Pichetto Fratin: “L’investimento ci da la possibilità di accrescere la filiera nazionale dell’innovazione”
Il nostro ministero dell’Ambiente e la sicurezza energetica (Mase) ha annunciato oggi il via libera al finanziamento di 75 progetti faro per potenziare l’industria nazionale del riciclo della plastica.
I progetti saranno sostenuti tramite Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con 115 milioni di euro di finanziamenti, secondo quanto stabilito dal Dipartimento per lo Sviluppo sostenibile del ministero.
“L’investimento del PNRR – ha dichiarato in una nota il ministro Gilberto Pichetto Fratin – ci dà la possibilità di far crescere nel Paese una filiera dell’innovazione sul dirimente problema della gestione dei rifiuti plastici. Anche nel G7 in Giappone l’impegno preso è stato molto chiaro, con il target al 2040 per lo stop a nuovi rifiuti plastici: l’Italia vuole essere ancora una volta, come in altri settori del riciclo, riferimento virtuoso per l’affermazione dell’economia”.
In questo modo si vuole accelerare il recupero e il riciclo di rifiuti di plastica, anche raccolti in mare, per trasformarli in nuovi prodotti e allungarne il ciclo di vita, evitando il conferimento in discarica e presso gli inceneritori.
I beneficiari potranno così realizzare nuovi impianti di riciclo meccanico, chimico e i “plastic hubs”, si legge nel comunicato, anche per recuperare il cosiddetto “marine litter”.
Un’azione virtuosa, che però appare poco impattante e che si inserisce bene in un contesto europeo piuttosto critico.
Circolarità difficile per la plastica
Stando ai dati del laboratorio “REF Eco-design, meglio prevenire che curare”, in Italia la circolarità della plastica si ferma appena al 17% e per ogni nuovo prodotto occorre l’83% di plastica vergine, che peraltro costa meno di quella riciclata.
Secondo il rapporto 2022 di Assorimap, l’Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori di materie plastiche, realizzato da Plastic Consult, il settore del riciclo e riuso dei rifiuti di plastica vale più di un miliardo di euro in Italia. A livello mondiale i 56 miliardi di dollari di valore.
Un mercato su cui vale assolutamente la pena investire, cresciuto del 67% su base annua, oltre che per una questione etica e scientifica.
Nel 2020, su circa 3,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti in Italia, neppure 1,6 milioni sono stati differenziati (quasi tutti imballaggi) e, di questi, sono state avviate al riciclo circa 620mila tonnellate, secondo fonte Ispra.
Nel 2020, su 3,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici in Italia, solo 1,6 milioni (42%) sono stati differenziati e, di questi, il 39% avviato a riciclo. Il resto finisce negli inceneritori o, peggio, in discarica, secondo quanto riportato in un articolo pubblicato su investigate-europe.eu.
Circolarità della plastica, un mito o un’opportunità?
“Le azioni per ridurre la produzione di rifiuti sono mancate per 20 anni, ci siamo concentrati completamente sul riciclo – ha dichiarato Helmut Maurer, ex funzionario della Direzione Economia Circolare alla Commissione Europea – L’economia circolare per la plastica è un mito, il riciclaggio è un processo complesso con grande produzione di CO2. Le componenti della plastica non si possono fondere, si va fuori dal cerchio, perché bisogna aggiungere nuovi additivi chimici e nuova plastica”.
Aumenta il riciclo in Europa, ma nel mondo cresce la produzione di nuova plastica
Nel complesso, la capacità installata di riciclo della plastica in Europa è aumentata del 17% nel 2021, grazie a un investimento stimato di 1,75 miliardi di euro. Lo dice l’ultimo rapporto dell’associazione di settore, Plastics Recyclers Europe (PRE).
A livello globale, la produzione di plastica aumenta al ritmo di 450 milioni di tonnellate annue. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico si attende che il consumo di plastica triplicherà entro il 2060 a 1,2 miliardi di tonnellate.