In oltre il 40% dei casi i soggetti attuatori del PNRR, vale a dire i Comuni, sono stati costretti a fare ricorso a proprie disponibilità per assicurare l’avanzamento della spesa. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto semestrale della Corte dei Conti, citato oggi in un articolo di ItaliaOggi che mette in luce le difficoltà finanziarie dei Comuni, che devono fare i conti con i ritardi di pagamento del MEF e degli altri ministeri che mettono in difficoltà gli enti locali a loro volta corto di liquidità ma costretti ad anticipare di tasca propria i fondi per i progetti del PNRR.
Sistema Regis complesso
Sul banco degli imputati è finito il sistema Regis, il cervellone della Ragioneria Generale dello Stato che funge da centrale di smistamento dei fondi e di monitoraggio delle rendicontazioni da parte dei comuni. Sistema alquanto rigido, anche a fronte di rendicontazioni incomplete e dati imprecisi che automaticamente bloccano l’erogazione dei fondi.
Emblematico il caso di Marzabotto (Bo), che anticipando i fondi per il Pnrr ha azzerato completamente le casse comunali andando in crisi di liquidità nel 2023.
Il tutto a causa di “intempestività delle erogazioni da parte del ministero” che ha mandato in crisi il Comune giudicato quindi incolpevole da parte della Corte dei Conti dell’Emilia Romagna, aggiunge ItaliaOggi.
Anticipazione passata dal 10% al 30%
Il decreto legge Pnrr quater (dl n. 19/2024) ha portato dal 10% al 30% la quota parte di anticipazione sui fondi del Pnrr, ma per i Comuni che già l’hanno ottenuta l’integrazione della tranche mancante non è automatica. Il che rende comunque le cose alquanto farraginose perché i Comuni devono farne richiesta con tutti i crismi.
L’integrazione verrà poi concessa soltanto in base allo stato di avanzamento del progetto riscontrato sul sistema Regis, in presenza di tutti i dati necessari e aggiornati da parte del soggetto attuatore.
Bussone (Uncem): ‘Comuni troppo spesso senza ossigeno’
Nei giorni scorsi il presidente dell’Uncem (Unione nazionale comuni ed enti montani), Marco Bussone, è tornato a lanciare l’allarme. “È come una crisi sullo Stelvio o sul Colle delle Finestre. Rimani senza ossigeno. Sta succedendo troppo spesso, in troppe situazioni. I comuni devono pagare le imprese, le vogliono pagare. Ma se poi non hanno in fretta indietro dallo Stato le risorse economiche spese, con un buon flusso di cassa, veloce e certo, non si va avanti. Tutto si blocca. Succede in moltissimi enti locali. E lo abbiamo detto agli ultimi due governi”.
Una soluzione potrebbe essere un maggiore coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti che già eroga finanziamenti per il Pnrr ma potrebbe essere azionata con un fondo rotativo. Oppure, come si chiede da più parti, con un prestito a tasso zero almeno del 50 o 60% dell’opera realizzata con il Pnrr.
Se i comuni tardano a pagare i fornitori rischiano grosso, anche se le lungaggini dipendono da altri e in particolare dai ministeri in 4 casi su 10, come attestato dalla Corte dei Conti. Il tema è alquanto delicato per i severi e rigidi sistemi di controllo delle milestones. Ma i rimborsi delle rendicontazioni a quanto pare sono in stallo.