Mentre l’amministratore delegato del Polo Strategico Nazionale (PSN), Emanuele Iannetti, ha annunciato “l’infrastruttura sarà operativa entro fine anno”, il Tar del Lazio vuole vederci chiaro sulla gara, che ha portato all’aggiudicazione finale, per circa 2,8 miliardi, alla nuova società di progetto (Polo Strategico Nazionale SpA), partecipata da Tim(45%), Leonardo (25%), Cdp Equity (20%) e Sogei (10%), per la realizzazione e la gestione del PSN.
Che cos’è il Polo Strategico Nazionale? Le PA non sono obbligate a migrare i dati: è solo un’opzione
Il Polo Strategico Nazionale è stato pensato, nel PNRR, dal ministro Vittorio Colao, come la futura “cassaforte” in cui il Governo spera di ospitare entro il 2026 – non sarà una migrazione obbligatoria – i dati ed i servizi critici e strategici di almeno il 75% delle amministrazioni italiane, in particolare di:
- tutte le amministrazioni centrali (circa 200)
- delle Aziende Sanitarie Locali (ASL)
- e delle principali amministrazioni locali (Regioni, città metropolitane, Comuni con più di 250 mila abitanti).
La procedura di assegnazione della gara è stata svolta da Difesa Servizi, società in house del Ministero della Difesa, in qualità di centrale di committenza e con la vigilanza collaborativa dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac).
La pronuncia del Tar del Lazio
Il 5 ottobre è arrivata la prima pronuncia del TAR del Lazio a cui Aruba e Fastweb hanno presentato ricorso per chiedere chiarezza e trasparenza sulla gara. Aruba e Fastweb l’avevano vinta, ma poi l’offerta è stata pareggiata dall’operatore economico promotore del progetto, ossia: TIM, Leonardo, CDP Equity e Sogei.
Il giudice amministrativo del Lazio, accogliendo la richiesta di Aruba e Fastweb, ha chiesto alla stazione appaltante di produrre la documentazione. Il Tar del Lazio ha dato l’ok anche all’accesso agli atti. Mentre per le restanti questioni di merito, verrà fissata udienza tra 60 giorni per mettere ordine e fare chiarezza sulla gestione della gara.
Cosa contestano Aruba e Fastweb
In termini giuridici e tecnici, ecco cosa contestano Aruba e Fastweb.
Da una parte il ricorso contesta il diritto di prelazione esercitato dalla cordata guidata da TIM, sia per motivi procedurali sia in generale per profili di contrasto con la normativa comunitaria.
Dall’altra si contesta l’intera procedura, per esempio il fatto che Sogei ha costituito un raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) con TIM senza svolgere una procedura di valutazione tramite una gara per la scelta del partner privato.
Infine, aggiungiamo noi, dove è il progetto della società, guidata da Emanuele Iannetti e con presidente Massimo Mancini, con cui l’operatore economico, promotore dell’iniziativa di costituzione del Polo Strategico Nazionale, ha esercitato il diritto di prelazione previsto dalla procedura di partenariato pubblico privato?
In sostanza, dato che la cordata di TIM&Co. ha deciso di esercitare il diritto di prelazione, allora si è impegnata nei confronti del Governo e delle singole amministrazioni, per i 13 anni di durata del contratto, ad eseguire il progetto Aruba-Fastweb in ogni dettaglio tecnico, di governance ed amministrativo, con lo stesso listino economico e senza alcuna possibilità di introdurre variazioni.