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Pompeo incontra alto funzionario nordcoreano a New York, La Spagna verso la mozione di censura a Rajoy, Brexit

Usa-Corea del Nord, segretario di Stato Pompeo incontra alto funzionario nordcoreano a New York

31 mag 10:59 – (Agenzia Nova) – Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha incontrato ieri a New York Kim Yong-chol, vicepresidenti del Comitato centrale del Partito del lavoro nordcoreano, il funzionario nordcoreano di maggior livello ad aver visitato gli Usa da quasi due decenni a questa parte. Pompeo e Kim hanno discusso a cena i preparativi in vista di un probabile summit tra il presidente Usa, Donald Trump, e il leader supremo nordcoreano, Kim Jong-un. I colloqui tra i due funzionari proseguiranno nella giornata di oggi, mentre cresce l’attesa per uno storico summit che appare imminente, alla luce dell’attivismo diplomatico intrapreso dai due paesi questa settimana. Prima dell’incontro di ieri, Pompeo ha ribadito la determinazione di Washington a conseguire “la denuclearizzazione completa, verificabile e irreversibile della Penisola coreana”. Delegazioni di entrambi i paesi, che non vantano relazioni diplomatiche ufficiali, sono stati inviati a Singapore e presso il villaggio neutrale di Panmunjom, lungo il confine inter-coreano, dove da giorni sono impegnati a discutere i preparativi e le modalita’ dell’attesissimo vertice tra i due capi di Stato. “La conversazione si concentrera’ sulla denuclearizzazione della Penisola (coreana)”, ha ribadito la portavoce della Casa Bianca, Sarah H. Sanders, riferendosi al summit. Sanders ha dichiarato ieri che Washington punta a concretizzare l’evento il 12 giugno a Singapore, come originariamente pianificato, nonostante le tensioni emerse nelle ultime settimane e la momentanea decisione di Trump di annullare l’incontro. La portavoce ha aggiunto che le discussioni intraprese dalla delegazione Usa inviata in Corea del Nord, e guidata dall’ambasciatore Sung Kim, “sinora sono state positive”.

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Presidente Usa esprime rammarico per la scelta di Jeff Sessions come procuratore generale

31 mag 10:59 – (Agenzia Nova) – Il presidente Donald Trump ha sostenuto oggi via Twitter che avrebbe dovuto scegliere qualcun altro per ricoprire il ruolo di procuratore generale. Trump torna dunque, rimarca il quotidiano “Washington Post”, a parlare negativamente di Jeff Sessions, l’ex senatore dello Stato dell’Alabama a capo del dipartimento di Giustizia statunitense. Sessions, per il capo della Casa Bianca, ha sbagliato nel decidere di auto-ricusarsi nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte interferenze russe (Russiagate) nelle presidenziali del 2016. Come presidente degli Stati Uniti, Trump potrebbe disfarsi di Sessions in qualunque momento. Il procuratore generale e’ stato tra i maggiori sostenitori dell’ascesa alla presidenza dell’allora imprenditore di New York, ma a marzo 2017 ha rinunciato ad esercitare la propria autorita’ in merito al Russiagate, suscitando le ire di Trump. L’annuncio di Sessions e’ arrivato il giorno successivo la rivelazione della “Washington Post” che l’allora senatore aveva incontrato in due occasioni Sergej Kisljak, ambasciatore russo negli Stati Uniti durante la campagna elettorale senza averlo rivelato alla commissione Giustizia del Senato durante l’audizione per la conferma della sua nomina a procuratore generale.

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Washington si prepara a imporre dazi su acciaio e alluminio all’Unione europea

31 mag 10:59 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Donald Trump, non essendo riuscita a strappare concessioni all’Unione europea in vista della scadenza di venerdi’ primo giugno, rispondera’ confermando i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio fissati da Washington a marzo scorso, rispettivamente del 25 e al 10 per cento. Il governo Usa, riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”, dovrebbe ufficializzare la misura gia’ il 31 maggio. L’imposizione di dazi, giustificata dalla Casa Bianca con ragioni di sicurezza nazionale, e’ stata minacciata a piu’ riprese e se entrera’ in vigore vedra’ l’Europa reagire con altrettanti dazi su prodotti statunitensi, quali le motociclette, i jeans e il bourbon. Alcuni paesi, tra cui l’Ue, hanno gia’ ottenuto esenzioni temporanee, che questa volta potrebbero non essere rinnovate. Anche il Canada teme il peggio e si prepara a contrattaccare con misure protezionistiche. L’amministrazione Trump potrebbe cambiare idea se si trovasse un accordo dell’ultimo secondo. Ma entrambe, Ue e Usa, si dicono al momento pessimiste.

