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Polo unico delle torri: forti sinergie, ma partita ancora tutta da giocare

Rai Way

“L’Italia è l’unico paese in Europa che non ha un operatore unico delle torri di trasmissione e soprattutto la presenza di operatori internazionali che si dichiarano molto aggressivi sul mercato italiano dovrebbe far riflettere sull’importanza di avere un operatore con le spalle larghe”.

Lo diceva l’amministratore delegato di Ei Towers Guido Barbieri, all’indomani del ‘no’ all’Opas lanciata all’inizio del 2015 sul 66,7% del capitale di Rai Way. Un’operazione fallita (costata al gruppo 1,6 miliardi di euro, ndr) dopo lo stop di Viale Mazzini e del Ministero dell’Economia al quale si è poi aggiunto quello della Consob e dell’Antitrust. Una situazione spinosa che ha spinto la stessa Ei Towers a ritirare l’offerta sul 66,7% e anche quella successiva che puntava invece al 40%.

Una rinuncia che ha mai avuto la pretesa di essere irrevocabile e anche i vertici di RaiWay, del resto, non hanno mai celato di avere tutto l’interesse a lavorare a un operatore unico delle torri.

Ora, però, i tempi sembrano essere maturi per una svolta in direzione di un polo unico delle torri broadcast.

Pare infatti che – complice la moral suasion del Governo e la decisione di Telecom Italia di mettere in vendita la quota di controllo di Inwit – Rai Way ed Ei Towers abbiano avviato contatti informali tra di loro e con alcuni operatori istituzionali e di mercato, in cui si sarebbero detti aperte al dialogo in vista della creazione di un polo unico.

Una partita, quella di Inwit, che però è ancora tutta da giocare: le offerte vincolanti per la quota del 45% di Inwit messo in vendita da Telecom Italia non arriveranno prima di metà marzo. Nel frattempo, Ei Towers ha presentato un’offerta da 5 euro per ogni azione per rilevare fino al 29,9% del capitale (per complessivi 850 milioni), mentre il tandem Cellnex (ex Abertis) in tandem col fondo infrastrutturale F2i avrebbe offerto il 10% in meno rispetto a Ei Towers (prezzo per azione). L’offerta si baserebbe su una valorizzazione del 100% di Inwit.

Nello scenario tratteggiato dal quotidiano La Repubblica, se a vincere fosse Cellnex “allora Ray Way, insieme a un partner finanziario che potrebbe essere F2i – sarebbe pronta a muovere i suoi passi verso Ei Towers”. Ma se dovesse essere invece preferita l’offerta della controllata Mediaset, che diventerebbe il secondo azionista dopo Telecom, “…è probabile che successivamente il gruppo possa dividere la sua attività in due, facendo confluire le torri televisive dentro Ray Way e concentrando risorse ed energie sullo sviluppo di quelle telefoniche insieme a Telecom e magari aprendo le porte anche a un socio pubblico di minoranza”.

L’opportunità del polo unico sta anche nei numeri forniti da Kpmg Advisory, dai quali si rileva che il colosso American Towers (4 miliardi di dollari di giro d’affari grazie alla gestione di 75 mila infrastrutture) vanta una capitalizzazione di mercato che è quasi 13 volte i ricavi e 20 volte l’ebitda.

Restando in Europa, in Francia, Tdf – in mano ai fondi di private equity – vanta un giro d’affari di 1,16 miliardi e in Inghilterra Arqiva, controllata dai fondi infrastrutturali, gestisce 16 mila torri che garantiscono 800 milioni di sterline di fatturato.

Inwit, intanto, guarda alle torri di 3 Italia

La società delle torri Telecom, che ieri ha presentato una trimestrale decisamente positiva sia in termini di ricavi che di Ebitda, dal canto suo, non sta ferma a guardare e fa le sue mosse: nel mirino, ha detto a Il Sole 24 ore l’ad Oscar Cicchetti, le  torri di 3 Italia.

Quanto alle dichiarazioni rese nei giorni scorsi dal sottosegretario Giacomelli in merito alla creazione di un polo unico delle torri a controllo pubblico, Cicchetti ha sottolineato che “le aggregazioni tra simili in questo campo senz’altro creano valore”, senza però commentare oltre.

Sulla vendita di Inwit è quindi intervenuto anche il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi, che ha ribadito che l’operazione verrà conclusa avendo come obiettivo “la creazione di valore per gli azionisti di Telecom Italia e il mercato”.

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