L’Italia ha bisogno di una rete in fibra ottica FTTH, che sia aperta, neutrale, pubblica e wholesale only non verticalmente integrata. Una rete come questa esiste già, è quella di Open Fiber. La pensa così Beppe Grillo, padre del Movimento 5 Stelle, che ha ribadito la sua idea di rete in una informativa molto dettagliata sul suo sito, dove scrive testualmente che “E’ importante far notare anche che oggi in Italia le competenze per realizzare una rete in fibra sono in Open Fiber e non in Telecom Italia che non lo ha mai fatto”. Un endorsement nei confronti dell’operatore controllato da Cdp e Enel, alla vigilia della presentazione del PNRR da parte del Governo. Il dibattito sulla rete si intreccia con il tema di grande attualità delle aree grigie. Ne abbiamo parlato con Mirella Liuzzi, Deputata M5S in Commissione Trasporti e Tlc della Camera, già Sottosegretario al MiSE nel governo Conte 2.
Leggi anche: Beppe Grillo a gamba tesa su Open Fiber. Guerra ormai aperta fra Tim ed Enel
Key4biz. Cosa pensa dell’informativa di Beppe Grillo? Il PNRR è stato pubblicato, ma la maggioranza non sembra aver trovato una posizione univoca sul progetto di rete del futuro e il Pd è assente dal dibattito.
Mirella Liuzzi. Il tema è straordinariamente attuale, con una tabella di marcia che prevede la programmazione relativa al Pnrr e la presentazione all’Europa del piano aree grigie. Il post pubblicato da Beppe Grillo indica una via sicuramente auspicabile: una rete pubblica, non verticalmente integrata, in fibra. Queste sono le tre basi di partenza che noi abbiamo sempre posto come imprescindibili.
Key4biz. Partendo da questo concetto, come si pone il Governo Draghi, come può muoversi al riguardo di fronte a questo modello auspicato dal M5S?
Mirella Liuzzi. Con il Governo Conte I e II abbiamo tracciato la strada dell’integrazione tra la rete di Open Fiber e la rete di TIM a guida CdP per la creazione di un polo unico delle infrastrutture digitali. Pensiamo che questa strada vada perseguita con ancora più forza alla vigilia della discussione del Piano italiano sul Recovery fund in Parlamento.
Key4biz. Poi?
Mirella Liuzzi. Poi c’è stata la caduta del Governo e quindi le carte si sono nuovamente mescolate, c’è la necessità di capire adesso come il Governo abbia intenzione di gestire le aree grigie. Nelle aree bianche, invece, la situazione è ormai definita: ci sono stati dei bandi vinti da Open Fiber (e questo viene ricordato nel post di Beppe Grillo). Ma sussistono dei ritardi su cui siamo intervenuti lavorando alacremente e in maniera sinergica e puntuale insieme ad Infratel e alla Ministra Pisano, dando inoltre vita a due importanti decreti semplificazioni e a una proficua collaborazione in sede di Cobul (Comitato banda ultralarga).
Key4biz. Che fine ha fatto il Cobul con il Governo Draghi? Con la ministra Pisano c’era e si riuniva una volta al mese.
Mirella Liuzzi. Il Cobul dovrebbe essere sostituito dal Comitato interministeriale sulla transizione tecnologica, ma al momento non è stato ancora convocato né risulta un decreto istitutivo della Presidenza del Consiglio, probabilmente perché prima si ritiene di concludere ed inviare il Pnrr in Europa. Quel che mi preme sottolineare è che nel Cobul era stato fatto un grande lavoro di intermediazione, anche attraverso un dialogo continuo e vivace con la rappresentanza delle Regioni. Rilevante è stata anche la parte relativa alle audizioni, in cui avevamo audito Open Fiber ed altri soggetti. Inoltre, proprio in quella sede, abbiamo modulato i voucher relativi alla prima fase. Adesso ci troviamo oggettivamente in un momento di stallo.
Key4biz. In cosa si concretizza lo stallo attuale?
Mirella Liuzzi. Non si capisce come si voglia procedere nelle aree bianche, dove c’è bisogno di un pressing notevole dal punto di vista dei permessi e della costruzione della Conferenza dei Servizi in ogni regione. Sarebbe certamente un’azione importante per accelerare.
Key4biz. E ancora?
Mirella Liuzzi. In più è cruciale capire in che modo questo Governo intende procedere per le aree grigie. Ed è lì che rientra il dibattito sulla rete unica.
Key4biz. Perché?
