L’esplosione dei metaversi
Non c’è ancora un vero e proprio metaverso, forse tanti piccoli pezzetti sparsi per il mondo (i metaversi), ma prima o poi nascerà una realtà unica a livello globale, in cui tutti o quasi avranno modo di farsi un giretto in questa nuova dimensione della quotidianità tra politica, intrattenimento, comunicazione, marketing, attività professionali, commerciali e di vendita al dettaglio.
Il termine è stato preso in prestito dal romanzo cyberpunk “Snow Crash”, di Neal Stephenson, pubblicato nel 1992. Oggi esistono più di 140 mondi virtuali esistenti, di cui 62 già liberamente accessibili, persistenti (ossia che esistono in maniera indipendente dalla presenza o meno di un soggetto) economicamente attivi, dotati di grafica 3D e interoperabili.
Basta citare due dei più popolari: World of Warcraft, un mondo virtuale persistente in cui i giocatori possono acquistare e vendere beni; e Fortnite, che offre esperienze virtuali come concerti e mostre.
Che cos’è un crimine nel metaverso?
Ma come ogni aspetto della nostra società, anche nel metaverso il pericolo di attività criminali è alto e sostanzialmente qualcosa è già accaduto in termini di illeciti, perché il furto di identità e dati, le frodi, molestie verbali e addirittura sessuali, sono crimini così diffusi che sicuramente troveranno spazio anche in altre dimensioni attigue a quella che chiamiamo realtà. Secondo alcuni il metaverso rappresenta la terza dimensione, dopo quella fisica e virtuale.
Per questo motivo Madan Oberoi, executive director of technology and innovation dell’Interpol, ha invitato tutte le forze dell’ordine a livello mondiale a prendere seriamente in considerazione il fenomeno del crimine nel metaverso.
“Il problema principale al momento è la definizione comune di crimine in questa dimensione delle nostre attività. Abbiamo già avuto diverse denunce di attività criminale nel metaverso, ma allo stesso tempo c’è difficoltà nel definire uno standard”, ha spiegato Oberoi alla BBC.
“Le organizzazioni criminali sono rapide nell’adeguarsi ai cambiamenti e all’innovazione tecnologica e sicuramente sono già all’opera, mentre dal punto di vista legislativo e regolatorio le forze dell’ordine si trovano sempre indietro rispetto al passo del crimine”, ha aggiunto il responsabile dell’Interpol.
Come ha spiegato Agostino Ghiglia, Componente del Garante per la protezione dei dati personali, al convegno ‘Il Metaverso tra utopie e distopie’, in occasione della 17ma Giornata europea della protezione dei dati personali: “Il diritto – a prescindere dai metaversi ma semplicemente per l’incedere ipersonico dell’era digitale-dovrebbe, dovrebbe impegnarsi per stare al passo con essa e l’etica dovrebbe invece arrivare prima della regolazione giuridica“.
I timori delle grandi aziende e il “Crime-as-a-Service”
L’Organizzazione internazionale della polizia criminale, che ha compiuto 100 anni, ha pubblicato nei mesi scorsi il rapporto “Global Crime Trend”, secondo cui il 70% delle forze dell’ordine dei 195 paesi membri si attende una crescita degli attacchi di ransomware e phishing nei prossimi tre-cinque anni.
Contemporaneamente, secondo un altro studio pubblicato da Gartner, si stima che il 40% delle grandi aziende utilizzerà una combinazione di web3 e realtà virtuale/aumentata in progetti avviati nel metaverso entro il 2027.
Correlando i due studi emerge chiaramente un elevato livello di pericolo per le attività economiche e commerciali in questa dimensione tecnologica.
Esistono organizzazioni internazionali che sviluppano, vendono e attivano per il cliente piattaforme “Crime-as-a-Service”, cioè strumenti tecnologici avanzati per effettuare azioni illecite in rete praticamente “chiavi in mano”, in ogni dimensione della rete, particolarmente facili da utilizzare.
Un processo di industrializzazione e virtualizzazione del crimine tutto sommato a buon prezzo e facilmente accessibile a chiunque, con prodotti del tipo exploit kit, ransomware o anche reti botnet da noleggiare.