Rifiuti di plastica, emissioni e poco riciclo, così il mondo diventa una discarica
Tutti sappiamo che la plastica usa e getta, quindi quella per prodotti monouso, è un problema ambientale enorme e che il suo impatto anche sulla nostra salute, tramite le microplastiche, è devastante. Nonostante questo, non stiamo facendo praticamente niente di rilevante per fermare questo mercato, che anzi cresce.
Secondo un nuovo studio pubblicato da Minderoo Foundation, a livello mondiale i rifiuti di plastica monouso sono arrivati a superare un volume complessivo superiore alle 139 milioni di tonnellate nel 2021.
Solo un paio di anni fa, secondo il Plastic Waste Makers Index 2023 Report, ne abbiamo aggiunte altre 6 milioni di tonnellate al cumulo del 2019, con un ulteriore effetto negativo sull’ambiente legato alle emissioni di CO2 derivanti dalla plastica monouso, che sono arrivate a 460 milioni di tonnellate, equivalente a quanto emesso dal Regno Unito in un anno.
Altro dato molto negativo, dal 2019 al 2021 la plastica da polimeri vergini ha raggiunto un livello di produzione di 15 volte superiore rispetto a quella ottenuta da materie prime riciclate.
Ecco le imprese che producono più polimeri vergini per prodotti monouso
Le grandi imprese del settore petrolchimico stanno ampliando i propri progetti di recupero, riciclo e riuso delle materie prime che compongono i prodotti in plastica, ma solo lì dove le politiche ambientali sono più forti e quindi ci sono più incentivi.
Il problema di base è che i rifiuti di plastica si stanno accumulando in grandi quantità proprio nei Paesi più poveri e in via di sviluppo, dove al contrario non ci sono quadri regolatori precisi e dove gli incentivi all’economia circolare sono più deboli se non proprio assenti.
Entro il 2027 secondo il Rapporto si produrranno 60 milioni tonnellate di plastica, di cui 17 milioni di tonnellate saranno monouso.
Nel documento è riportata anche la Top 20 delle società petrolchimiche produttrici di polimeri vergini destinati alla produzione di plastica monouso. Ad esse può essere ricondotto almeno il 50% di tutta la plastica usa e getta in circolazione sul pianeta.
Al primo posto c’è ExxonMobil, con oltre 6 milioni di tonnellate di materie prime vergini per la produzione di plastica monouso, seguita dalla Sinopec, con circa 5,8 milioni di tonnellate, e al terzo posto da Dow, con 4,9 milioni. Tra 4 e 5 milioni ci sono anche Indorama Ventures, Saudi Aramco, LyondellBassell e PetroChina. Tra 3 e 4 milioni di tonnellate troviamo le altre aziende che completano la Top Ten: Reliance Industries, Ineos, Alpek SAB de CV.
La montagna di rifiuti di plastica che cresce sul pianeta
Secondo stime Ocse, entro il 2060 i rifiuti in plastica accumulati in tutto il mondo supereranno il miliardo di tonnellate, con un tasso di riciclo di appena il 17%, inferiore alla plastica che si stima finirà negli inceneritori (18%) e di quella che sarà buttata in discarica (50%).
Due terzi di questo enorme volume di immondizia di plastica saranno costituiti da imballaggi, prodotti di consumi e tessili, altri arriveranno dal settore dell’edilizia e dei trasporti.
Come specificato sopra, i Paesi più poveri e in via di sviluppo sono anche quelli che più hanno e avranno a che fare con la plastica, soprattutto con i rifiuti. Se entro il 2060 i Paesi Ocse potrebbero raddoppiare il loro utilizzo della plastica in tutti i settori industriali strategici, in Asia si potrebbe triplicare e in Africa addirittura aumentare di sei volte.
Sempre nelle economie più povere e in via di sviluppo, c’è il pericolo concreto che oltre il 90% dei rifiuti di plastica venga smaltito non correttamente in discariche abusive o direttamente bruciato, secondo un Report della Banca mondiale, con gravi ripercussioni per la salute umana e quella ambientale, sia attraverso la diffusione di molte malattie, sia aumentando il surriscaldamento globale, sia inquinando le falde acquifere e i terreni dove si coltivano i prodotti agricoli e si allevano animali.