VINTI
Ormai siamo abituati all’idea che nelle fabbriche ci siano più robot che esseri umani. Probabilmente in futuro tale processo di sostituzione tenderà a crescere, fino alla scomparsa della figura dell’operaio. In Cina, però, la Foxconn sembra voler accelerare sui tempi e presto nei suoi mega impianti di assemblaggio di smartphone, tablet e televisori di nuova generazione compariranno in massa un gran numero di robots.
Secondo quanto pubblicato dal magazine cinese TechWeb e riportato da TechCrunch, l’azienda avrebbe già ordinato oltre 1 milione di macchine automatizzate da sistemare lungo le catene di montaggio dei suoi stabilimenti, nei prossimi anni.
Ogni linea di montaggio occupa al momento 10 lavoratori, l’arrivo delle macchine determinerà il loro licenziamento e parliamo nel complesso di oltre 1,3 milione di impiegati che potrebbero perdere il lavoro da qui a qualche anno.
La Foxconn ha già confermato l’operazione e ogni singola macchina sarà pagata circa 25 mila dollari. La sostituzione umani-robot sarà come detto progressiva, ma irreversibile. Ogni impianto conta centinaia di migliaia di lavoratori e ormai molti di loro, dopo mesi di lotte, hanno cominciato ad avanzare richieste per il miglioramento delle condizioni lavorative, dei dormitori e un aumento degli stipendi. In molti casi strappando all’azienda degli accordi importanti.
Insomma, gli operai anche in Cina si sono organizzati e parlano di diritti del lavoratore, fenomeno che prima, nel grande Paese asiatico, non era proprio così diffuso. Ecco che allora la Foxconn ha ben pensato di eliminare il problema alla radice: via i lavoratori, dentro i robot. Le macchine non chiedono diritti, tutela e soldi, lavorano sempre e senza lamentele.
Secondo alcuni calcoli approssimativi e in difetto, 1 milione di robos potrebbe tranquillamente sostituire quasi tutta la forza lavoro della Foxconn. Un dato strabiliante e allo stesso tempo tragico, perché tutta quella massa di persone tornerebbe sul mercato del lavoro alla ricerca di occupazione, proprio nel momento in cui la Cina sta vedendo la sua crescita strabordante perdere colpi.