IPTV illegali, azione di contrasto della GdF di Ascoli Piceno
Nuova operazione di contrasto alla pirateria audiovisiva condotta dalla Guardia di Finanza di Ascoli Piceno nelle Marche. Denunciato un imprenditore che vendeva pacchetti di canali televisivi pagamento in violazione del diritto d’autore.
Si tratta delle note IPTV pirata, cioè l’internet protocol television, la televisione via internet, tramite cui è possibile guardare illegalmente film e serie tv, eventi sportivi e spettacoli, offerti a prezzi al ribasso rispetto alle piattaforme legali che li producono e li distribuiscono al grande pubblico.
È il fenomeno della pirateria online, che consente di fruire a pochi euro i contenuti di Sky, Mediaset, Netflix, Dazn, Disney e tutti i grandi nomi dello streaming internazionale, ma senza sottoscrivere gli abbonamenti ufficiali, bensì abbonamenti illeciti, che arricchiscono chi effettua la contraffazione.
Bagnoli Rossi (FAPAV): “Necessario sostenere ripartenza del settore audiovisivo, anche attraverso il contrasto ai business illeciti”
“Bene l’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Ascoli Piceno a contrasto delle IPTV illegali”, ha dichiarato il Segretario Generale FAPAV, Federico Bagnoli Rossi. “Quella conclusasi con lo smantellamento di una rete IPTV pirata gestita da un imprenditore di Ascoli Piceno – ha proseguito Bagnoli Rossi – conferma il forte impegno delle Forze dell’Ordine in un contesto che è in continua evoluzione”.
“Difatti, l’operazione odierna ci dice che l’IPTV pirata è ormai un fenomeno trasversale che, per i suoi guadagni facili, può attrarre chiunque, anche rispettabili imprenditori e commercianti, come è il caso in questione”, ha affermato il Segretario Generale della Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali.
“Per questo è fondamentale non abbassare la guardia nei confronti di un fenomeno, come la pirateria, che causa oltre 1 miliardo di euro l’anno di danni al Sistema Paese – ha precisato Bagnoli Rossi – con particolare impatto sull’industria dei media e dell’intrattenimento incluse le piattaforme legali di distribuzione dei contenuti”.
“Soprattutto in un momento come quello attuale è fondamentale sostenere la ripartenza del settore audiovisivo dopo le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, attraverso il contrasto di questi business illeciti dietro i quali si nascondono ingenti guadagni. Interventi come questo sono fondamentali per salvaguardare il valore del prodotto congiuntamente ad azioni sinergiche da parte di tutte le parti coinvolte” – ha concluso Bagnoli Rossi.
Gli abbonamenti illeciti
Come riportato in un articolo de Il Messaggero, parallelamente all’esercizio di attività legale di commercio al dettaglio di computer, software e attrezzature d’ufficio, l’interessato era attivo in rete come reseller di servizi pirata, con l’obiettivo di vendere illegalmente i codici che consentivano l’accesso a un servizio criptato, che si poteva raggiungere altrimenti solo acquistando un regolare abbonamento.
In base ai riscontri della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, che ha anche eseguito perquisizioni personali e locali, sulla base di un provvedimento dell’autorità giudiziaria, gli utenti finali pagavano all’imprenditore quanto pattuito tramite Postepay, per poi fruire liberamente e in maniera illecita delle principali programmazioni sulle piattaforme di film e serie tv o eventi sportivi offerti in streaming.
Secondo dati di ricerca condotti da FAPAV/Ipsos, solo in Italia sono circa 5 milioni le persone che utilizzano IPTV illegaliper vedere contenuti audiovisivi, mentre 4,7 milioni di persone hanno invece dichiarato di aver visto contenuti sportivi su piattaforme non autorizzate.
La stima del fatturato perso dall’industria audiovisiva a causa della pirateria è di 600 milioni di euro. I danni per l’intera economia italiana sono di oltre 1 miliardo di euro.