Cresce l’instabilità energetica
Secondo stime del Joint Research Centre della Commissione europea, già nel 2018 erano quasi 50 milioni gli europei considerati in povertà energetica, cioè non in grado di riscaldare adeguatamente le loro abitazioni nel periodo invernale.
“Ora, a causa dell’estrema volatilità dei prezzi dei combustibili fossili, molte più persone potrebbero soffrire di questa condizione di marginalizzazione energetica”, ha detto ad euractiv.com una rappresentante della ONG Friends of the Earth, Martha Myers.
“La tragedia è che questo sta accadendo nella ricca Europa, dove un europeo su quattro in questo prossimo inverno dovrà decidere se spendere i soldi per riscaldarsi, per mangiare o per curarsi”, ha continuato Myers.
Uno scenario che non è solamente frutto di una semplice opinione o di una critica ideologica al sistema energetico-economico europeo, perché secondo l’ultimo Rapporto UE sullo Stato dell’energia, sarebbero 31 milioni gli europei accertati che vivono in condizioni di povertà energetica.
Durante la presentazione della Comunicazione sui prezzi, la Commissaria all’energia, Kadri Simson, ha dichiarato che la Commissione “aiuterà gli Stati membri ad adottare misure di immediata applicazione per ridurre l’impatto sulle famiglie e le imprese durante l’inverno“.
Un europeo su cinque a rischio povertà energetica
Una cifra enorme, che rischia di crescere oltremisura, secondo un altro studio pubblicato di recente e coordinato da Stefan Bouzarovski, professore all’Università di Manchester e presidente del network di ricerca Engager.
Già a partire da quest’anno, ma soprattutto dal 2022, a causa dell’estrema volatilità dei prezzi dell’energia, della scarsità di approvvigionamenti, della pandemia di Covid-19 e dell’estremizzazione del clima, potrebbero essere 80 milioni gli europei in povertà energetica.
Nel 2020 più di 12 milioni di famiglie in Europa non riuscivano a pagare le bollette dell’energia.
Si tratta soprattutto di famiglie a medio-basso reddito, che si sono viste costrette a spendere troppo per i costi energetici rispetto alle proprie possibilità economiche.
La minaccia dei cambiamenti climatici
L’estremizzazione del clima, ad esempio, è un’altra causa di questo processo: i periodi di gran caldo si allungano e con essi i consumi energetici per il raffrescamento degli spazi/edifici; improvvisi periodi più freddi spingono verso l’alto i consumi energetici per il riscaldamento.
Ulteriori risorse finanziarie, che potrebbero essere investite per migliorare l’efficienza energetica (come potenziare gli impianti di fonti rinnovabili) e mitigare i costi in bolletta, sono invece sottratte dagli effetti dei fenomeni atmosferici più violenti, che creano dissesto idrogeologico e quindi un aumento dei costi pubblici per gli interventi di ripristino, principalmente relativi ad edifici, infrastrutture energetiche ed idriche, ma anche dei trasporti (ad esempio a seguito di tempeste violente, uragani, inondazioni, smottamenti del terreno, siccità e ondate di calore).
L’impatto della pandemia
La pandemia di Covid-19 sta creando nuove povertà, tra chi ha perso il lavoro o si è dovuto accontentare di nuovi impieghi mal retribiti.
Prima del virus, in Europa, una persona su cinque era considerata a rischio povertà ed esclusione sociale (più o meno 110 milioni di individui), secondo stime del Cese, il Comitato economico e sociale europeo.