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Pos obbligatorio: dopo gli architetti, anche gli ingegneri contro le sanzioni

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Dopo la levata di scudi di negozianti e architetti, anche gli ingegneri protestano contro la proposta di sanzioni fino a 1.500 euro per i professionisti che non rispettano l’obbligo di Pos, entrato in vigore a giugno dell’anno scorso senza però prevedere alcun tipo di penalizzazione per chi non si adegua.

Nel mirino di ingegneri e ancor prima degli architetti è finita la parte sanzionatoria, che andrebbe a completare il disegno di legge 1747 del 22 gennaio 2015 (Disposizioni relative all’obbligo di dotarsi di adeguati strumenti di pagamento elettronico), in questi giorni all’esame del Senato, integrando così gli articoli approvati a maggio del 2014, che impongono l’obbligo di Pos per negozianti e professionisti per pagamenti superiori ai 30 euro.

La proposta oggetto degli strali di ingegneri e architetti – i medici invece non hanno protestato – è firmata dal senatore Pino Aiello (Ncd) e oltre a prevedere incentivi per chi si mette in regola adottando il Pos – con detrazioni sui costi di installazione e  utilizzo della macchinetta, non previsti nella prima versione approvata – mette nero su bianco un regime sanzionatorio che arriva appunto fino a 1.500 euro di multa e al ritiro della licenza.

In pratica, se verrà approvata la proposta depositata, chi non si adegua dovrà pagare una sanzione di  500 euro e avrà un mese di tempo per mettersi in regola e due mesi per comunicarlo alla Guardia di Finanza. In caso di mancato adeguamento, è prevista una sanzione di 1000 euro con un’altra proroga di un mese per allinearsi. Dopodiché la Guardia di Finanza può decidere la chiusura dell’attività professionale.

 

“L’obbligo del Pos non è solo assurdo – ha detto Calogero Lo Castro, presidente di Confedertecnica che riunisce tutti i liberi professionisti tecnici –  ma è la dimostrazione di come la politica sia ormai distante, quando non contrapposta, rispetto alla vita quotidiana delle Pmi, dei professionisti e delle partite Iva, che in Italia sono sottoposti a sempre maggiori obblighi a fronte di sempre minor lavoro”.

“Si sta manifestando uno stato di polizia tributaria che perseguita i professionisti in ogni momento della loro attività, mentre quando gli stessi professionisti eseguono prestazioni per la Pubblica Amministrazione si trovano ancora a fare i conti con tempi lunghi e difficili riscossioni, che a dispetto della recente legge avviene ancora molti mesi dopo la presentazione della fattura. Altro che Pos – chiude Lo Castro – Ci sono due pesi e due misure sempre più distanti, e la sofferenza a carico dei liberi professionisti, tecnici e non, in Italia sta superando ogni limite”. 

Sulla stessa linea il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori che definisce la proposta “Ingiusta, anacronistica, punitiva e inutile” vista l’ampia presenza di partite Iva nella professione, che fatturano poche volte all’anno nonché un favore ai produttori e gestori di Pos.

I costi di gestione

Per il commerciante, il Pos ha un costo fisso per l’installazione e uno variabile legato alla singola transazione. Il primo dipende dalla tecnologia legata all’apparecchio, i device che girano su Internet o reti mobili costano fra i 2 e i 5 euro al mese. I dispositivi che si appoggiano a reti interbancarie costano di più, in media 10 – 15 euro al mese. I costi di commissione invece sono legati al numero di transazione e al loro ammontare e al circuito usato. In definitiva, secondo stime del Mef, il costo di gestione dell’apparecchio oscilla fra 25 euro e 180 euro all’anno.

 

Nonostante il divieto di effettuare pagamenti in contanti per importi superiori ai 1.000 euro e l’obbligo di accettare pagamenti con carta per importi superiori a 30 euro, l’uso della carta di credito aumenta a ritmo lento. Nel 2013 le transazioni con carta di credito sono state 365mila, per un controvalore di 65 milioni di euro, a fronte di 55 milioni di euro del 2012.

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