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La Spagna verso la mozione di censura a Rajoy

31 mag 10:59 – (Agenzia Nova) – I partiti nazionalisti bachi e catalani decideranno ancora una volta il destino della politica spagnola. Il Partito nazionalista basco (Pnv) ha la responsabilita’ di una decisione che non avrebbe mai voluto assumere, perche’ qualunque opzione presenta i suoi lati negativi, soprattutto se il risultato dovesse portare a nuove elezioni in un contesto di forte ascesa del partito Ciudadanos, l’unica formazione politica capace di insidiare lo zoccolo duro dell’elettorato basco. La situazione e’ stata analizzata con attenzione da tutta la stampa spagnola, che riporta momento per momento la discussione che si sta tenendo al Congresso, dove oggi verra’ discussa la mozione di censura al premier spagnolo Mariano Rajoy proposta da Pedro Sanchez, leader del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe), contro il primo ministro Mariano Rajoy, esponente del Partito popolare (Pp). Sono necessari almeno 176 voti favorevoli per far avanzare la mozione di censura e costringere Rajoy a lasciare il palazzo della Moncloa. I cinque seggi del Pnv sono percio’ assolutamente essenziali per l’efficacia della mossa politica del Psoe. Ecco perche’ il Pnv, sotto pressione per esprimere un voto affermativo, ha chiesto a Sanchez alcune importanti garanzie, in particolare per quanto riguarda i bilanci concordati dal Pnv con Rajoy, che comprendono 540 milioni di euro in vari investimenti, dal treno ad alta velocita’ ai miglioramenti nei porti e negli aeroporti.

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Brexit, la Francia blocca l’accordo sulla sicurezza Ue-Gb

31 mag 10:59 – (Agenzia Nova) – La Francia sta bloccando il tentativo della Gran Bretagna di rimanere ancorata al sistema dell’Unione Europea che consente di identificare i criminali stranieri e di assicurare la pubblica sicurezza: lo denuncia il quotidiano inglese “The Times”, che alla questione dedica il titolo di apertura della sua prima pagina di oggi giovedi’ 31 maggio; e che sottolinea come la diatriba sia un ulteriore segno delle difficolta’ incontrate dalla premier britannica, Teresa May, di ottenere un accordo sulla Brexit. Il governo di Londra, scrive il giornale, vorrebbe continuare ad avere accesso alla banca dati europea del DNA e delle impronte digitali, e poter scambiare informazioni sui criminali con i paesi Ue anche dopo la Brexit: la partecipazione alla cosiddetta “Convenzione Prum”, sottolineano al “Times” fonti del governo britannico, “e’ chiaramente nell’interesse nazionale” della Gran Bretagna; il sistema di scambio dati, ricorda il giornale londinese, consenti’ ad esempio alle autorita’ francesi e belghe di identificare gli autori delle stragi terroristiche del 15 novembre 2015 a Parigi. A questa aspirazione della Gran Bretagna, pero’, la Francia ha opposto resistenza ad un recente incontro di rappresentanti dei governi e delle polizie europee dedicato al lancio della cosiddetta “Convenzione Prum 2”. Lo scontro e’ paragonabile a quello in corso sulla futura partecipazione post-Brexit del Regno Unito al programma di navigazione satellitare europeo Galileo: anche in quel caso infatti, ricorda il “Times”, la Commissione europea insiste nel voler tenere fuori la Gran Bretagna dagli aspetti piu’ “sensibili” del programma, quelli riguardanti le applicazioni militari e di intelligence di Galileo, dopo che avra’ divorziato dall’Ue. “Per noi”, ha dichiarato al giornale Richard Martin, il vice-comandante della Metropolitan Police (la polizia metropolitana di Londra, piu’ nota come “Scotland Yard”; ndr), “e’ importante avere accesso a quanti piu’ dati e’ possibile: tenere sotto controllo individui sospetti e proprieta’ dubbie e’ essenziale per identificare e sventare le minacce alla pubblica sicurezza; se non avremo piu’ accesso ai database comuni, la nostra capacita’ di azione sara’ fortemente indebolita”. Inizialmente la Gran Bretagna contava sulla grande efficienza dei suoi apparati di polizia e sulla grande reputazione dei suoi servizi segreti per riuscire a convincere i paesi Ue a continuare anche dopo la Brexit l’attuale cooperazione nel campo della repressione del crimine e della lotta al terrorismo; ma a quanto pare, conclude il “Times”, il riflesso “ideologico” che spinge l’Unione Europea a punire il Regno Unito per aver osato decidere di uscirne e’ piu’ forte della necessita’ di preservare la pubblica sicurezza.

