La crisi di governo mette a rischio una serie stringente di obiettivi che rientrano nel capitolo del digitale e che mettono in forse la realizzazione di diversi target della digital transformation italiana. Al di là del progetto rete unica, che potrebbe risentire degli scossoni della politica e dei contraccolpi di un eventuale nuovo governo – la data limite entro la quale le parti in causa Tim, Cdp e Open Fiber si sono impegnate a formalizzare il percorso verso la rete unica è il 31 ottobre – vi sono diversi capitoli del digitale in pericolo.
PSN, data center devono essere operativi entro l’anno
In primo luogo, la realizzazione del Polo strategico nazionale (Psn), l’infrastruttura disegnata per gestire il cloud nazionale dei dati più sensibili delle Pa centrali. I data center, assegnati alla cordata Tim-Cdp-Leonardo-Sogei, devono iniziare ad essere operativi entro il 31 dicembre, al netto del ricorso del consorzio uscito sconfitto dalla gara formato da Aruba e Fastweb.
Entro l’anno deve essere operativa 3-I spa
Entro l’anno vanno rese operative anche la nuova società “3-I spa” per le soluzioni software della Pa (con soci Inps, Istat e Inail), istituita dal decreto Pnrr-2, e la Piattaforma digitale nazionale di dati per l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle banche dati degli enti e dei gestori di servizi pubblici.
Operatività dell’agenzia per la cybersecurity
Nel capitolo digitale rientrano, poi, anche gli adempimenti relativi alla cybersecurity e all’operatività della nuova Agenzia che vigilerà su questo settore.
Rete unica, cosa cambia con la crisi di Governo
Un cambio di inquilino a Palazzo Chigi rischia di mettere in stand by la rete unica, fortemente caldeggiata dalla Cdp a trazione governativa. Vedremo come andrà a finire mercoledì, con le comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi alle Camere.
Che ne sarà del progetto rete unica se cade il Governo?
Il mondo del digitale e delle telecomunicazioni attendono con il fiato sospeso.