Il mezzo flop del bando di gara con i fondi del Pnrr per la copertura in 5G delle aree bianche del paese, andato deserto, chiama inevitabilmente in causa il Governo.
Cosa non ha funzionato?
Il Governo se l’è chiesto?
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Serve una politica industriale sul digitale
Quello che emerge è la mancanza di una politica industriale del paese, in grado di gestire il tema della digitalizzazione del paese a partire dall’annoso problema del digital divide.
E dire che fra smart working e didattica a distanza la pandemia ha fatto toccare con mano i benefici delle reti e della connettività.
Banda ultralarga infrastruttura strategica, alla stregua di un bene pubblico come l’acqua?
Così cresce il digital divide
Magari. Ma non per tutti quei piccoli comuni in zone remote che sono rimasti tagliati fuori dalla copertura 5G, un discrimine che getta un’ombra sulla reale capacità del nostro paese di stare al passo con lo sviluppo economico e digitale in atto dappertutto a livello globale. Per non parlare dei danni al turismo.
Ma quindi cosa è successo?
Le ragioni degli operatori
Quel che si può intuire, è che gli operatori non abbiano voluto aderire alla gara con i fondi del Pnrr, perché a loro dire il bando non era attrattivo e non aveva orizzonti di ritorno dell’investimento, anche in presenza di un sostegno pubblico fino al 90% della spesa.
Il che è legittimo, dal punto di vista imprenditoriale di un’azienda privata, ma non basta dal punto di vista dello Stato che ha il compito di lo sbarco in rete di tutti i cittadini, anche quelli che vivono nel più sperduto dei paesi montani.
I problemi sono quelli noti di una industry in contrazione, già espressi dagli operatori in più occasioni: il costo elevato delle rate per le frequenze 5G; i limiti elettromagnetici troppo bassi rispetto alla media Ue, che ostacolano la realizzazione delle reti così come l’ostracismo di diversi comuni, anche se le cose sono molto migliorate negli ultimi mesi.
Rischio 5G a macchia di leopardo
Il rischio di un 5G a macchia di leopardo nel paese, con aree metropolitane coperte e zone periferiche prive di connessione ultraveloce, accentua una situazione di digital divide che con lo sviluppo tecnologico galoppante che stiamo vivendo, diventa ancor più dannoso. E possibile fonte di spopolamento anche in era di South working.
Come promuovere la digitalizzazione della PA, senza l’accesso universale all’ultrabroadband da parte dei cittadini?
Quello che doveva essere un contributo alle aziende è diventato di fatto un investimento da parte degli operatori, che già da tempo lamentano le stringenti scadenze di pagamento delle rate per l’asta frequenze 5G entro settembre.
Un miliardo da recuperare al digitale
C’è da capire a questo punto come si vorrà o si potrà muovere il Governo per recuperare i fondi non utilizzati del Pnrr per il 5G. Un miliardo che rischia di andare perduto alla causa del digitale.
Quali sono i termini entro cui usare i fondi?
Quali sono i margini di manovra con la Commissione Ue per ridefinire la destinazione d’uso di questi fondi?
Sarebbe utile saperlo in modo trasparente. Tanto più che, invece, una seconda gara del Piano Italia 5G per la rilegatura delle stazioni radio base esistenti è andata a buon fine, così come la gara Italia a 1 Giga.
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Marco Bussone (Uncem) appello al ministro Colao: ‘Evitare nuovi divari’
Nel frattempo, è arrivato l’appello del presidente dell’Uncem, Marco Bussone: “Non possiamo accettare che vengano tagliati fuori i nostri territori. Uncem chiede al Ministro Colao un immediato intervento per evitare che questo mancato impegno degli operatori si traduca in nuovi divari“, dice Bussone.
Dopo il caos che i Comuni continuano a vivere sul Piano Banda ultralarga in corso, drammaticamente inefficace per colmare i divide e in un ritardo assurdo, ora non possiamo subire conseguenze negative rispetto al 5G e alle reti mobili.
