Ricostruire una “mente pubblica” è questo l’ambizioso progetto nato con la decima edizione del premio Nostalgia di Futuro che ricorda Giovanni Giovannini, storico presidente FIEG. Definito l’uomo dei media per la sua visione all’avanguardia sulla trasformazione che le tecnologie avrebbero indotto non solo sul modo di comunicare dell’uomo, ma nella sua vita stessa.
Derrick de Kerckhove (direttore scientifico di Osservatorio TuttiMedia e Media Duemila) enti che organizzano l’evento dice: “abbiamo scelto di parlare di Public Mind: costruzione dell’opinione pubblica nell’era dell’algoritmo, ispirandoci a Public Mind di Bill Moyers, serie tv Usa degli anni ’90 perché la televisione, in passato, creava spazio e mente pubblica, oggi il medium dominante è lo smartphone. Con YouTube la gente ha preso possesso del media Tv e ciascuno, da individuo sconnesso, crea il suo pubblico. Viviamo in un momento di dissenso e divisione; è urgente studiare le fonti utili a recuperare il senso dello spazio condiviso“.
“La sfida epocale per giornali e giornalisti è riguadagnare il ruolo di facilitatori per la costruzione dell’opinione pubblica”, dice Maria Pia Rossignaud (direttrice di Media Duemila e vice presidente dell’Osservatorio TuttiMedia) che da dieci anni organizza questo appuntamento per condividere temi che possono cambiare l’oggi e quindi permettere la costruzione di un futuro equilibratamente sostenibile per tutti.
Nostalgia di Futuro ha aperto il Prix Italia Rai, l’evento che da 70 anni riunisce tutti i broadcaster del mondo.
A HODA – Holistic Data Activation, il premio all’innovazione perché è la prima banca dati che permette agli utenti di gestire i proprio dati personali e guadagnarci. “L’app aggrega gli utenti del web con l’obiettivo di tutelare e valorizzare i dati a favore di ognuno, rendendo l’individuo protagonista attivo, consapevole e remunerato” – spiega Silvio Siliprandi CEO e fondatore dell’azienda. L’app Weople è scaricabile da Google play e a giorni anche su Apple Store.
La sezione Mind Sharing ha visto protagonisti MSD Italia e DIGITA Academy; quest’anno per l’editoria sono stati segnalati i supplementi Buone Notizie – RCS MediaGroup e Robinson – GEDI Gruppo Editoriale. Per la Sezione Startup – C1P8 S.r.l. (Nanomateriali) – Prizeme, Augmented Awareness through Augmented Reality Approach e DIS (DNA – Innovazione e sicurezza).
“Roma, Napoli, Venezia… in un crescendo rossiniano” diretto da Lina Wertmüller è stato proiettato in esclusiva per gli invitati, il documentario in tecnologia Super Hd 4k sulle bellezze artistiche e culturali di tre grandi città d’arte italiane prodotto dalla Direzione Qualità e Pianificazione Rai in collaborazione con Eutelsat è l’esempio della televisione all’avanguardia.
“Il dibattito pubblico era continuativo: – ha affermato Franco Siddi (presidente TuttiMedia) – dai giornali alla piazza, dalle sale dei consigli ai giornali e così via. L’ambito è sempre stato comunitario. Man mano, con i new media, ha prevalso sempre più l’individuo. È tutto frammentato. L’opinione pubblica è influenzata molto dai programmi di intrattenimento televisivi, leggeri, promossi con determinate modalità comunicative”.
Ospite dell’evento anche il sottosegretario per l’Editoria Vito Crimi.
“I dati del Governo sono pubblici e trasparenti – ha detto Crimi – ma non sono dati facilmente accessibili dagli aggregatori o dai sistemi di verifica. Si tratta di documenti scansionati, disponibili in pdf, per cui anche i giornalisti hanno difficoltà nell’approfondirli. Veniamo poi al problema della monetizzazione e del trattamento dei dati, di cui ho discusso diverse volte con Fieg. L’editore del proprio lettore sa poco. Le piattaforme invece sanno molto di loro, anche come sono approdati su di esse. Eppure manca ancora un ‘valore’ dei dati. È arrivato il momento di valorizzare i dati personali. Forse in questo modo anche il cittadino si rende conto di quanto sta cedendo. Quando poi parliamo di algoritmo che può condizionare la vita delle persone si fa riferimento all’algoritmo che c’è nelle piattaforme dei social network. Eppure anche nella formazione della prima pagina di un giornale c’è un algoritmo? Chi possiede l’algoritmo di quel giornale? È nella testa del direttore, della redazione. Si tratta di un sistema creato a tavolino per ‘condizionare’, formare l’opinione pubblica. Ciò vale per la carta stampata come per la televisione.
