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PNRR, Colao ‘Connettere tutti entro il 2026. Soluzione rapida su rete unica’

Connettere tutti cittadini a banda ultralarga ad altissima velocità entro il 2026 (e non il 2030, come richiesto dalla Commissione Ue nel Digital Compass 2030 presentato la scorsa settimana), lasciando agli operatori la libertà di scegliere la tecnologia migliore da utilizzare, tra fibra fino alle case (FTTH) e 5G. E ancora, una soluzione rapida dello stallo della rete unica, “che garantisca una rapida ripresa delle attività di cablatura e/o di copertura via radio delle zone interessate. Non possiamo permetterci di stare in una situazione di attesa che rischia di condizionare i piani (e quindi i tempi) di copertura delle reti a banda ultra larga finanziati con risorse del Pnrr”. Sono questi i  punti centrali dell’audizione del ministro per l’Innovazione e la Transizione digitale Vittorio Colao nelle commissioni riunite Trasporti della Camera e Bilancio, Lavori pubblici e Politiche Ue del Senato sul Pnrr sottolineando che gli effetti della “cosiddetta ‘operazione rete unica’”, possono “incidere sui tempi e sulle modalità di sviluppo della banda ultra larga”. E per questo la situazione va risolta in tempi rapidi, perché “non possiamo più permetterci ritardi” nel processo di digitalizzazione.

Di seguito l’intervento integrale del ministro in audizione PNRR, Colao: “Più di 40 miliardi per la trasformazione digitale”. Il testo integrale dell’audizione

La prima bozza del Pnrr prevede 4,2 miliardi di euro per banda ultralarga, 5G e satellite. Il ministro assicura che i fondi saranno “sensibilmente” aumentati.

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Perché questa accelerazione?

Una accelerazione impressa dal ministro al processo di copertura che rischia di andare, almeno in parte, a scapito della chiarezza degli obiettivi finali da raggiungere, che prevedono una copertura in fibra FTTH come soluzione privilegiata per la gigabit society e in alternativa l’Fwa. Considerare il 5G come tecnologia complementare, alternativa se non proprio ancillare rispetto alla fibra è una novità che rischia di confondere le acque. E’ pur vero che il Digital Compass 2030 della Commissione Ue mette fibra e 5G sullo stesso piano come reti ultraveloci (Vhcn). Ma è vero anche che le coperture fisse sono quelle prescritte dal piano Bul, con l’aggiunta dell’Fwa laddove la fibra non possa arrivare.

Un’accelerazione, che rasenta la fretta, riscontrata anche nell’urgenza di risolvere il nodo rete unica senza che sia ancora chiaro come.

Rivedere modello di copertura

“Per velocizzare la copertura con reti a banda ultralarga di tutto il territorio va rivisto il modello seguito fino ad oggi, ponendosi l’obiettivo concreto di connettere tutti entro il 2026 (non il 2030) con connessioni ad altissima velocità, lasciando agli operatori la libertà di scegliere la migliore tecnologia – ha detto Colao – In questa ottica le tecnologie radio possono (e devono) essere utilizzate laddove la fibra non arriva o non riesce ad arrivare, così come dobbiamo favorire un rapido investimento nello sviluppo delle reti 5G. Dobbiamo infatti assicurarci di cogliere appieno la rivoluzione del 5G e della banda ultralarga mobile. Sarebbe economicamente penalizzante e io credo anche socialmente inaccettabile se realtà produttive e lavorative che operano in zone meno centrali del nostro Paese non potessero accedere alle opportunità di automazione e remotizzazione a bassa latenza che queste tecnologie consentono già ora”.

La Commissione Ue: “Fibra FTTH o FTTB in tutte le case entro il 2030”

Serio problema di copertura in Italia

“E’ noto come ha anche ricordato il ministro dello Sviluppo economico che abbiamo un serio problema sul territorio di copertura con le reti a banda ultrarga. Ad oggi la copertura in Ftth raggiunge poco meno del 34% delle famiglie italiane. Il problema non riguarda solo l0infrastrutturazione ma anche l’adozione dei servizi di accesso ad internet”, ha detto Colao.

