Key4biz

Pnrr. 1,8 miliardi di euro per le smart city, come gestire gli interventi? Intervista a Carlo Ratti: “Abbiamo bisogno di masterplan digitali”

smarter Italy

399 interventi di riqualificazione e rigenerazione nelle periferie delle grandi città

Migliorare le grandi periferie delle aree delle Città Metropolitane attraverso l’offerta di nuovi servizi per i cittadini e un diffuso piano di interventi di riqualificazione e rigenerazione, da effettuarsi attraverso i Piani Urbani Integrati (PUI). Dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) arrivano i finanziamenti per la trasformazione delle periferie delle città in cui, secondo l’Istat, vive in media più di un italiano su tre.

Invitalia ha pubblicato 4 procedure di gara per l’aggiudicazione di accordi quadro multilaterali per un massimo complessivo di oltre 1,8 miliardi di euro, per affidare i servizi tecnici e i lavori necessari a realizzare 399 interventi in 13 Città metropolitane, che sono Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia e Palermo.

Si va dall’affidamento di lavori e servizi per la ristrutturazione, la manutenzione e la rifunzionalizzazione ecosostenibile di strutture edilizie pubbliche esistenti, sì legge nel comunicato dell’Agenzia, alla rifunzionalizzazione ecosostenibile di aree e spazi pubblici; dai lavori per il restauro, la ristrutturazione, la manutenzione e la rifunzionalizzazione ecosostenibile di strutture edilizie pubbliche esistenti ai lavori di ingegneria e architettura per la realizzazione di interventi afferenti alla mobilità, inclusa quella ciclabile.

Si torna a parlare di smart city in Italia, ma con quale approccio? Le sappiamo progettare? Sappiamo governare la trasformazione?

Ratti: “Pianificare fin da subito la gestione degli interventi nel tempo

Carlo Ratti

Abbiamo chiesto a Carlo Ratti, architetto e ingegnere, docente presso il Massachusetts Institute of Technology di Boston, negli Stati Uniti, dove dirige il MIT Senseable City Lab, se oltre le risorse finanziarie da mettere sul piatto non ci sia, in realtà, da capire qualcosa in più sul disegno complessivo della città che si ha in mente prima di parlare di smart city.

Ho sempre provato una certa allergia verso l’etichetta “smart city”, a suo modo riduttiva e limitante. Preferisco parlare di “senseable city”: una città sia “capace di sentire” attraverso sensori digitali sia “sensibile” rispetto ai bisogni dei suoi cittadini. Detto questo, per rispondere alla domanda, proverei a fare un passo indietro”, ci ha detto Ratti.

Negli ultimi due decenni le tecnologie digitali hanno trasformato la nostra vita quotidiana: il modo di lavorare, comunicare, spostarsi, incontrarsi, ecc. In maniera analoga, oggi siamo agli albori di una nuova rivoluzione. Internet sta entrando nello spazio fisico – lo spazio delle nostre città, in primo luogo – e si sta trasformando nel cosiddetto “Internet of Things”, Internet delle cose – ha aggiunto l’architetto – portando con sé nuovi modi in cui interpretare, progettare e abitare le nostre città. La tecnologia diventa così radicata nell’ambiente fisico da potere “recedere sullo sfondo delle nostre vite”, come aveva pronosticato Mark Weiser, un grande informatico americano degli anni Novanta del Novecento. La “smart city” non è altro che il risultato di questo processo di evoluzione tecnologica”.

Legare l’evoluzione tecnologica alla sostenibilità ambientale

Aggiungo poi un altro elemento. Se dovessi pensare a una specifica sfida per il futuro, la legherei ai modi in cui le nuove tecnologie possono aiutarci a contrastare il cambiamento climatico – o perlomeno, a contenerne gli effetti negativi già evidenti. In questo senso, è positivo come le nuove gare, che formano l’ossatura dei Piani Urbani Integrati (PUI) rivolti alle periferie delle maggiori città italiane, leghino in modo inscindibile proprio i due aspetti che citavo: l’evoluzione tecnologica da un lato, l’imperativo della sostenibilità ambientale dall’altro. L’unico consiglio che mi permetterei di dare – ha precisato Ratti – è pianificare fin da subito la gestione di questi interventi nel tempo. Il rischio degli investimenti nel software urbano è che poi quest’ultimo non venga fatto funzionare a dovere – soprattutto in un Paese come l’Italia che, come scriveva Leo Longanesi, “alla manutenzione […] preferisce l’inaugurazione””.

Inventare masterplan digitali

Le procedure di gara aperte, ideate proprio per accelerare i processi attuativi degli interventi, consentiranno alle città di avviare progetti di rifunzionalizzazione di edifici, aree e spazi pubblici, progetti per favorire la mobilità, in chiave di sostenibilità ed efficienza, ma certo la parte difficile del cambiamento sta proprio nella capacità di gestire il cambiamento stesso.

Ci sono i dati che ci consentono di ripensare le nostre città, per renderle più sostenibili e più efficienti, con i numeri che ci permettono di progettare meglio gli interventi e di condividere le strategie, ma al centro della trasformazione urbana c’è sempre l’uomo e il suo abitare, lo sfondo su cui si innestano le tecnologie.

Il PNRR è uno strumento importante, ma non è comunque sufficiente a risolvere le grandi sfide delle nostre città. A mio avviso – ha spiegato Ratti – e qui ritorno su una riflessione che avevo condiviso alcuni mesi fa con i membri dell’ANCI, l’associazione dei comuni italiani – credo sia il momento ideale per innovare gli strumenti di gestione urbana. Abbiamo bisogno di inventare “masterplan digitali”: piani regolatori relativi non tanto alla città costruita, quanto alla sua gestione”.

Le criticità legate ai progetti smart city nel nostro Paese

Complessivamente, il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha destinato al capitolo smart city più di 10 miliardi di euro in ottica di rigenerazione urbana, digitalizzazione e transizione sostenibile delle città. Lo ha spiegato proprio stamattina il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in occasione di un evento di settore. Un po’ in tutte le missioni di cui si compone il Piano, comunque, ci sono voci correlate al concetto di smart city, che vanno dall’efficienza energetica degli edifici alla mobilità alternativa, condivisa, as-a-Service ed elettrica, fino alle smart grid, alle reti di nuova generazione e ai trasporti pubblici locali.

Nel tempo, attorno al paradigma smart city, si sono accumulate molte criticità, che spesso non sono state affrontate a dovere, con ripercussioni gravi sugli stessi processi di cambiamento e trasformazione, come la cronica carenza di competenze, la mancanza di personale tecnico e amministrativo formato in grado di gestire gli interventi, la complessità burocratica dei piani, la difficoltà di coordinamento tra gli attori in campo, le nascoste quanto determinate resistenze interne, la difficoltà di lavorare sui progetti.

Exit mobile version