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Il presidente Macron propone una riforma del Wto

31 mag 10:59 – (Agenzia Nova) – Durante l’incontro avvenuto ieri a Parigi tra i paesi membri dell’Ocse, il presidente francese, Emmanuel Macron ha proposto una riforma dell’organizzazione mondiale per il commercio (Wto) al fine di evitare una guerra commerciale che potrebbero nascere dai dazi imposti dagli Stati Uniti. Lo riporta la stampa francese, sottolineando che Macron ha evocato un “multilateralismo forte, migliore” e “rifondato”. “Le Figaro” parla di una “situazione schizofrenica” mentre “Les Echos” sottolinea che le minacce statunitensi “esasperano” europei e cinesi. “Le minacce di una guerra commerciale non regolano nulla” ha detto il capo dello Stato francese, secondo il quale il Wto non e’ all’altezza per combattere le “nuove fratture” della mondializzazione. All’ultimo minuto gli Stati Uniti si sono opposti alla diffusione del comunicato finale dell’organizzazione. Il segretario al commercio americano, Wilbur Ross, si e’ mostrato “intransigente” in merito. “Non ci piacciono le parole infinite, preferiamo le azioni bilaterali per negoziare. Le riunioni bilaterali prendono molto tempo e noi siamo animati da un sentimento di urgenza” ha detto Ross condannando il forum sull’acciaio organizzato dall’Ocse.

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Francia, Canal+ in difficolta’ dopo aver perso i diritti per il campionato francese di calcio

31 mag 10:59 – (Agenzia Nova) – Dopo aver perso i diritti televisivi per trasmettere il campionato francese di calcio, Canal + si ritrova in difficolta’. Lo scrive la stampa francese, spiegando che il canale di Vincent Bollore’ dovra’ trovare al piu’ presto una soluzione. Il titolo di Vivendi, azienda madre di Canal+, ieri ha perso il 3,64 per cento in borsa. La perdita dei diritti della Ligue 1, andati agli spagnoli di Mediapro, portera’ sicuramente “un’emorragia di abbonati”. Il canale francese potrebbe cercare di acquistare da Mediapro una parte dei diritti o ritrasmettere le partite dal gruppo spagnolo. Intanto, i dirigenti di Bollore’ cercano di sdrammatizzare, spiegando che l’offerta del gruppo propone una vasta scelta che permettera’ alla societa’ di attutire il colpo. Per recuperare le perdite, “Les Echos” ipotizza una trasformazione sul modello dello statunitense Hbo, con un pacchetto contenente film e serie televisive. Canal+ alcuni mesi fa ha lanciato uno studio su questa opzione che ancora e’ in fase di esame da parte della dirigenza. “Libe’ration” nota che con l’arrivo di Mediapro, l’offerta cacio sara’ ancora piu’ frammentata e gli spettatori saranno obbligati a fare una scelta. Fino ad oggi in Francia il monopolio era detenuto da Canal+ e BeIn. Da settembre bisognera’ prendere in considerazione anche Rmc Sport che avra’ in esclusiva la Champion’s League e la Europe Ligue.

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Germania, rimandato l’accordo sulla commissione carbone

31 mag 10:59 – (Agenzia Nova) – La commissione governativa tedesca incaricata di individuare le modalita’ per eliminare gradualmente la lignite dal mix energetico nazionale non sta guadagnando terreno. Il governo federale non e’ stato in grado di raggiungere un accordo sulle ultime domande aperte alla riunione del Consiglio dei ministri. Il governo federale doveva decidere nella mattinata di mercoledi’ l’istituzione della commissione “Crescita, cambiamenti strutturali e occupazione” (Wbs). “Siamo d’accordo sulla questione”, ha fatto sapere dal ministero federale dell’Ambiente. “Il ritardo di oggi non influira’ sul calendario della Commissione”. Entro la fine di dicembre 2018, la Commissione dovrebbe sviluppare un percorso di uscita dal carbone che soddisfi gli obiettivi di protezione del clima a breve, medio e lungo termine, compresa una data di chiusura per la lisciviazione del carbone marrone in Germania. Inoltre, la Commissione presentera’ proposte per lo sviluppo strutturale nelle regioni interessate, con l’obiettivo di rafforzare la crescita e l’occupazione. Secondo informazioni dell'”Handelsblatt”, a capo della Commissione dovrebbe esserci il cristiano democratico Ronald Pofalla accanto all’ex presidente socialdemocratico e da lungo tempo primo ministro del Brandeburgo Matthias Platzeck e l’ex premier della Sassonia, il cristiano democratico Stanislaw Tillich. Quarto membro previsto dovrebbe essere Barbara Praetorius, professoressa di Sostenibilita’, Economia ambientale e Politica presso l’Universita’ di Scienze Applicate di Berlino (Htw). La Commissione sara’ accompagnata da un comitato di Stato, composto da rappresentanti di otto ministeri: Economia, Ambiente, Interno, Lavoro, Finanza, Agricoltura, Trasporti e Ricerca. Gli altri ministeri che sono rilevanti per lo sviluppo strutturale dovrebbero essere coinvolti nelle riunioni, se necessario.