Mirella Liuzzi. Se si vuole effettivamente lavorare ad una rete unica si potrebbe comunicare in una maniera diversa all’Europa come si intendano spendere i soldi delle aree grigie. Occorre dipanare le incertezze sul fronte rete unica. Nelle ultime settimane ho sentito le ipotesi più disparate: dal consorzio al co-investimento, alla rete unica soltanto all’ultimo miglio. Ma sussistono delle criticità, ad esempio, quando si parla di consorzio, ci sono sempre delle gare europee da cui non si può prescindere.
Key4biz. Cioè?
Mirella Liuzzi. Le risorse pubbliche rilevanti destinate per la realizzazione delle infrastrutture, non possono che essere assegnate attraverso una gara pubblica mettendo tutti gli operatori italiani ed europei nelle condizioni di concorrere a parità di condizioni. In questo quadro, chiunque può promuovere delle aggregazioni, dei consorzi, delle ATI; soggetti che parteciperanno alle gare così come tutti gli altri interessati.
Key4biz. Beppe Grillo nel suo post non prende in considerazione la possibilità che la compagine azionaria di Open Fiber possa cambiare.
Mirella Liuzzi. L’offerta del fondo australiano Macquarie per la quota del 50% di Enel in Open Fiber è ancora in campo e attendiamo di capire come verrà gestita. Soprattutto rimane da capire l’indirizzo del Governo, perché – lo ripeto – nel Governo Conte 2 un indirizzo c’era. Al momento, questa impronta con il Governo Draghi non c’è ancora.
Key4biz. Perché non c’è una direzione chiara da parte del Governo Draghi sul dossier della rete?
Mirella Liuzzi. Ho come l’impressione che nel Governo ci siano posizioni contrastanti che non contribuiscono a fare chiarezza sul come indirizzare gli investimenti imminenti. Open Fiber chiaramente deve e sta lavorando sulle aree bianche. Però abbiamo il capitolo delle aree grigie che deve essere sciolto il prima possibile, dopo una mappatura che Infratel produrrà a brevissimo e che restituirà il quadro della situazione al 2021 in modo che gli investimenti, com’è giusto, siano basati su una mappa aggiornata. Ecco perché è importante capire qual è l’indicazione di questo Esecutivo, al momento l’assenza di una rotta precisa genera lo stallo a cui assistiamo.
Key4biz. Quale sarebbe la soluzione migliore per lei?
Mirella Liuzzi. L’Ideale sarebbe non duplicare gli investimenti, cosa che purtroppo sta succedendo in quelle aree in cui Open Fiber tende a procedere a rilento. Questo chiaramente è un problema per il “sistema Paese”, non soltanto per il pubblico. Unire le forze servirebbe appunto ad evitare duplicazioni che, in alcuni casi, come nelle aree nere, vanno benissimo, perché dove c’è tanta richiesta di mercato e grandi centri urbani è corretto mettere in gioco diversi investimenti. Ma, in aree medio popolate dove permane un ritardo da parte del concessionario, dobbiamo dare una mano per velocizzare gli investimenti e cercare di non duplicarli.
Key4biz. Quale sarebbe la formula migliore nelle aree grigie? Gare con lotti piccoli?
Mirella Liuzzi. Anche qui ci sono delle idee diverse. Ho letto addirittura l’ipotesi di lotti provinciali. Ma in questo caso sarebbe davvero complicato il lavoro sia di aggiudicazione di questi lotti, sia di stesura di gare da parte di Infratel: si passerebbe da un eccesso all’altro. La soluzione ideale sarebbe una formula intermedia, con lotti macro regionali – 7 o 8 lotti – seguendo l’esempio di quello che è stato fatto per portare la fibra nelle scuole. Se non si arrivasse a un progetto condiviso di rete unica si potrebbe optare per una soluzione di questo tipo.
Key4biz. La rete unica non è un obbligo.
Mirella Liuzzi. No. Diciamocelo. Soprattutto se concepita male e realizzata peggio. Se dobbiamo giungere a una rete unica solo per sbandierarne l’esistenza, ritengo che questo traguardo non risponda a quelle esigenze pubbliche di una rete in fibra che noi come Movimento 5 Stelle vogliamo. A questo punto sarebbe meglio lasciare le cose come stanno.
Key4biz. Con il controllo al 51% di Tim sulla società della rete ci sarebbero problemi di concorrenza in Europa.
Mirella Liuzzi. Immagino di sì.
Key4biz. Però il Governo dovrebbe esprimersi.
