La produzione di plastica nel mondo è aumentata di 200 volte dal 1950 ad oggi e nei prossimi dieci anni ci potrebbe essere un incremento produttivo 40 volte più grande. È quanto emerso da uno studio pubblicato dall’Università di Newcastle, secondo cui le politiche fin qui adottate di recupero, riuso e riciclo della plastica non sono sufficienti per affrontare e contenere l’impatto ambientale di questo prodotto e i suoi effetti sulla nostra salute.
La ricerca conferma che “ogni settimana”, tramite cibo e bevande, ognuno di noi ingerisce qualcosa come 1.769 microparticelle di plastica, che sono circa 50.000 particelle di plastica l’anno.
Dal 2000, inoltre, la produzione di plastica è in costante aumento: +4% l’anno.
Il materiale è praticamente ovunque sul pianeta, ha raggiunto ogni luogo, anche i più remoti, ma la cosa peggiore è che le microplastiche sono ormai presenti in ogni elemento naturale: dai vegetali agli animali, dalla terra all’acqua, noi compresi.
Un essere umano non può rimanere senza bere acqua per più di 36 ore circa. Siamo fatti quasi completamente di acqua e ne assumiamo in media un paio di litri al giorno per il nostro sostentamento. Lo studio ha scoperto la presenza di fibre di microplastiche nel 72,2% dell’acqua potabile che beviamo e con cui cuciniamo di tutta Europa.
Plastica è presente sia nelle acque sotterranee, sia in quelle superficiali, nonché nell’acqua imbottigliata.
La plastica, ovviamente, dall’acqua passa anche ai derivati: ad esempio la birra (ne contiene molte di fibre di microplastica), le bevande più diffuse (analcoliche, succhi di frutta, probabilmente anche nel vino), nel pesce (soprattutto crostacei) e nel sale.
Tornando all’acqua potabile, la ricerca dell’Università britannica non lascia dubbi: per ogni 500 ml di acqua potabile, lo studio ha rilevato fibre plastiche nel 72,2% del campione europeo e siamo anche i più fortunati, perché i campioni provenienti dal Medio Oriente (nello specifico il Libano) registrano contaminazione nel 98% dei casi, negli Stati Uniti si parla del 95% (qui lo studio è anche più dettagliato: 90.000 particelle di plastica l’anno ingerite tramite acqua del rubinetto, a cui aggiungere altre 121.000 particelle di plastica provenienti da bevande in bottiglie di plastica), nell’82,4% dei casi in India, l’81% in Uganda, il 79% in Ecuador, il 76% in Indonesia.
A livello mondiale, ogni anno, produciamo 330 milioni di tonnellate di plastiche. Di queste, circa 8 milioni di tonnellate finiscono in mare. Non è immune dal disastro ambientale neanche il Mediterraneo, dove secondo il nostro Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), ogni chilometro quadrato di mare italiano contiene fino a 10 kg di plastica. Nel nostro Paese, attualmente, il 79% della plastica finisce in discarica, il 12% è incenerito e solo il 9% è riciclato.
Un dato che conferma le preoccupazioni dei ricercatori britannici.