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Pirateria online: danni all’economia USA per 29 miliardi di dollari, a rischio 560 mila posti di lavoro

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Nuovo studio pubblicato dalla Camera di commercio degli Stati Uniti e dalla società di consulenza economica NERA sul danno arrecato dai pirati di tutto il mondo all’industria audiovisiva americana e nel complesso all’intera economia nazionale.

Nonostante il moltiplicarsi delle offerte legali di film e serie tv, su piattaforme televisive satellitari e online, dietro abbonamenti mensili o il pagamento di servizi on demand, tutto sommato alla portata di tutti, la pirateria audiovisiva viaggia ancora a gonfie vele, creando danni economici significanti all’industria audiovisiva, culturale e creativa di tutto il mondo.

In uno studio pubblicato congiuntamente dal Global Innovation Policy Center della Camera di commercio degli Stati Uniti e dalla società di consulenza economica NERA Economic Consulting con base sempre negli Stati UNiti, dal titolo “Impacts of Digital Piracy on the U.S. Economy”, è stato calcolato che il danno all’economia americana, causato dai gruppi criminali di tutto il mondo, che comunemente chiamiamo pirati, si aggira attorno ai 29,2 miliardi di dollari di ricavi andati perduti (leggi: andati nelle tasche di organizzazioni criminali internazionali).
Nello specifico, si tratta di circa 30 miliardi di dollari di ricavi persi “ogni anno” dall’economia americana, secondo quanto riportato dal Report, che ha utilizzato per il calcolo del dato sistemi di businss modelling macroeconomici.

Nel settore cinematografico, ad esempio, i ricercatori hanno stabilito che l’intera industria americana (dalla produzione alla distribuzione) ha subito perdite per 26,6 miliardi di dollari, mentre ogni anno sono piratati online, a livello globale, più di 126 miliardi di episodi di serie tv prodotte negli Stati Uniti.
L’ammanco in termini di PIL nazionale è calcolato tra 47,5 e 115,3 miliardi di dollari, con la distruzione complessiva di centinaia di migliaia di posti di lavoro, tra 230 e 560 mila secondo i ricercatori.
In termini generali, le industrie creative e culturali impiegano negli Stati Uniti fino a 2,6 milioni di lavoratori e producono 229 miliardi di dollari in benefici economici annuali per il Paese.

Lo studio, inoltre, ha evidenziato diversi livelli di pirateria e di danno: piratare un film prodotto da Netflix, si legge in un commento su torrentfreak.com, “fa meno danni all’economia americana” che piratare un film prodotto da Hollywood (si intende il classico blockbuster); allo stesso modo, il pirata americano fa meno danni del pirata di un altro Paese, perché alla fine il primo spende i soldi risparmiati per un abbonamento legale comunque nell’economia del territorio, mentre il pirata globale no, i suoi sono tutti guadagni persi.

Uno studio complesso, che prende in considerazione diverse variabili e che comunque è stato criticato da più parti, soprattutto per non aver preso in considerazione le temibili IPTV pirata, le app e altri device per lo streaming illegale.
Nello specifico, il numero di film e di programmi televisivi prodotti negli USA e piratati da tutto il mondo è stimato utilizzando i dati della società tedesca Tecxipo. Questi sono poi estrapolati per stimare il volume di altre fonti di pirateria, come lo streaming e il download diretto, sulla base dei dati forniti dalla britannica MUSO.
Mettendo assieme i dati relativi a tutti questi strumenti illegali, soprattutto quelli non presi in esame dal documento americano, ne emergerebbe un danno complessivo molto più alto di quello riportato.

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