“Nel 2020 risultano esserci 10 milioni di famiglie italiane, 39% del totale che non hanno attivato offerte di accesso a Internet su rete fissa e inoltre 5,5 mln di famiglie, il 21% del totale che usufruiscono di servizi su rete fissa con velocità inferiore ai 30 Mbps non usufruiscono di servizi di rete fissa o non hanno una connessione fissa a banda ultralarga. É inaccettabile, la rete è essenziale. Esclusione vuol dire privare dell’ugulaglianza sostanziale e delle opportunità “Bisogna velocizzare la copertura con reti a banda ultralarga, va rivisto modello adottato fino ad oggi ponendoci l’obiettivo concreto di connettere tutti entro il 2026. Non 2030 ma 2026 lasciando agli operatori la libertà di scegliere la migliore tecnologia”, ha aggiunto Colao. 

Misure di semplificazione per le reti

“Le misure di finanziamento delle reti e di stimolo all’infrastrutturazione devono essere accompagnate anche da misure che rendano piu’ rapida e agevole la posa delle infrastrutture, da adeguate garanzie di investimento e di tempi certi per lo Stato, e da misure che stimolino l’effettiva adozione dei servizi da parte delle famiglie e delle imprese. Stiamo quindi considerando ulteriori misure di semplificazione e revisione del quadro regolatorio per accelerare le procedure e migliorare tempi e modalità realizzative per le infrastrutture di rete, fisse e mobili”, ha detto Colao. “Tra le varie misure allo studio, stiamo valutando l’introduzione di una norma che preveda che i soggetti che intendano realizzare investimenti privati in aree specifiche possano farlo attraverso un formale impegno da sottoscrivere con lo Stato. Questo faciliterebbe una più accurata e certa pianificazione degli investimenti pubblici in aree a fallimento di mercato. Infine, stiamo individuando le misure più idonee per sostenere la domanda, così da garantire che famiglie ed imprese effettivamente utilizzino e offrano servizi digitali”, ha concluso. 

Rete unica, ‘Superare impasse, altrimenti piano B’ 

Il dossier Rete unica va sbloccato in fretta, “questa situazione non deve determinare inefficienza, non dobbiamo diventare incapaci di realizzare il piano a causa di questa situazione. Se vogliamo essere in testa al gruppo anche solo perdere un anno non ce lo possiamo permettere”, ha detto Colao rispondendo alle domande di deputati e senatori e contemporaneamente “lavoriamo su un piano B che è spingere su 5G e Fwa e favorire aggregazioni commerciali e tecniche in grado di superare l’impasse”. “Cdp può avere un grande ruolo per arrivare alla copertura al 2026” conclude, strumenti e forme societarie si possono studiare.

Mappatura non solo fibra ma anche 5G

Colao ha assicurato che sarà fatta partire “in fretta la mappatura, in trasparenza, e dobbiamo accelerarla anche sul 5G. Ad oggi non sappiamo il piano degli operatori. Dobbiamo prevedere una copertura a 1 giga e lasciare agli operatori la scelta tecnologica.

Con il 5G si possono fare tante cose in aree meno dense e le possono fare gli operatori con accordi, come vogliono, e si possono fare cose molto performanti e questo porterà a fare aree più piccole e ad operatori che sono molti interessati a aree più piccole”. Colao ha poi ribadito la necessità di “semplificare le procedure per gli scavi e per il rilascio dei permessi delle antenne. Dobbiamo arrivare a 60 giorni, per i comuni più piccoli a 9 giorni non 210 o 220 giorni che la media attuale”. 

Pnrr, 40 miliardi destinati alla transizione digitale

Le risorse destinate alla trasformazione digitale saranno considerevolmente di più rispetto ai 40 miliardi destinati al Recovery plan italiano pari al 20% che come base il Netx generation Eu assegna ai progetti di innovazione digitale, ha detto Colao. S tratta di “una grande occasione di crescita, di innovazione, di occupazione e accesso all’arte e alla cultura. L’Italia deve cogliere questa opportunità senza esitazione e innovazione”, ha detto Colao. “Come illustrato da Draghi la transizione digitale e’ centrale nella missione del governo. Stiamo gestendo alcune iniziative direttamente e altre coinvolgono diversi ministeri.

Stiamo coordinando molti progetti con ottimizzazione della spesa. Una parte importante saera’ il sostegno ai cittadini per l’educazione digitale perche’ oggi questa partita devono poterla giocare tutti”, ha detto Colao. Il Next gneration Eu prevede che “almeno il 20% sia destinato alla trasformazione digitale, circa 40 miliardi ma la cifra sarà considerevolmente superiore se si includono gli interventi parzialmente digitali” come progetti in sanità, formazione o mobilità.

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