Storica decisione di un Tribunale della Virginia nella battaglia per la tutela del diritto d’autore nella musica online.
I giudici ha ritenuto un Internet service provider, Cox Communications, colpevole di violazione del copyright, condannandolo a pagare 25 milioni di dollari alla società ricorrente, BMG, per risarcire i danni cagionati.
Sempre più marcata la tendenza che vuole gli Isp maggiormente coinvolti nella lotta alla pirateria. Anche la Ue si sta muovendo in questa direzione e recentemente in Italia, con il caso Rojadirecta, per la prima volta un Isp è stato obbligato a inibire l’accesso al sito che trasmetteva illegalmente le partite della Serie A e della Champions.
Tornando agli Stati Uniti, la denuncia di BMG risale a novembre 2014. Il gruppo ha accusato l’Isp, uno dei maggiori del Paese, di non essere prontamente intervenuto quando gli è stato notificato che alcuni suoi clienti stavano violando i diritti d’autore di BMG.
Il gruppo ha incaricato Rightscorp di individuare i trasgressori che sono poi stati comunicati a Cox.
Nelle due settimane di dibattimento, Rightscorp ha parlato di 1.847 milioni di casi di violazione dei contenuti di BMG da parte degli abbonati di Cox.
Secondo il giudice distrettuale della Virginia, l’Isp non era protetto dal “safe harbor” del Digital Millennium Copyright Act perché il provider non è tempestivamente intervenuto sui pirati recidivi.
La Corte ha ritenuto Cox responsabile dello scaricamento di 1398 canzoni marchiate BMG attraverso il sistema BitTorrent di file-sharing.
Cox sta valutando se ricorrere in appello, ritenendosi “non soddisfatto del verdetto”.
La sentenza rappresenta una grande vittoria per BMG e per il suo enforcer Rightscorp il cui modello prevede l’invio massiccio di notifiche via mail con la richiesta di pagamento di 20-30 dollari a canzone agli utenti sospettati di pirateria.
Rightscorp non era il ricorrente ma ha fornito a BMG gli indirizzi IP dei trasgressori recidivi.