione dei rappresentanti delle diverse camere (carne, esportatori, metallurgia, calzature, automobili) con i negoziatori argentini, tra i quali il sottosegretario alle Relazioni economiche, Horacio Reyser, e quello al Commercio estero, Shunko Rojas, svoltasi nella sede dell’ambasciata argentina della capitale belga. Rayser e Rojas, si legge nella testata economica argentina, avrebbero riferito agli imprenditori che si stava ultimando la proposta del Mercosur e che sarebbe stata presentata tra oggi e domani. Il timore dei produttori argentini e’ che i cambiamenti introdotti nell’offerta del Mercosur possano riguardare il capitolo relativo alle “regole di origine” che dovrebbero evitare che un prodotto proveniente da un qualsiasi paese possa essere “nazionalizzato” e ri-esportato. Un meccanismo che permetterebbe per esempio la “triangolazione” e l’ingresso di prodotti cinesi.
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Germania, nuovi rimpatri verso l’Afghanistan
07 dic 11:07 – (Agenzia Nova) – Le autorita’ afgane hanno confermato per oggi l’arrivo di un volo dalla Germania con cittadini afgani espulsi dal territorio tedesco. Faisurrahman Chadam, capo del gruppo di monitoraggio del ministero dei Rifugiati, ha detto che il volo charter dovrebbe arrivare a Kabul giovedi’ mattina, ora locale. “Non conosciamo ancora il numero di passeggeri”, ha riferito, ma non dovrebbero essere piu’ di 50 a seguito di un accordo con la Germania. Tra costoro vi dovrebbero essere nove afgani della Baviera, quattro da Amburgo, quattro dal Baden-Wuerttemberg, uno della Renania-Palatinato, uno della Sassonia e probabilmente uno del Nord Reno-Vestfalia. Il volo e’ partito mercoledi’ sera da Francoforte sul Meno. Il ministro dell’Interno tedesco, il cristiano democratico Thomas de Maizie’re (Cdu) ha difeso i rimpatri forzati controversi. “Le persone pericolose, i trasgressori e gli ostinati oppositori alla cooperazione” possono essere rimpatriati forzatamente in Afghanistan, ha dichiarato mercoledi’ a Berlino. Da dicembre 2016 la Germania ha espulso in tutto 128 cittadini afgani.
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Eurozona, la Commissione avanza la proposta di un Fondo monetario europeo entro il 2019
07 dic 11:07 – (Agenzia Nova) – La Commissione europea intende avviare una profonda ristrutturazione della zona euro entro la meta’ del 2019. Entro quella data potrebbe essere decisa l’istituzione di un Fondo monetario europeo e la carica del ministro dell’Economia e delle finanze europeo. La proposta verra’ discussa al vertice dei capi di Stato e di governo della Ue alla fine della prossima settimana. “Dopo anni di crisi, ora e’ il momento di prendere il futuro dell’Europa nelle nostre mani”, ha dichiarato il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. L’obiettivo e’ un’unione economica e monetaria piu’ “unita, efficiente e democratica”. La ripresa economica del continente, sostiene Juncker, apre una possibilita’: “Non c’e’ momento migliore per riparare il tetto di quando splende il sole”, ha dichiarato il presidente della Commissione. L’Esecutivo Ue intende istituire il Fondo monetario europeo a partire dal Meccanismo europeo di stabilita’ (Mes), che ad oggi e’ controllato dagli Stati. Il modello per il nuovo fondo e’ evidentemente il Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Il Fondo monetario dell’Unione dovrebbe intervenire come attore di ultima istanza, se i fondi esistenti per il salvataggio delle banche in difficolta’ non fossero piu’ sufficienti. Il futuro ministro delle Finanze europeo sarebbe anche vicepresidente della Commissione e presidente dell’Eurogruppo. Supervisionerebbe inoltre il lavoro del nuovo Fondo monetario, e sarebbe anche soggetto al controllo del Parlamento europeo. Le altre proposte della Commissione includono “nuovi strumenti di bilancio” per aiutare gli Stati membri ad attuare le riforme e agevolare l’ingresso di nuovi Stati nell’Unione monetaria. Allo stesso tempo, Bruxelles vuole conseguire un patto fiscale europeo sulla disciplina di bilancio, che finora si basava su un trattato intergovernativo. Entrambi i progetti, che richiedono il consenso degli Stati membri, innescheranno un acceso dibattito nei prossimi anni, anche in Germania. Il ministro degli Esteri federale, il socialdemocratico Sigmar Gabriel (Spd), si e’ detto a favore, ma non tutti a Berlino la vedono allo stesso modo.
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