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Economista Hans-Werner Sinn, l’uscita dall’euro dell’Italia e’ probabile

31 mag 10:59 – (Agenzia Nova) – Il noto economista e a lungo presidente dell’Istituto per la ricerca economica Ifo, Hans-Werner Sinn, s’immagina che l’Italia possa lasciare l’unione monetaria. In un articolo per “Wirtschaftswoche”, Sinn ha commentato l’attuale dibattito sul futuro dell’Italia. “Se la Germania fosse riluttante a distribuire denaro o fornire ulteriori garanzie alle generazioni successive, la probabilita’ che l’Italia rinunci all’euro sarebbe elevata” ha dichiarato. “La rivoluzione politica e’ stata posticipata, ma non revocata. Le richieste di una massiccia crescita della spesa pubblica e della riduzione del debito sono fuori discussione tanto quanto i giochi mentali sull’uscita dall’unione monetaria “, ha proseguito Sinn. “Porta soldi o daremo il calcio d’inizio, questa potrebbe essere la minaccia nascosta dei futuri governi italiani”. Il piu’ grande fattore di rischio per la coesione dell’eurozona, sostiene Sinn, e’ insita nell’idea avanzata dai possibili partner di governo di Lega e 5 stelle di una moneta parallela per far funzionare l’economia italiana. L’economista ritiene che un tale “costruzione del debito” sia verosimilmente a medio termine, perche’ “il deficit piu’ elevato difficilmente puo’ essere finanziato altrimenti”. Secondo Sinn, una valuta parallela servirebbe a emarginare i partner della Ue e offrirebbe anche la possibilita’ di lasciare immediatamente l’unione monetaria.

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La crisi in Italia e il dilemma della Bce

31 mag 10:59 – (Agenzia Nova) – La crisi politica in Italia sta ponendo la Banca centrale europea (Bce) davanti a una difficile scelta tra la necessita’ di contenere le turbolenze dei mercati oppure restare fedele al piano che punta a metter fine al programma “quantitative easing” (Qe) di espansione monetaria messo in campo negli anni piu’ duri della crisi finanziaria dell’Eurozona: lo scrive oggi, giovedi’ 31 maggio, il quotidiano “The Financial Times” in un articolo in cui la giornalista Claire Jones sottolinea come questo dilemma sia reso ancora piu’ arduo dalla nazionalita’ italiana del presidente della Bce, Mario Draghi. Fino a qualche settimana fa, ricorda l’analista del giornale economico britannico, si pensava che la prossima riunione al vertice della Bce, in programma il 14 giugno prossimo nella capitale della Lettonia Riga, sarebbe stata l’occasione giusta per stabilire un calendario certo per la fine del programma Qe. Le preoccupazioni suscitate dalla crisi politico-istituzionale a Roma intorno ai titoli di Stato italiani, con il rischio di contagio alle banche della Penisola e all’intero mercato finanziario globale, hanno pero’ rivelato quanto il debito pubblico dell’Italia poggi la sua relativa stabilita’ proprio sul massiccio programma di acquisto da parte della Banca centrale europea, che attualmente ne detiene circa il 15 per cento dell’intero stock. Porre fine al programma Qe in questo momento “per l’Eurozona equivarrebbe a spararsi nello Stivale italiano”, dice al “Financial Times” l’economista Carsten Brzeski della banca ING-DiBa. Oggi le tensioni sullo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi nelle Borse mondiali sembrano essersi allentate a seguito della ripresa in Italia delle trattative tra il partito anti-sistema Movimento 5 stelle e la Lega di estrema destra, sponsorizzate dal presidente Sergio Mattarella per trovare un’accordo dell’ultima ora che favorisca la formazione di un governo “politico” che goda della pienezza dei suoi poteri. Ad ogni modo il quotidiano della City di Londra prevede che Draghi nei prossimi giorni sara’ piu’ che mai chiamato a dirimere lo scontro tra i “falchi” contrari al programma di stimolo economico, guidati dalla Germania e dai paesi nordici, e le “colombe” dei paesi dell’Europa Meridionale favorevoli a una sua continuazione: un compito, nota la giornalista Claire Jones, reso ancor piu’ difficile dal profondo significato politico che una qualsiasi decisione in merito assumera’ in Italia e nel resto dell’Ue.

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