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Plastica nel mare, l’Asia è responsabile per l’81%

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L’81% della plastica presente negli oceani deriva dall’Asia, l’8% dall’Africa, il 5,5% del Sud America e il 4,5% dal Nord America, lo 0,4% dall’Oceania.

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L’immagine della plastica nel mare, che galleggia accanto a pesci e tartarughe, è il simbolo di una forma di inquinamento tra le più gravi e, per molto tempo, sottovalutata. Si stima che l’80% della plastica arrivi negli oceani dopo aver prima attraversato i fiumi o direttamente dalle coste. L’altro 20% proviene da resti di attività nei mari (reti da pesca, lenze, ecc…). Ogni anno sono prodotte nel mondo 450 milioni di tonnellate di plastica, di cui otto milioni si riversano negli oceani.

L’81% della plastica presente negli oceani deriva dall’Asia, l’8% dall’Africa, il 5,5% del Sud America e il 4,5% dal Nord America, lo 0,4% dall’Oceania.

Solo lo 0,6% della plastica nei mari arriva dall’Europa

E l’Europa? Quanto impatta il Vecchio Continente nell’inquinamento da plastica? Poco. Infatti appena l’0,6% di inquinamento da plastica deriva dall’Europa.

L’inquinamento dei mari dovuto alla plastica è una questione particolarmente sentita in Europa, dove sono state adottate politiche drastiche per limitare il consumo di plastica e diminuire quindi le probabilità che finisca nei mari. Tuttavia, il fenomeno dell’inquinamento da plastica riguarda soprattutto Paesi che, per conformazione e inefficiente sistema di raccolta dei rifiuti, contribuiscono maggiormente alla presenza di plastica nei mari.

Plastica nel mare, il 36% proviene dai fiumi delle Filippine

Secondo uno studio pubblicato su Science Advances, il 36% del totale della plastica che finisce in un anno negli oceani deriva dalle Filippine. Il motivo è da ricercarsi nella conformazione dello Stato del sud-est asiatico: la maggior parte della popolazione abita vicino alla costa e l’arcipelago filippino è costituito da ben 7.641 piccole isole. La diffusa presenza di corsi d’acqua, unita a un sistema inefficiente di raccolta dei rifiuti, determina le condizioni che rendono le Filippine il principale paese inquinatore dei mari con scarti in plastica. D’altronde, sette dei dieci fiumi ritenuti più responsabili dell’immissione di rifiuti plastici negli oceani si trovano proprio nelle Filippine. Altri due sono in India, al secondo posto della classifica dei paesi che inquinano maggiormente i mari (il 12,9% della plastica arriva da lì) e un altro in Malesia (7,5%).

Nel Mediterraneo finiscono 229 mila tonnellate di plastica all’anno

Si stima che in un anno finiscano nel Mediterraneo circa 229 mila tonnellate di plastica, l’equivalente di 500 container che scaricano quotidianamente il proprio contenuto in acqua. Come nel caso delle Filippine su scala mondiale, in riferimento al solo Mediterraneo oltre la metà di tutta la plastica riversata in mare deriva da soli tre Paesi, a causa anche dell’abbondanza dei propri tratti costieri. Al 32% arriva dall’Egitto, per il 15% dall’Italia e per il 10% dalla Turchia. Tra le prime dieci città più inquinanti del bacino del Mediterraneo cinque sono italiane: in primis Roma (la più inquinante dell’area), oltre a MilanoTorinoPalermo e Genova.

La direttiva sulla plastica monouso

Dal 14 gennaio 2022 è entrato in vigore in Italia il decreto che ha recepito la direttiva SUP (Single use plastic), il provvedimento dell’Unione Europea voluto per ridurre il consumo di prodotti in plastica monouso ed evitare la loro dispersione nell’ambiente e nei mari. Sono stati messi al bando diversi prodotti, come posate, cannucce e bicchieri in plastica monouso. Tra le premesse citate nella normativa, c’è la considerazione secondo cui oltre l’80% dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge europee è in plastica. La direttiva vieta totalmente la commercializzazione di questi prodotti se realizzati in plastica tradizionale (mentre è consentita la vendita fino all’esaurimento scorte). Rispetto a quanto previsto a livello europeo, l’Italia ha recepito la direttiva prevedendo che possano essere messi in commercio prodotti monouso realizzati in materiale biodegradabile e compostabile. Un distinguo che è stato criticato e rischia di costare all’Italia una procedura di infrazione da parte della Commissione europea.

I 10 prodotti in plastica più presenti in spiagge e mari

Gli oggetti in plastica monouso hanno un impatto particolarmente negativo sull’ambiente: hanno una più alta probabilità di finire in mare rispetto ai prodotti riutilizzabili. L’Unione Europea stima che i dieci articoli in plastica monouso ritrovati più di frequente sulle spiagge europee (insieme alle attrezzature da pesca) rappresentino il 70% del totale dei rifiuti marini nel Vecchio Continente.

Si tratta di:

  • Bastoncini di cotone
  • Posate, piatti, cannucce e palette
  • Palloncini e bastoncini per palloncini
  • Contenitori per alimenti
  • Bicchieri per bevande
  • Contenitori per bevande
  • Mozziconi di sigaretta
  • Buste di plastica
  • Pacchetti e involucri
  • Salviettine umidificate e articoli sanitari

Microplastiche in mare: cosa sono?

Il WWF stima siano oltre un milione le tonnellate di plastica attualmente presenti del Mar Mediterraneo. Qui è stato calcolato ci sia una concentrazione tra il 21% e il 54% di tutte le microplastiche globali. Cosa sono le microplastiche? Consistono in frammenti di rifiuti plastici, piccole particelle inferiori ai 5 millimetri, particolarmente inquinanti per gli ecosistemi marini. Le microplastiche sono rilasciate direttamente come conseguenza del lavaggio di capi sintetici, abrasione degli pneumatici dei veicoli o del rilascio nelle acque di prodotti per la cura del corpo. Ma la maggior parte di esse deriva invece dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi, come buste, bottiglie o reti da pesca. Se dovessero essere confermate le proiezioni secondo cui la produzione di plastica nel mondo raddoppierà entro il 2040, di conseguenza la presenza dei detriti dei rifiuti plastici negli oceani quadruplicherebbe entro il 2050.

I dati si riferiscono al 2021

Fonte: Science Advances, WWF, Parlamento europeo

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