Trenta euro fissi di multa, indipendentemente dall’importo della transazione conclusa, più il 4% del suo ammontare. Questa l’entità delle sanzioni base per la mancata accettazione di pagamenti con carta di debito e di credito, entrata in vigore obbligatoriamente da ieri. Una norma che era stata introdotta dal Governo Monti, ma che non era mai decollata davvero, perché non erano previste sanzioni per i negozianti inadempienti. In caso di rifiuto di un pagamento di 100 euro tramite il Pos, il commerciante va incontro ad una sanzione da 34 euro (30 euro di ammenda fissa e 4 euro per quella variabile). Resta il nodo dei controlli. Ci saranno? E soprattutto delle denunce.
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L’onere della denuncia al cliente
E l’onere della denuncia del commerciante inadempiente resterà sempre dalla parte del cliente. Quanto avranno voglia e tempo di andare a denunciare il commerciante che rifiuta il pagamento elettronico?
Comunque, il modo migliore per denunciare i commercianti che si rifiutano di usare il Pos è filmarli e poi inviare il video alla Guardia di Finanza o ai vigili urbani.
Sono passibili di multa: ristoratori, baristi, negozianti (anche ambulanti), falegnami, fabbri, idraulici, notai, avvocati, ingegneri, geometri, commercialisti, medici, consulenti del lavoro e dentisti.
Gli unici esercenti e professionisti che restano ancora esenti dall’obbligo fino al 2024 dal nuovo obbligo digitale sono le micro partite Iva con ricavi o compensi fino a 25mila euro.
Recap dell’obbligo di Pos
La prima norma sull’obbligo di Pos risale al Governo Monti, che lo introdusse con il decreto legge 179/2012, ma con decorrenza del 1º gennaio 2014. L’assenza di sanzioni per il rifiuto (o l’impossibilità) di accettare il pagamento elettronico, però, ha consentito un lungo regime transitorio, interrotto dal cosiddetto decreto Pnrr (36/2022), che ha introdotto le sanzioni per qualsiasi transazione negata, indipendentemente dall’importo. L’obbligo di Pos vale anche per i micropagamenti, un “fastidio” per molti esercenti che su questo aspetto particolare hanno sempre protestato e hanno tentato di fissare dei tetti minimi, a 5 euro ad esempio, sotto i quali non prevedere l’utilizzo del Pos. Pretese che però con la nuova normativa entrata in vigore sono evaporate.
L’obbligo di Pos riguarda tutti gli importi e vale per tutti coloro che vendono beni e prestazioni di servizi. Il bancomat o la carta di credito si può usare tranquillamente per pagare un caffè, un gelato, un bicchier d’acqua, il giornale e dal tabaccaio per le sigarette, le caramelle, un cornetto ecc.
Gli esercenti si sono adeguati: dal bar di quartiere al negozio di vicinato, tutti si sono attrezzati con un Pos wireless collegato allo smartphone o dotato di Sim. Cero, ci sono delle categorie più refrattarie di altre. I più restii sono gli edicolanti, quelli puri, che vendono soltanto prodotti editoriali. Questi commercianti non sono tenuti a tenere una cassa e ad emettere scontrino. Ma tuttavia non sono esentati dall’obbligo di Pos. Con il danno di veder erosi dalle commissioni, che possono superare il 2%, i loro già modesti margini di ricarico sulla vendita del giornale.
Il nodo delle commissioni e delle connessioni
Il nodo principale è la commissione. Le soluzioni più convenienti per un piccolo commerciante sono quelle a basso costo fisso (il costo del dispositivo e il canone mensile), sulle quali le commissioni applicate sono più alte.
L’altro problema è quello delle connessioni e del funzionamento del dispositivo. Se quelli fissi non danno problemi, quelli portatili, soprattutto nelle versioni meno costose, possono avere problemi di linea o di collegamento col telefono. Inoltre può essere più lunga e macchinosa l’emissione dello scontrino, peraltro non consentita per alcuni dei dispositivi mobili più diffusi, se non si sceglie la versione dotata di stampante.
Allergia allo scontrino
La diffidenza e il fastidio di molti esercenti per il pagamento di bassi importi con il bancomat riguarda proprio i tempi dell’emissione dello scontrino. Chi si è dotato di un Pos solo in virtù dell’obbligo, e ha scelto i servizi e i dispositivi meno costosi, è costretto a perdere un po’ di tempo in più quando il cliente chiede di pagare con la carta. Questo il vero fastidio, più che i 2 o 3 centesimi che se ne vanno in commissioni o per la disponibilità differita degli importi sul conto corrente.
Uso delle carte in aumento
Dal momento che l’utilizzo delle carte è in forte aumento, soprattutto tra i giovani, è possibile che anche chi è partito scegliendo il modello base meno constoso, finisca per convertirsi ai dispositivi fissi, se non ai prodotti più evoluti, quegli smart Pos in grado di fare le chiusure di giornata, registrare e trasmettere i dati ai fini degli obblighi fiscali.
Chi chiede l’esonero
Alcune associazioni di settore esprimono preoccupazione. In primo luogo i tabaccai. “La lotta all’evasione fiscale – sostiene Assotabaccai – tramite l’obbligo di accettazione di pagamenti con carta e bancomat è un controsenso nel caso delle tabaccherie che sono, infatti, concessionarie dello Stato”. L’associazione ha precisato che di fatto nel loro caso la tracciabilità già esiste. In tale scenario Assotabaccai fa appello al governo perché crei “le condizioni perché i costi di gestione delle transazioni bancarie, effettuate utilizzando la moneta elettronica, siano ridotti o addirittura azzerati: questa è – secondo l’associazione – la strada maestra da seguire per incentivarne l’uso”.
“È un provvedimento inopportuno e iniquo”, sostiene Confesercenti spiegando che “per le imprese più piccole, per le quali il costo della moneta elettronica – soprattutto sulle transazioni di importo ridotto – è già molto elevato con circa 772 milioni di euro l’anno, fra commissioni e acquisto/comodato del dispositivo”.
Critica anche Confcommercio: “Non si può pensare di incentivare i pagamenti elettronici attraverso il meccanismo delle sanzioni, quello che serve per raggiungere questo obiettivo è una riduzione delle commissioni e dei costi a carico di consumatori ed imprese, anche potenziando lo strumento del credito d’imposta sulle commissioni pagate dall’esercente, e introdurre la gratuità per i cosiddetti micropagamenti”.
Escamotage per non usare il Pos
Il Codacons dal canto suo denuncia il fatto che una semplice dichiarazione di guasto al POS possa permettere all’esercente di evitare la sanzione.
Le associazioni dei consumatori evidenziano, tuttavia, i possibili escamotage a cui commercianti e professionisti potrebbero fare ricorso per aggirare le multe. “Le disposizioni – sottolinea il Codacons – escludono l’obbligo di pagamento con il Pos in caso di oggettiva impossibilità tecnica: il commerciante che dichiara di avere il Pos fuori uso non è passibile di sanzione. Non solo. Per essere in regola con la nuova norma, esercenti e professionisti potrebbero limitarsi ad accettare anche un unico circuito e una sola tipologia di carta di debito (per esempio il bancomat) e una sola di credito, restringendo così il diritto degli utenti a pagare con Pos”.