Il raggiungimento di un obiettivo avviene attraverso delle scelte: un algoritmo è una serie di scelte. Su una prima pagina di un giornale se si sceglie di darne una invece di un’altra si sta facendo una scelta. Una scelta che spesso non è trasparente. A chi oggi chiede che i social network abbiano trasparenza negli algoritmi, e dev’essere così, dico: anche le logiche che sottintendono l’editoria dovrebbero esserle. La formazione dell’opinione pubblica non è più esclusiva dei giornalisti. È un fatto e bisogna prenderne atto e comprendere come prevenire il futuro, inventarlo, non regolarlo o governarlo. Dobbiamo guardare avanti, in prospettiva. Invece di perdere tempo e cercare di regolamentare qualcosa che è già vecchio, cerchiamo di immaginare cosa può succedere tra due anni ad esempio”.
“Tocca ai giornali e all’informazione professionale – ha detto Raffaele Lorusso (segretario FNSI) – ricreare il clima di fiducia raggiungendo l’opinione pubblica e facendo capire che i giornali servono alla crescita civile del Paese. Si inverte la rotta restituendo dignità e decoro alla professione giornalistica”.
“È necessità di tutti riconoscere – ha detto Fabrizio Carotti (direttore generale della Federazione Italiana Editori Giornali) – che la tutela del diritto d’autore e della proprietà intellettuale un prerequisito per la salvaguardia di un settore delicato ed importante. I dati sono sotto gli occhi di tutti: per l’editoria e la carta stampata l’ultimo decennio è stato di forte crisi. Alcune menti illuminate come Giovanni Giovannini avevano cercato di costituire argini come l’Osservatorio TuttiMedia. Gli strumenti del diritto possono aiutarci in tal senso”.
“Gli editori dei giornali si sono in parte ‘suicidati’ – ha affermato Karina Laterza (Segretario Generale Prix Italia Rai) – mettendo gratuitamente su internet, un mondo che si è rivelato senza regole, dei contenuti che comunque venivano realizzati da una redazione cartacea. Tutto quello che abbiamo come informazione sul web è parte di un lavoro giornalistico alla base. Gli aggregatori di notizie utilizzano news che all’origine sono fatte da una redazione. Non si può fare giornalismo senza una redazione di base. Sul tema dell’editoria e dell’algoritmo: le scelte editoriali sono dichiarate, l’algoritmo meno. Non si capisce perché su internet una persona non sia nessuno. Se si agisce bisogna essere qualcuno, magari con una carta d’identità”.
“Siamo continuamente connessi ad una dimensione segnica che ci fornisce un grande flusso di comunicazione – ha commentato Claudio Brachino (Direttore VideoNews) – Parlo di comunicazione e non di informazione perché senza una mediazione l’uomo non è in grado di distinguerle. Siamo in una fase molto complessa della società occidentale. In un periodo di ‘democrazia fai da te’ anche il ruolo del giornalista è differente. È diventato meno necessario secondo alcuni. Oggi sopravvivono i siti dei grandi giornali: un mediatore è necessario, ha una responsabilità etica, ha una deontologia, può fare il fact-checking. Gli strumenti per il controllo delle fonti esistono anche se è la cosa che spaventa di più i politici. Quel professionista rimane fondamentale”.
In conclusione con Valeria Fascione, Assessore Innovazione, Startup e Internazionalizzazione della Regione Campania Maria Pia Rossignaud (TuttiMedia/Media Duemila), Daniela D’Aloisi (FUB), Giovanna Maggioni (UPA), Marina Ceravolo (Rai Pubblicità), Maria Eleanora Lucchin (Mediaset) è stata lanciata la sezione Donna è innovazione per il 2019.