Il Ministero dell’Innovazione, il MISE e Palazzo Chigi trovino una soluzione per dare a tutto il territorio le adeguate soluzioni tecnologiche infrastrutturali, compresi 5G e 6G. Siamo già in ritardo. Eccessivo ritardo, a danno dei Comuni e delle comunità che risiedono nei territori montani, rurali, interni d’Italia. Non è questo il PNRR che vogliamo e che possiamo permetterci“, conclude.
Pnrr, Cgil: ‘Gara 5G deserta, Governo trovi modo per connettere tutto Paese’
“Anche la gara da 1 miliardo finanziata dal Pnrr per coprire con il servizio di telefonia 5G le aree bianche, quelle ‘a fallimento di mercato’, è andata deserta. Nonostante il contributo pubblico, gli operatori di tlc non intendono impegnarsi in zone periferiche da cui trarrebbero pochi profitti. È inaccettabile: il Governo trovi una modalità per connettere tutto il Paese”. Così il segretario confederale della Cgil Emilio Miceli commenta l’esito di una delle due gare per le reti di quinta generazione previste nell’ambito del piano Strategia Italia Digitale 2026.
“Questo – sottolinea– a poche settimane dalla proroga subita dai bandi di gara per le reti 5G e dopo il rinvio dei termini per quelle legate ai piani Sanità e Scuola connessa, avvenuto per ben due volte. La sensazione, lo abbiamo già ribadito, è che ciò sia dovuto al fatto che si è scelto di trattare la rete di telecomunicazione, struttura portante dell’intero impianto contenuto nelle missioni del Pnrr, come fosse un’opera pubblica ‘inerte’, ignorando il fatto che per connettere il Paese, da nord a sud, dalle aree interne alle isole, non è sufficiente posare i cavi per poi metterli a disposizione del mercato”.
Per Miceli “il risultato è ancora una volta evidente: nonostante nel caso del 5G il contributo pubblico arrivi addirittura al 90% (per un valore massimo di 974 milioni di euro), gli operatori di tlc hanno abbandonato l’idea di partecipare e deciso di non impegnarsi per coprire zone del paese periferiche, da cui sarebbe difficile ottenere ricavi e profitti. A quanto sembra – aggiunge – il Governo intende dirottare le risorse verso altri progetti”.
Interrogazione della Lega
“Una delle due gare per le reti 5G finanziate dal Pnrr è andata deserta. Per i 6 lotti non è pervenuta alcuna offerta entro la data limite del 9 maggio. Eppure le condizioni per gli operatori apparivano fortemente favorevoli: la Commissione europea, infatti, aveva previsto un limite per l’incentivo pubblico di ben il 90%. Non si può permettere che interi territori vengano tagliati fuori dalla copertura della banda larga perché troppo importante per l’innovazione del nostro Paese. Per questo la Lega chiede al ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Colao e a Infratel di riferire in commissione Trasporti al fine di un immediato intervento per evitare che la gara a vuoto porti a nuovi divari territoriali, nonché a un mancato uso di risorse a disposizione dell’Italia”. Lo affermano i deputati della Lega in commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni Elena Maccanti (Capogruppo), Giuseppe Cesare Donina, Ketty Fogliani, Domenico Furgiuele, Antonietta Giacometti, Edoardo Rixi, Giovanni Tombolato, Federica Zanella e Adolfo Zordan.
5G: Paita (Iv), esito gare preoccupante
“L‘esito della gara per le antenne 5G nelle aree bianche e’ per noi esito di notevole preoccupazione”. Lo dichiara Raffaella Paita, presidente della Commissione Trasporti della Camera, a proposito delle due gare di ieri per le reti 5G nelle bianche finanziate attraverso il Pnrr. “L’insuccesso a cui sono andate incontro le gare rischia di rappresentare un grave ostacolo sia rispetto all’attuazione del Pnrr che rispetto al raggiungimento dell’obiettivo di colmare il divario infrastrutturale tra le varie aree del Paese. Chiediamo per questo al ministro per l’Innovazione tecnologica Colao di aiutarci a capire i motivi delle difficoltà riscontrate nelle gare, anche al fine di individuare delle possibili soluzioni”, conclude.