“Vivo e lavoro a Torino, ma ho la residenza in Sardegna, per andare a votare dovrò spendere per il viaggio circa 200 euro. Non me lo posso permettere e per questo non voterò”.
“Alcuni impegni universitari non mi consentono di fare circa 1.000 km per tornare nel mio Comune di residenza, e per questo motivo non potrò votare”.
Queste sono alcune voci di studenti universitari fuori sede che spiegano alcuni degli ostacoli per i quali non potranno votare il 25 settembre. Come loro circa la metà dei colleghi che studiano lontano dal Comune di residenza non andranno alle urne. La denuncia arriva dall’Unione degli Universitari (UDU): “Gli studenti fuori sede in Italia sono più di 750mila e, secondo le nostre stime, la maggior parte di loro non andrà a votare alle prossime elezioni politiche”.
Sono stati stimati in 4,9 milioni gli elettori che svolgono la propria attività lavorativa o frequentano corsi di studio scolastici o universitari in luoghi diversi dalla Provincia o Città metropolitana di residenza (pari al 10% degli elettori). Di questi, sono 1,9 milioni (pari al 4% degli elettori) coloro che per rientrare al luogo di residenza attraverso la rete stradale impiegherebbero oltre 4 ore (tra andata e ritorno). (Fonte il Libro Bianco “Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto”).
Unione universitari: “Costretti ad astensionismo, studenti fuori sede tagliati fuori”
L’unica data disponibile, il 25 settembre, spiega l’UDU, cade in piena sessione d’esame. Ma la ragione è soprattutto economica: con l’aumento dei prezzi per i mezzi di trasporti, votare, per gli studenti, è diventato un lusso. Un treno di andata e ritorno da Milano a Napoli, acquistato oggi, costa sui 150 euro con Trenitalia. Un volo da Torino a Bari, con la compagnia nazionale Ita, non costa meno di 200 euro.
“Auspichiamo che la politica si faccia carico di questa problematica. È un tema che inciderà sui flussi elettorali, ha spiegato all’agenzia di stampa Dire Giovanni Sotgiu, coordinatore nazionale dell’Udu (unione degli universitari), “c’è un’intera generazione che si sente tagliata fuori. È Il cosiddetto astensionismo involontario”.
Per Sotgiu, il problema principale è quello economico: per uno studente universitario, tornare nel luogo di residenza solo per votare “è insostenibile sia con mezzi privati, che spesso gli studenti non hanno, che con treni e aerei”. È vero che esiste la possibilità di usufruire di scontistiche (tra il 40% e il 60% in meno), ma “va trovata una soluzione strutturale”, dice il coordinatore di Udu. Secondo Giovanni Sotgiu, “il dramma è che queste sono le prime elezioni in cui voterà un’intera generazione che sente molto da vicino alcune battaglie civili e l’impegno politico”.
La generazione dei Fridays For Future, del post-covid, la generazione del Black Lives Matter. “Una generazione”, ha aggiunto, “che ha esercitato il suo impegno civico in tutte le sue potenzialità e che, per assurdo, non potrà votare”.
Ad aggravare il quadro, il costo della vita universitaria che è salito ancora di più con l’inflazione e l’aumento degli affitti nelle grandi e piccole città universitarie. Tra le motivazioni dell’immobilismo politico sul voto fuori sede, “ci sono sicuramente ragioni tecniche: modificare il voto non è certo una procedura immediata”, ammette l’attivista universitario, “ma c’è anche una questione di volontà politica: in termini elettorali siamo davanti a un bacino di persone che non ha mai fatto parte del computo di chi vota, quindi un bacino incontrollabile”.
Per l’unione degli universitari, una soluzione, per le prossime elezioni, potrebbe essere quella di “utilizzare le stesse modalità di voto per chi è residente all’estero, che può barrare la sua preferenza per corrispondenza. Ma in realtà non identifichiamo una risposta migliore rispetto ad un’altra, ci interessa soltanto che venga garantito il nostro diritto al voto”, ha concluso il coordinatore nazionale.
Quando si sperimenta l’election pass?
Un’altra soluzione da sperimentare per le prossime elezioni, dal nostro punto di vista, è l’election pass: la digitalizzazione della tessera e delle liste elettorali per agevolare la partecipazione elettorale (consente di votare anche senza più recarsi al Comune di residenza) e per ridurre l’area dell’astensionismo, che è in forte ascesa nel nostro Paese.
D’Incà: “Con election pass punto a ridurre l’astensionismo del 20%”
L’election pass è una delle sei proposte contenute nel Libro Bianco “Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto“avanzate dalla Commissione di esperti istituita il 22 dicembre 2021 con decreto del ministro dei rapporti con il Parlamento con delega alle riforme istituzionali.
“Con election pass punto a ridurre l’astensionismo del 20%”, ci aveva detto, in quest’intervista di aprile scorso, il ministro Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Il prossimo governo sperimenterà l’election pass?