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Plastica monouso, dati, spazio marittimo, una sfilza di procedure d’infrazione per l’Italia

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Il Pacchetto infrazioni di maggio

Bruxelles avvia procedura d’infrazione contro Roma sulla plastica monouso

Un mese fa preciso l’Italia celebrava la Giornata mondiale della Terra (Earth Day) 2024, invitando tutti a ridurre di almeno il 60% la produzione globale di plastica entro il 2040. Oggi ci ritroviamo sotto una procedura di infrazione per non aver recepito, o averlo fatto parzialmente e male, la direttiva dell’Unione europea contro la plastica monouso.

La Commissione europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia ( INFR(2024)2053) per non aver recepito completamente e correttamente la direttiva sulla plastica monouso ( direttiva (UE) 2019/904 ) e per aver violato gli obblighi previsti dalla direttiva sulla trasparenza del mercato unico ( direttiva (UE) 2015/1535 )”, si legge sul sito della Commissione.

Un’iniziativa legislativa che Bruxelles considera fondamentale per contrastare la produzione, la diffusione e la trasformazione in rifiuto della plastica monouso. Un materiale che rappresenta una enorme minaccia per la salute umana e dell’ambiente. Ridurne la produzione significa abbattere emissioni di CO2 e favorire la piena transizione verso un’economia circolare.

Il non aver recepito pienamente questa direttiva, secondo Bruxelles, ne limita applicazione ed effetti benefici.

Due mesi per rimediare

l’Italia avrebbe “violato la direttiva sulla trasparenza del mercato unico adottando la legislazione che recepisce la direttiva sulla plastica monouso durante il periodo di sospensione di tre mesi obbligatorio tra la notifica del progetto di regola tecnica e la sua adozione, quando il dialogo con Bruxelles era ancora in corso”.

Di fatto, ora la Commissione invierà a Roma una lettera di costituzione in mora. Il nostro Paese avrà da quel momento in poi circa due mesi per rispondere e colmare le carenze individuate e sollevate da Bruxelles: “In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di emettere un parere motivato”.

Roma deferita alla Corte di Giustizia Ue per mancata attuazione della direttiva pesca

La Commissione ha poi deciso di deferire l’Italia (INFR(2021)2223) alla Corte di Giustizia dell’Unione europea per non aver garantito la corretta attuazione della direttiva che istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo ( Direttiva 2014/89 /UE ).

La direttiva in questione definisce un approccio comune per i paesi dell’Unione per pianificare e organizzare le attività umane nelle aree marine in modo sostenibile.

La corretta attuazione della legge è essenziale per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo.

Processo equo, inviato parere motivato all’Italia

È stato inoltre inviato anche un parere motivato all’Italia ( INFR(2023)2006) per non aver recepito correttamente nella legislazione nazionale la direttiva sul diritto di accesso a un difensore e di comunicazione in caso di arresto ( direttiva 2013/48/UE ).

Il termine ultimo per il recepimento della direttiva da parte degli Stati membri era il 27 novembre 2016.

La direttiva è una delle sei direttive che costituiscono il quadro giuridico dell’UE sulle norme minime comuni per processi equi, garantendo che i diritti degli indagati e imputati siano sufficientemente tutelati rafforza la fiducia degli Stati membri nei reciproci sistemi di giustizia penale e facilita così il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia penale.

Roma invitata a conformarsi alla legge sulla Ue governance dei dati

Infine è stata aperta anche una procedura di infrazione all’Italia e ad altri 17 Stati con l’invito a conformarsi alla legge sulla governance dei dati dell’Ue.

La normativa mira a facilitare la condivisione dei dati tra settori e paesi dell’Ue a vantaggio dei cittadini e delle imprese, con regole per la neutralità degli intermediari di dati che collegano individui e aziende con gli utenti dei dati.

Con la lettera di costituzione in mora gli Stati hanno due mesi per rispondere e colmare le carenze sollevate dall’esecutivo comunitario e in assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato.

In 10 anni abbiamo pagato più di 800 milioni di euro

Secondo il Rapporto annuale della Corte dei Conti dell’anno passato, l’Italia è il Paese che più di altri deve affrontare procedure di infrazione allo stadio avanzato, cioè ormai vicine al sanzionamento.

Negli ultimi dieci anni abbiamo già pagato 830 milioni di euro di multe comminate per il mancato adeguamento alle leggi dell’Unione europea

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