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Portabilità dei contenuti, la Rai pronta da settembre in attesa della Ue

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Lo ha annunciato Campo Dall’Orto a Bruxelles. Prima però bisognerà aspettare che la proposta Ue completi il suo iter.

La Rai si riorganizza o almeno ci prova. Mancano ormai poche settimane dalla prima rata del canone in bolletta elettrica e l’azienda di Viale Mazzini stima che, grazie a questo provvedimento, l’evasione del scenderà dal 27 all’8% e le famiglie paganti saliranno a 23 milioni.

E se prima spesso si ricorreva alla scusa dell’alta evasione per giustificare le mancanze, adesso gli italiani e la politica si aspettano tanto di più dalla tv pubblica.

Il governo è già partito con un duro attacco al Piano di Antonio Campo Dall’Orto per trasformare la Rai in una digital media company.

Si chiedono interventi concreti e soprattutto che la Rai comincia a pensare davvero in chiave europea.

Forse anche per questo il Direttore generale della Rai si è recato a Bruxelles per incontrare diplomatici e politici.

Dall’Orto ha parlato a tutto tondo del piano Rai, dell’impatto con i new media dei progetti futuri.

Il tutto mentre la Ue è al lavoro su portabilità dei contenuti e abolizione dei sistemi di geoblocking.

 

Portabilità dei contenuti anche per Rai

A Bruxelles Campo Dall’Orto ha parlato anche di questo e della libera circolazione di serie tv e partite di calcio, per evidenziare alcune reali e concrete difficoltà.

“Tutto il sistema tv è fondato sui diritti nazionali, a partire da quelli sportivi. Eliminare il geoblocking è complesso”, ha detto Campo Dall’Orto in un’intervista rilasciata a La Stampa, del parere però che si possa “fare un’altra cosa”.

Per il Dg Rai, “quando lo spettatore acquisisce un diritto, se è chiaramente identificabile, è giusto che possa usufruirne anche viaggiando all’estero. Dal punto di vista tecnico, da settembre saremo pronti a consentirlo. Ma serve l’azione del legislatore. Oggi, quando uno strumento riconosce che non sono nel mio Paese, mi ferma”.

Campo Dall’Orto nell’intervista a La Stampa ha parlato anche di future collaborazioni. “Nei prossimi anni, su temi mirati, ci saranno coproduzioni” fra la Rai e le altre reti pubbliche europee, e “ognuno racconterà il suo Paese”. “Uno spazio” esiste, poiché “operiamo in contesti analoghi per tipo di pubblico e di racconto che facciamo”.

 

Maggioni riconfermata vicepresidente EBU

A livello europeo la Rai potrà agire anche in maniera più incisiva dopo la riconferma del presidente Monica Maggioni alla vicepresidenza dell’EBU, l’unione europea di radiodiffusione.

L’assemblea, spiega una nota, ha così riconfermato all’unanimità per il biennio 2016-2018 l’incarico che la Presidente Rai aveva già ottenuto a dicembre 2015.

“Siamo nel pieno di una rivoluzione digitale che sta cambiando il mondo dell’informazione – ha detto Monica Maggioni – e dobbiamo trasformare i nostri linguaggi, consolidando la posizione che abbiamo nelle nostre società, ma conquistando anche la generazione dei nativi digitali”.

“La Rai ha raccolto la sfida – ha aggiunto– e sta affrontando profondi cambiamenti per rispondere sempre meglio alle nuove aspettative del pubblico”.

Un obiettivo che accomuna tutte le televisioni di Servizio Pubblico che partecipano a EBU. “Dobbiamo rafforzare il nostro legame e sostenere i paesi in difficoltà – ha detto Monica Maggioni rivolgendosi agli oltre 130 delegati da 56 paesi – e lavorare insieme per costruire il futuro in uno spirito di cooperazione e solidarietà. Dobbiamo puntare all’innovazione e alla costruzione di strategie comuni”.

Durante l’Assemblea Generale i membri hanno eletto alla carica di Presidente dell’Ebu il capo della radiotelevisione belga Rtnf Jean-Paul Philippot.

 

Digitale al centro del sistema

Campo Dall’Orto è dello stesso avviso e, parlando della necessità per la Rai di tornare a essere “parte del racconto internazionale”, ha dichiarato a La Stampa: “La visione editoriale prevale su quella organizzativa. Il vecchio progetto era animato da esigenze di efficienza e non necessariamente di servizio ai cittadini. Certo l’efficienza è importante, ma abbiamo ritenuto di partire dalle risorse che ci sono e cercare di usarle beneNon vuol dire mantenere lo status quo, bisogna comunque evolvere, in particolare sul digitale, dove siamo in ritardo”.

“Un terzo del Paese si informa attraverso i media digitali, consuma più minuti su mezzi nuovi invece che sui classici. Se il servizio pubblico deve essere universale deve progredire. Il sorpasso è inevitabile. Lavoriamo sul digitale in due fasi: offrire tutti i servizi possibili e, in seguito, porre il digitale al centro del sistema”, ha concluso.

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