I diritti di proprietà intellettuale non sono tutelati allo stesso modo in tutto il mondo. Ogni anno gli Stati Uniti redigono una lista ufficiale dei Paesi che non li proteggono adeguatamente e anche per il 2018 è stata pubblicata la “Priority Watch List”.
Il poco invidiabile ranking, inserito nel “2018 Special 301 Report”, documento annuale pubblicato dall’Ufficio del commercio statunitense (United States Trade Representative – USTR) vede 36 Paesi suddivisi in due gruppi: “Priority Watch List” e “Watch List”.
La prima è quella più critica, in cui rientrano quelle nazioni che più di altre hanno dimostrato di non tutelare sufficientemente i diritti di proprietà intellettuale. Si tratta di nazioni in cui avvengono maggiormente pratiche scorrette o anche di vera e propria pirateria a danno dei propri partner commerciali.
L’USTR è un ufficio del Dipartimento del Commercio americano che ha proprio il compito di coordinare la politica commerciale nazionale, soprattutto rivolta all’estero, rappresentandone gli interessi e sovrintendendo le strategie da attuare in caso di pratiche scorrette e comportamenti nocivi attuati da terzi nei confronti degli Stati Uniti.
Quest’anno sono stati individuati 12 Paesi da inserire nella Priority Watch List: Algeria, Canada, Argentina, Cile, Cina, Colombia, India, Indonesia, Kuwait, Russia, Ucraina e Venezuela.
“Paesi che presentano significativi elementi di preoccupazione per quanto riguarda la capacità e la volontà di proteggere la Proprietà Intellettuale, rendendola inefficace e troppo vulnerabile alle forme di pirateria, o limitando di fatto il libero accesso al mercato dei partner commerciali”.
Fuori dalla lista, anche per quest’anno, il nostro Paese. Dal 2014 l’Italia, infatti, non è più presente tra le nazioni indicate nello Special Report 301, a testimonianza dei passi avanti fatti dal nostro Paese sul tema della tutela dei contenuti e della Proprietà Intellettuale.
D’altronde, le industrie ed i mercati legati ai diritti di Proprietà Intellettuale sono leve strategiche per la crescita e l’occupazione negli Stati Uniti. Secondo lo studio, grazie a tali diritti sono stati creati 45,5 milioni di posti di lavoro stabili, il 30% del totale degli occupati nel Paese.
Ecco perché la difesa della Proprietà Intellettuale è considerata da Washington una priorità assoluta.
“L’industria televisiva e cinematografica americana è una delle più competitive a livello globale, generando un surplus commerciale positivo di 12,2 miliardi di dollari e dando lavoro a 2,1 milioni di americani”, ha commentato Charles Rivkin, Presidente e CEO della Motion Picture Association of America (MPAA), in occasione della pubblicazione del Report.
“Nonostante questo, le aziende americane del settore devono affrontare sfide sempre più impegnative sui mercati internazionali, con la necessità di difendere continuamente i diritti di Proprietà Intellettuale dalle diverse forme di pirateria online”.
“Attirando l’attenzione su questi temi, il Rapporto dell’USTR dimostra tutto l’impegno del Governo per far rispettare tali diritti e nel migliorare i livelli di competitività delle imprese nazionali sulla scena mondiale”, ha precisato Rivkin.
La Cina è ormai stabilmente in questa lista da 14 anni consecutivi e la cosiddetta guerra dei dazi che da alcune settimane tiene impegnato il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ne è una diretta conseguenza.
Colpisce la presenza del Canada, invece, ma secondo diversi osservatori la questione sarà risolta non appena ci sarà una revisione bilaterale dell’Accordo nordamericano per il libero scambio ( il North American Free Trade Agreement, o NAFTA).
Argentina, Cile e Indonesia, ad esempio, sono accusati di non intervenire in maniera efficace per bloccare le pratiche di streaming online pirata, altri Paesi invece, come India e Ucraina non riescono a gestire in maniera trasparente i registri dei nomi di domini, con siti e piattaforme di dubbia legalità che non forniscono tutte le informazioni richieste.
Riguardo alla pirateria online di contenuti protetti da copyright, i Paesi attenzionati dall’amministrazione USA sono Cina, Russia, India, Messico, Perù e Vietnam.
In Russia, ad esempio, l’anno passato il camcording (attività di registrazione illegale di un film effettuata con qualsiasi device di registrazione audiovisiva all’interno della sala cinematografica) è aumentato del 300% rispetto al 2015, mentre il Messico è uno dei più grandi mercati di copie illegali di film.
Ad aprile, nonostante la trade war tra USA e Cina, Pechino ha annunciato nuove misure orientate a tutelare e potenziare la proprietà intellettuale, con nuove sanzioni e più efficaci strumenti di contrasto all’illegalità.