Mirella Liuzzi. Sì, esatto. Questa è la cosa che chiedo: o si fa una rete veramente unica, pubblica, neutrale con CdP maggiore azionista, oppure è meglio lasciar perdere perché condizioni intermedie creerebbero nel futuro altri problemi che non ci possiamo più permettere, a maggior ragione dopo gli sbagli commessi in passato. Aspettiamo, ripeto, di capire qual è la strategia del Governo. Abbiamo peraltro fatto un question time sul tema, purtroppo ad oggi senza risposta.
Key4biz. Ma chi si deve esprimere?
Mirella Liuzzi. Credo che a dover tirare le fila debba essere direttamente il presidente Draghi. Il Ministro Giorgetti si è espresso sul tema in audizione, dicendo che la strada da seguire è quella di una rete pubblica e che il Governo dovrebbe risolvere in fretta la questione. La sintesi su un tema così importante di politica industriale e di accesso alla rete per i cittadini, presuppone una voce autorevole e non può essere che quella del presidente del Consiglio.
Key4biz. Ci sono dei riflessi sul Pnrr?
Mirella Liuzzi. Sì, nel Pnrr si nota la mancanza di una posizione univoca sul futuro della rete. Dal punto di vista finanziario siamo arrivati ad una cifra tutto sommato soddisfacente per banda ultralarga e 5G con l’individuazione di obiettivi corretti: 1 giga per 8 milioni di famiglie, imprese ed enti, approccio di neutralità tecnologica e piano scuola per coprire 9000 edifici scolastici.
Key4biz. Però?
Mirella Liuzzi. Però non è chiaro ancora come raggiungere alcuni di questi obiettivi. Mi spiego meglio: nel documento c’è scritto che bisogna incentivare lo sviluppo e la copertura del 5G nelle aree remote, lungo i corridoi di trasporto europeo e i 15.000 km di strade extra-urbane. Va ricordato che l’Italia è stato il primo paese europeo ad assegnare le frequenze 5G e che a fronte di questa concessione, gli operatori hanno già degli obblighi cogenti di copertura: a tre anni l’80% della popolazione e tutti i comuni con più di 30.000 abitanti deve essere coperta dal 5G. In 54 mesi l’obbligo della copertura sale al 99,4% della popolazione nazionale con l’avvio del servizio commerciale. Nel disciplinare della gara, l’obbligo è esteso a 42 mesi non solo per le direttrici stradali, ma anche quelle ferroviarie. Adesso, se l’intenzione del Pnrr è aiutare con incentivi questa copertura, con gare AGCOM vinte e pagate dagli operatori, dove è lo Stato (e non il contrario) ad aver incassato 6,5 miliardi, bisogna fare chiarezza sulle modalità e sulle motivazioni di tale scelta.
Key4biz. È cambiata la visione del 5G?
Mirella Liuzzi. Da sottosegretario al MiSE ho sempre sostenuto e lavorato su programmi ed investimenti ad hoc sul 5G, ma per aziende e pubblica amministrazione, finanziando progetti sui verticali in un’ottica di sviluppo economico di tutto il Paese. Smart city, Industria 4.0, Connected car, eHealth, Agricoltura 4.0: queste sono le attività che vanno incentivate e su cui va fatto un lavoro anche di tipo informativo. Avremmo lavorato anche su frequenze locali per grandi aziende, imprenditori o centri di ricerca locali come fatto in Germania.
Key4biz. Nel Pnrr di Verticali legati al 5G non se ne parla. Si parla invece di 5G per andare a coprire le parti residuali delle aree bianche. Molto diverso.
Mirella Liuzzi. Io non vorrei che si eviti di affrontare un tema complicatissimo e faticoso, relativo allo sblocco dei permessi dei cantieri del dossier BUL, per puntare solo ed esclusivamente sul mobile. In sede di COBUL con la Ministra Pisano, abbiamo fatto grossi passi avanti frutto di un dialogo serrato e di un lavoro importante sulle singole regioni e sui singoli comuni. I numeri ce lo dimostrano: 1.733 comuni in commercializzazione e 2.677 cantieri aperti che porteranno a ulteriori 1.900 comuni nel 2021, due decreti semplificazione, un sito di monitoraggio aggiornato giornalmente per seguire i lavori (bandaultralarga.italia.it) e lo stanziamento dei voucher per la connessione. Lavoro fatto durante il periodo pandemico e con moltissime altre criticità da affrontare.
Il 5G è certamente una leva fondamentale per le aziende, la telemedicina, l’agricoltura di precisione, la gestione delle smart city, ma non si deve distogliere l’attenzione dalla cablatura in fibra per i cittadini italiani.