Macron sfida Trump: “Plug, baby, plug!”
La grandeur francese passerà anche per l’intelligenza artificiale (AI). Il summit di Parigi partito ieri, in fondo, a questo serviva. Nel suo discorso di chiusura del primo giorno di incontri, il Presidente Emmanuel Macron ha lanciato la Francia come Paese leader in Europa in questa tecnologia e per due motivi ben precisi: “possiamo contare su investimenti massicci ed energia a basso costo”.
La sua affermazione faceva riferimento ai piani di investimenti pluriennali del Paese per 109 miliardi di euro, di cui 50 miliardi di euro dagli Emirati Arabi Uniti, per la costruzione di un nuovo campus per data center, e 20 miliardi di euro dalla società canadese Brookfield, per sostenere lo sviluppo dell’infrastruttura IA in Francia.
A cui si aggiungono i 2,5 miliardi in cinque anni per dar vita al fondo di investimento no-profit chiamato Current AI, con l’obiettivo di promuovere progetti di IA di interesse pubblico.
Una sfida diretta a Trump e al progetto Stargate per la supremazia tecnologica americana, che si fa forte del nuovo annuncio della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, del piano a sostegno dell’AI europea da 200 miliardi di euro: “InvestAI”.
Dichiarazione di Parigi per un’AI inclusiva e sostenibile, USA e GB non firmano
Come primo risultato gli Stati Uniti non hanno voluto firmare la Dichiarazione del vertice di Parigi sull’intelligenza artificiale “inclusiva e sostenibile”, che invece ha incassato il sostegno di 60 Paesi, tra cui Cina, India, Giappone, Australia e Canada.
Le motivazioni le ha date direttamente il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, alla sua prima uscita internazionale di un certo livello, quando salendo sul palco del Grand Palais (qui il video) ha criticato il documento per “l’eccessiva regolamentazione” della tecnologia da parte dell’Europa, mettendo anche in guardia dal cooperare con la Cina.
Un affronto e uno sgarbo istituzionale verso Bruxelles, che ha visto anche la Gran Bretagna non apporre la firma alla Dichiarazione (accusata per questo di allineamento a Washington). Il portavoce ufficiale del primo ministro britannico ha spiegato garbatamente che la Francia è uno dei partner più stretti del Regno Unito in materia di intelligenza artificiale, ma che il governo di Londra “sottoscriverà solo iniziative che siano nell’interesse nazionale del Regno Unito”.
Il Regno Unito ha comunque aderito alla Coalizione per un’intelligenza artificiale sostenibile del summit e ha sostenuto una dichiarazione sulla sicurezza informatica.
Nucleare vs combustibili fossili
Dal punto di vista energetico, invece, la Francia gode di una capillare rete di centrali nucleari che generano energia elettrica a basso costo. “La Francia produce più elettricità di quanta ne consumi – ha osservato Macron – il che la rende una destinazione attraente per le aziende di IA ad alta intensità energetica”.
Tutto questo, ha sottolineato il Presidente francese: “ci farà andare veloci, molto veloci”. Il Paese si è preso la responsabilità di sfornare a breve 100.000 nuovi esperti in questo settore.
Poi è arrivato lo slogan politico, immancabile ormai in questi ultimi anni. Dopo l’ormai celebre “Drill, baby, drill”, usato in campagna elettorale da Donald Trump, per portare dalla sua la ricca e influente lobby dei combustibili fossili americana, Macron ha risposto con “Plug, baby, plug!”, per ricordare che in Francia, per i motivi sopra esposti, non serve trivellare il suolo alla ricerca di inquinanti idrocarburi, basta attaccare una spina e corrente a basso impatto ambientale alimenterà ogni data center e apparecchiatura.
Macron propone la “strategia Notre-Dame” e mette all’angolo l’AI Act. Le regole rallentano?
Un vertice di Parigi, in corso anche oggi, che non è una celebrazione della forza e capacità tecnologica europea, tutt’altro, semmai il contrario, suona più come “un campanello di allarme”, ha precisato Macron, perché l’Unione deve fare molto di più se vuole raggiungere e consolidare autonomia e leadership in questo settore così strategico per la crescita economica futura.
Bisogna correre, però, andare veloci, come ha sottolineato l’inquilino dell’Eliseo. In questo quadro il riferimento diretto è all’AI Act europeo, un imponente impianto regolatorio finalizzato a guidare lo sviluppo sicuro dell’intelligenza artificiale, da molti considerato più come una zavorra, invece che un timone affidabile o in caso ancora di salvezza (per una navigazione sicura, o evitare di andare alla deriva, in questa competizione quasi isterica tra superpotenze o sedicenti tali).
Vance lo ha ricordato senza mezzi termini.
Macron suggerisce a riguardo un nuovo approccio, la “strategia Notre-Dame“, prendendo a modello quello adottato dal suo Paese per la ricostruzione a tempi record della famosa cattedrale parigina in soli cinque anni (dopo il devastante incendio del 2019).
Le trame di Mistral AI
Più che un summit tecnologico sull’AI, o al limite focalizzato sugli sviluppi possibili di questa tecnologia e future applicazioni, il summit parigino è in realtà un palco per le aziende francesi, su tutte il campione nazionale Mistral AI.
La stessa Mistral che un paio di anni fa ha fatto di tutto per indebolire l’AI Act con una potente azione di lobby a Bruxelles. Come documentato dagli osservatori Observatoire des Multinationales e
LobbyControl, la francese Mistral e la tedesca Aleph Alpha hanno sfruttato un accesso privilegiato ai massimi livelli decisionali per contenere l’azione regolatoria europea, facendo leva anche sulla forza persuasiva dei rispettivi Stati.
Serve più Europa, meno protagonismo nazionalista
Il rischio, come ben sappiamo ormai, è rimanere indietro rispetto a Stati Uniti e Cina e subire, non guidare, la corsa tecnologica mondiale del momento. La posta in palio è davvero alta: chi domina la tecnologia dominerà il mondo.
In definitiva, il messaggio che al momento sta arrivando da Parigi è piuttosto ambiguo, o forse no. Da una parte di chiede a tutti di credere di più in un’Europa capace e sicura nell’affrontare la grande sfida dell’innovazione tecnologica e dell’AI, dall’altra, però, si chiede di appoggiarsi alla Francia o di accettare la sua guida, in questi tempi difficili.
Serve più Europa, non c’è dubbio, ma il protagonismo nazionalista non aiuta, soprattutto in un’epoca in cui tutti proclamano di mettere il proprio Paese prima di tutti gli altri.