Non si è spenta nella industry delle Tlc l’eco della gara con fondi del Pnrr per il 5G nelle aree bianche disertata dagli operatori. E’ passato soltanto qualche giorno. Ma a quanto pare, come già accaduto per il bando per le isole minori andato una prima volta deserto e poi ripetuto, il Governo sarebbe intenzionato a riproporre nuovamente la gara per il 5G nelle aree bianche, anche se per il momento non si sa ancora in che termini.
Pnrr, come utilizzare 974 milioni per il 5G?
Quel che è certo è che lasciare intere aree del paese prive di una rete 5G tradirebbe la natura del nuovo standard di comunicazione, una tecnologia nata per essere ubiqua e non a macchia di leopardo.
Sul tavolo restano intonsi 974 milioni di euro, destinati alla copertura 5G di aree bianche. Fondi che in qualche modo vanno usati per portare avanti la digitalizzazione del paese.
Ma cosa è andato storto la prima volta?
Perché gli operatori non hanno partecipato alla gara, che prevedeva il pagamento del 90% della realizzazione delle infrastrutture da parte dello Stato?
Ministro e Infratel stanno valutando se rilanciare la gara cambiando alcune condizioni, ma secondo alcune voci resta improbabile la partecipazione degli operatori dato che i ricavi aggiuntivi sono zero e pertanto qualsiasi investimento avrebbe un ritorno negativo.
Bando non abbastanza attrattivo
Secondo altre voci del settore, il discorso è soprattutto di carattere economico.
Gli operatori non si sono sentiti sufficientemente attratti dal finanziamento.
Si può dire che non era conveniente per gli operatori aderire alla gara.
Ma su quale aspetto l’operatore andrebbe a rimetterci?
Quanto costa realizzare un sito?
Conti alla mano, il costo per la realizzazione di un sito è di circa 100mila euro.
Ed è qui che lo Stato con i fondi del Pnrr avrebbe partecipato con un contributo del 90%, voci di spesa una tantum (90mila euro a sito ndr) che rappresentano di fatto il capex.
Una offerta apparentemente allettante, a prima vista.
Ma allora perché gli operatori non hanno aderito in massa?
In realtà, quello che costa agli operatori sono le spese ricorrenti, cioè gli opex.
Quanto costa mantenere un sito?
Ogni operatore spende in media 20-25mila euro l’anno per il mantenimento di ogni sito. Una spesa ricorrente, anno dopo anno. In soldoni, si spendono circa 10mila euro l’anno di affitto, che possono anche salire a 12mila-15mila euro l’anno a seconda del pregio di dove si trova il sito. Poi bisogna aggiungere i costi dell’energia elettrica (in rialzo con la guerra in Ucraina), i costi di manutenzione del sito.
Ed è così che si arriva a 20mila-25mila euro l’anno.
Ciò significa che nel giro di quattro anni si spendono 100mila euro, che sono di fatto esauriscono il contributo statale del Pnrr.
Come usare invece in modo alternativo i 974 milioni del Pnrr per incentivare gli operatori?
5G, alcune idee per i fondi del Pnrr
In primo luogo, una forma di diluizione se non di cancellazione del canone di affitto del sito d’antenna.
Quando un operatore deve fare un sito, ad esempio, lo si potrebbe considerare come un servizio di pubblica utilità e si espropria il terreno dove si deve fare il sito. E così l’operatore non deve pagare 10-12-15mila euro l’anno di affitto.
Una proposta di buon senso, che potrebbe fare il paio con una seconda proposta: un sostanziale sconto, se non l’abolizione della bolletta energetica degli impianti.
Inoltre, non è detto che tutti i fondi del Pnrr per il 5G debbano andare agli operatori Tlc. Ad esempio, si potrebbe prevedere di darli in parte ad altri player come ad esempio Autostrade per l’Italia e ai concessionari autostradali per realizzare, ad esempio, i siti lungo le autostrade in ottica di smart roads 5G.
Sistemi misti per coinvolgere diversi player
Si potrebbe anche immaginare un sistema misto di partnership fra chi detiene la concessione autostradale e gli operatori Tlc. I concessionari autostradali realizzano i siti lungo la loro rete (torri, tralicci, cavidotti la parte civile) e poi in un secondo momento arrivano gli operatori (Vodafone, Tim, WindTre, Iliad) e mettono gli apparati. Già così, in questo modo, si potrebbe risparmiare la metà del prezzo.
Ad esempio, Autostrade ha centinaia di pali lungo la propria rete viaria. Lo stesso vale per i tralicci e gli archi autostradali. Se questi asset fossero messi a disposizione gratis degli operatori, aiuterebbe a realizzare le coperture 5G lungo le autostrade. Se Autostrade mettesse a disposizione anche la fibra ottica, di cui dispone, si potrebbe ragionare su un affitto gratuito agli operatori, chiaramente rimborsato dallo Stato con i fondi del Pnrr a prezzo di mercato.
In questo modo si potrebbero realizzare i siti lungo le autostrade, ad esempio.
Avendo più tempo a disposizione il Governo potrebbe anche considerare la creazione di una rete di proprietà pubblica da dare in concessione (come nel caso di Open Fiber sul fisso nelle aree bianche) ma siccome quelle risorse vanno aggiudicate entro il 30 giugno il tempo stringe.
Vedremo.