Leggere? Costa fatica. Guardare? Meno fatica, ma comunque attenzione. Ascoltare? Ascoltare è perfetto, soprattutto se inteso come sottofondo mentre si fa altro. Quando si pensa ai tipi di consumo culturale di oggi, caratterizzato da una capacità di concentrazione limitata, tutto ciò che viene veicolato attraverso il nostro udito sembra godere di un successo che la concorrenza (scrittori, attori) può solo invidiare. Non solo la musica in streaming di Spotify, Tidal o Apple Music – quella, anche se in altre forme, c’è sempre stata – ma soprattutto i podcast e gli audiolibri. Cioè la radio della generazione Z, e di quelle precedenti che hanno deciso di aggiornarsi. Se il mondo è dei video di pochi secondi su TikTok e le serie hanno sostituito i film anche perché più “digeribili” vista la durata limitata, l’unica eccezione, o quasi, è costituita proprio dall’ascolto, che può andare avanti per ore.
I podcast, tanto per dire, sono uno dei segreti del successo di Alessandro Barbero, passato da storico di invidiabile curriculum (con tanto di Premio Strega vinto qualche anno fa) a vera celebrity per giovani e giovanissimi, con le sue appassionanti lezioni e l’indubbio entusiasmo nel riportare i termini longobardi entrati nella lingua italiana. Ma attraverso i podcast (anche se in una versione “ibrida”, che si affida tanto a YouTube quanto a Spotify) si sta facendo conoscere un’intera generazione di comici, come dimostrano Tintoria (con Stefano Rapone e Daniele Tinti) e l’ormai concluso Cachemire (con Edoardo Ferrario e Luca Ravenna), che hanno riportato al successo un format vetusto ma sempre arzillo, il dialogo con l’ospite famoso. E ancora, è di poche settimane fa la lite tra Fedez e Luis Sal, i co-conduttori di Muschio Selvaggio, tra i podcast più ascoltati in Italia, altro sintomo che pure le star multimilionarie ci tengono a fare bella figura quando si parla di contenuti audio (o audiovisivi).
Podcast sì, ma a velocità doppia
A sancire il successo dei podcast – almeno a livello di ascolti: sulla loro effettiva monetizzabilità i pareri sono tuttora discordi – c’è stato di recente il report Culture Next di Spotify, secondo il quale la generazione Z nel primo semestre del 2023 ha ascoltato oltre 560 miliardi di canzoni e più di 3 miliardi di episodi di podcast, segnando un aumento del 76% rispetto al 2022. Più della metà dei Gen Z ritiene che i podcast siano una finestra più autentica sullo zeitgeist rispetto ad altri media, con il 58% che li considera più affidabili per la diversità di voci e prospettive. Ascolto sì, ma senza perdere troppo tempo, comunque: il 38% dei Gen Z in Italia ha ascoltato podcast a velocità aumentata (e del resto anche nella didattica a distanza durante la pandemia per molti studenti l’ascolto velocizzato era la modalità preferita di fruizione). Due terzi dichiarano di apprendere da essi argomenti che vorrebbero fossero stati insegnati a scuola, e il 75% concorda che i podcast permettono un approfondimento completo su qualsiasi argomento.
I numeri di un successo, dunque; e non stupisce che molte offerte di telefonia mobile spesso offrano l’abbonamento scontato a un servizio audio, come ad esempio Eolo Più con Spotify lo scorso anno od oggi Vodafone Entertainment con Audible; in ogni caso, su SOSTariffe.it si possono sempre trovare le offerte “bundle” dei maggiori operatori e confrontarle tra di loro.
Dimensione audiolibro: oltre un miliardo di ricavi
A proposito di Audible, è il caso di parlare anche dell’altra metà del cielo riguardo ai contenuti audio non musicali, e cioè gli audiolibri, sempre più apprezzati pure in un momento storico in cui l’editoria sembra non potersi più riprendere dalla crisi. Qui il report da leggere è quello recentissimo di data.ai, che mostra come Audible abbia raggiunto un risultato notevole nel mercato digitale. Da quando è stata lanciata, più di un decennio fa, l’app mobile dell’azienda (di proprietà, com’è noto, di Amazon) è entrata nell’esclusivo club delle app che hanno generato oltre 1 miliardo di dollari in spesa dei consumatori a livello globale. Questo traguardo, raggiunto attraverso l’App Store di Apple e Google Play, colloca Audible tra le prime 30 app in termini di generazione di ricavi, sui tanti milioni disponibili su queste piattaforme.
Questo 2023 è stato un anno da ricordare per Audible, con circa 425 milioni di dollari di spesa dei consumatori a livello mondiale su mobile, che si concretizza in una solida crescita anno su anno del 24% rispetto al totale del 2022. Queste cifre non sono solo una testimonianza della popolarità dell’app, ma anche delle sue strategie in evoluzione nella monetizzazione delle piattaforme mobili. Il successo di Audible non riguarda solo i ricavi; l’app si classifica anche alta in termini di download e tempo trascorso tra le migliori app di audiolibri a livello globale, mantenendo la prima posizione in termini di ricavi.
Il problema (e la soluzione) con Google Play
La navigazione, per Audible, non è sempre stata senza ostacoli e rischi. Nell’aprile 2022 ad esempio è cambiato il modello di ricavi su piattaforma Android. L’aggiornamento ha rimosso la possibilità per gli utenti di acquistare audiolibri individualmente attraverso l’app con una carta di credito, passando a un modello in cui gli abbonamenti e gli acquisti in-app devono essere elaborati tramite Google Play, sottoponendoli quindi alle commissioni della piattaforma. Il cambiamento ha portato a una diminuzione della spesa dei consumatori su Google Play, poiché gli utenti hanno optato per acquistare i titoli direttamente sul sito web di Amazon; in altre parole, sebbene questi acquisti potessero ancora essere riprodotti nell’app, non si riflettevano nei ricavi dell’app su Google Play.
Ciononostante, come mostrano i dati raccolti da data.ai, Amazon non ha smesso di investire nella sua app e nel puntarci, tanto che la spesa dei consumatori su mobile per Audible è inferiore solo a quella per Twitch (che, tra l’altro, è a sua volta un’acquisizione di Amazon). Il totale dei ricavi generati ammonta a circa 1,4 miliardi di dollari, un’altra scommessa miliardaria vinta da Bezos nell’ambito dell’economia mobile e digitale. Con la complicità anche della Gen Z, i cui gusti e le cui abitudini, forse, non sono così semplificabili come si pensava.