La Slc-Cgil, che rappresenta i lavoratori nel settore della produzione culturale (Tlc, servizi postali, editoria, spettacolo ed emittenza) non ci sta e risponde ai duri attacchi del presidente del Consiglio Matteo Renzi, nella pesante querelle sul problema del precariato. Un problema che pesa non poco in un settore che complessivamente dà lavoro a 250 mila persone. A rivendicare il ruolo del sindacato è stato oggi Massimo Cestaro, Segretario Generale Slc Cgil, durante un incontro organizzato con la Cgil alla presenza di diversi precari nella sede di Corso D’Italia a Roma.
“Sulla questione del precariato negli ultimi tempi ci siamo sentiti particolarmente offesi, come sindacato delle comunicazioni e della produzione culturale, dalle parole del presidente de Consiglio Matteo Renzi e di diversi ministri che ci hanno attaccato dicendo: ‘…Voi dove eravate in questi anni quando il precariato si allargava…’ – ha detto Cestaro – Questo ci ha fatto arrabbiare, perché noi è dal ’97 in poi (pacchetto Treu) abbiamo sempre detto che si trattava di un allargamento del vecchio precariato, sostenuto da nuovi impianti legislativi, che negli anni hanno sottratto milioni di persone da un quadro di diritti fondamentali”.
Tanto più che secondo il sindacato le forme di contratto a intermittenza sono invece idonee per regolare diverse forme contrattuali di professioni nel mondo della cultura e dello spettacolo per loro natura a termine.
La presa di posizione della Cgil-Slc si salda con la manifestazione nazionale della Cgil del 25 ottobre a Roma. Nel mirino del sindacato la flessibilizzazione dei contratti di lavoro e l’abolizione dell’articolo 18, che spingono Cestaro a snocciolare i risultati concreti raggiunti dal sindacato nel settore della produzione culturale. “Nel 2013 abbiamo siglato un accordo che ha consentito l’emersione di migliaia di lavoratori nel settore postale – dice – l’ultimo accordo con la Rai è quello del 4 luglio 2013, dove si parlava di stabilizzazione per una platea di circa 3 mila precari. Accordo di stabilizzazione, messo in dubbio dal prelievo di 150 milioni di euro deciso dal Governo”.
“A maggio 2013 abbiamo organizzato una manifestazione a Milano nel settore editoria, per rendere di dominio pubblico i dati sul precariato in quel settore – continua – Lo stesso faremo a breve per il settore dell’emittenza. Due giorni fa abbiamo concluso degli accordi favorevoli per grafici e grafici editoriali, con l’estensione di diritti agli atipici”.
Un capitolo a sé riguarda il settore dei call center, dove pesa il problema delle gare al massimo ribasso e delle delocalizzazioni. Ma anche qui il sindacato rivendica il suo operato: “Il primo agosto del 2013 abbiamo siglato il primo accordo, seppur debole, per regolare questo settore. Chiediamo al governo di riaprire il confronto”. Intanto, il 21 novembre è fissata la Notte Bianca dei call center, che si terrà a Roma.
Oltre agli operatori di call center, altre migliaia di atipici si trovano in Rai, nell’editoria (traduttori), nel mondo del cinema, del teatro e della Tv (doppiatori, dialoghisti, assistenti, parrucchieri, fonici) che si trovano a lavorare “come polli in batteria e senza tutele, anche se le tasse le paghiamo eccome”, denuncia una delegazione di precari.