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Il confronto tra il 2016-2021 e 1971-2000. Salgono anche le temperature
Nelle città italiane più importanti cade meno pioggia rispetto agli ultimi decenni dello scorso millennio. Ce lo dicono i dati raccolti dall’Istat su tutti i capoluoghi di regione (e province autonome), che mostrano i dati sulle precipitazioni in Italia, cioè: dove piove di più e di meno, misurando quanti i millimetri caduti annualmente del periodo tra il 2016 e il 2021 siano variati rispetto alla media del periodo 1971-2000. Come mostra la nostra infografica in 10 casi su 21 vi è stato un calo, mentre in 11 un incremento, ma attenzione, tra le città nelle quali si registra una riduzione vi sono le tre maggiori del Paese, Roma, Milano, Napoli. È proprio in quest’ultima che le piogge hanno subìto la diminuzione più importante: -32,6%.
Precipitazioni in Italia, il caso di Napoli
Contrariamente a quello che si crede, il capoluogo partenopeo è tradizionalmente piuttosto piovoso: mediamente tra il 1971 e il 2000 sono caduti 976,1 millimetri di acqua, più che in tutti i capoluoghi italiani tranne Genova. Tuttavia tra il 2016 e il 2021 ne sono scesi dal cielo solo 658,4 all’anno, ovvero, appunto, il 32,6% in meno. Il dato piuttosto estremo è esacerbato dai numeri del 2018 e del 2020 in cui le precipitazioni sono state minori della media rispettivamente di 533,6 e di 423,5 millimetri. A Milano, invece, la diminuzione è stata del 24,2%, che corrispondono a 220,7 millimetri di pioggia in meno ogni anno.
È Genova il capoluogo dove piove di più in Italia
Non cade la stessa quantità di pioggia di una volta anche in altri capoluoghi di regione del Nord Italia. A Genova, per esempio, che è la grande città più piovosa d’Italia con 1.263,8 millimetri nel 1971-2000, la riduzione delle precipitazioni è stata di 229,9 mm, ovvero il 18,2%. Anche maggiore il calo a Venezia, dove è stato del 20,5%, mentre a Bologna e Trieste è stato rispettivamente del 12,7% e del 5,3%.
Dove piove di più, invece? Per esempio nei centri più vicini alle montagne, come Torino, Aosta, Trento e Bolzano. Qui l’incremento ha superato il 10% solo in questi due ultimi casi, però, mentre nel capoluogo piemontese è stato del 7,2% e in quello valdostano solo dell’1,4%. Di fatto qui non vi è stata alcuna anomalia rilevante.
Le maggiori anomalie delle precipitazioni in Italia
Da questi dati emerge una tendenza chiara: l’Italia dal punto di vista del cambiamento climatico non si divide tanto tra Nord e Sud, come accade in altri ambiti, ma più tra Est e Ovest e tra pianura e montagna. A essere stati colpiti maggiormente dalla siccità negli ultimi anni sono stati il versante tirrenico e la pianura padano-veneta, mentre nelle Isole, sul lato adriatico e sulle Alpi le precipitazioni sono in molti casi aumentate.
Un esempio è Roma, non lontano dal Mar Tirreno, dove piove meno, come a Napoli e a Milano, anche se la riduzione dei millimetri caduti nel 2016-21 rispetto alla media 1971-2000 è stata qui meno rilevante, del 7,4%. Segno meno anche all’Aquila, dove la diminuzione è stata del 14,7% e a Firenze, dove è stata del 6,9%.
A Campobasso la pioggia è aumentata del 48%
Al contrario i maggiori incrementi sono stati registrati a Campobasso, dove precipitazioni sono aumentate addirittura del 48%, e poi a Palermo e a Cagliari, dove piove il 21,7% e il 16,8% in più. Negli ultimi anni la pioggia è sta maggiore anche a Bari, dove la crescita dei millimetri caduti è stata del 13,5%. Questi numeri sono il prodotto della minore frequenza delle perturbazioni atlantiche, che tradizionalmente in autunno e inverno colpiscono la Pianura Padana e il versante tirrenico, e della maggiore importanza dei fronti freddi provenienti da settentrione o da oriente. Non a caso spesso d’inverno si sono registrate nevicate più diffuse sull’appennino meridionale, a volte fino al mare, che al Nord. Sono cresciuti anche i cicloni mediterranei, quelli che portano piogge e spesso inondazioni in Sicilia.
A Roma record di riscaldamento delle temperature
Dove piove di meno spesso è maggiore anche il riscaldamento delle temperature medie. Beninteso, a differenza che per le precipitazioni, in questo caso non si scorgono segni meno, ovunque nel 2016-2021 ha fatto più caldo che negli ultimi 30 anni dello scorso secolo, ma nei capoluoghi in cui i millimetri caduti sono diminuiti maggiormente la variazione positiva è stata più rilevante. Il minor numero di ore con cielo coperto e pioggia e la maggiore insolazione hanno, infatti, un impatto che si aggiunge a quello del riscaldamento globale. L’aumento massimo delle temperature, +2,4 gradi, si registra infatti a Roma. A Milano l’incremento è stato di 1,9 gradi, mentre a Torino sono cresciute di 1,8 gradi e a Napoli di 1,4.
Nonostante la siccità abbia colpito la Capitale e il capoluogo lombardo meno di quello partenopeo, dunque, è in questi due centri, i più popolosi del Paese, che il caldo è aumentato di più. Al riscaldamento globale e alla minore pioggia, dunque, si è sommato l’aggravamento dell’effetto dell’ “isola di calore urbana”, il fenomeno che porta le temperature delle grandi città a crescere sempre di più quanto più cemento viene costruito. A Milano, poi, ha importanza anche la diminuzione della nebbia invernale, legata anche alla riduzione delle emissioni dalle fabbriche del territorio.
A Bari e Palermo le temperature sono cresciute di mezzo grado
Fa eccezione, in questo quadro, Perugia: qui nonostante non piove di meno di un tempo, ma di più, le temperature sono aumentate molto, di 2,1 gradi. Le città in cui invece il riscaldamento si fa sentire meno sono due nelle quali non si è scorta neanche siccità negli ultimi anni, anzi. Si tratta di Bari e Palermo, dove piove di più e dove mediamente si sono registrati solo 0,5 gradi in più che nel periodo 1971-2000.
Nel capoluogo pugliese la temperatura è passata da 17 a 17,5 gradi, e in quello siciliano da 18,5 a 19. Vuol dire anche che a differenza di un tempo ora mediamente a Roma fa più caldo che a Bari. Non solo, la Capitale risulta adesso anche più rovente di Napoli e Catanzaro, nonostante sia posta più a Nord.
I dati si riferiscono al: 1971-2000 e al 2016-2021
Fonte: Istat