Sono state definite ‘educational letters’ dal Governo britannico e dovrebbero servire a dissuadere gli utenti di rete a scaricare illegalmente contenuti digitali coperti da diritto d’autore. Il condizionale è d’obbligo, perché secondo molti quotidiani la mossa è tardiva e molto probabilmente inefficace.
Il piano, stando a quanto riportato dalla BBC, prevede, con la collaborazione degli internet providers, tra cui BT, Virgin Media, Talk Talk e Sky, l’invio prima di email ammonitrici e quindi, se serve, anche di lettere via posta tradizionale.
Il lancio ufficiale della campagna, con l’invio delle prime ‘educational letters’, avverrà il prossimo 17 gennaio. A casa degli utenti che illegalmente hanno consumato contenuti multimediali arriverà una lettera con sopra il numero di telefono inquisito e un messaggio del tipo: “segnaliamo uso illecito della vostra linea telefonica con condivisione di materiale protetto da copyright. In quanto fornitori del servizio abbiamo il diritto di controllare le vostre attività ed intervenire in caso di violazione della legge”.
Visto che si presume l’innocenza dell’utente (fino a prova contraria), il messaggio non accusa nessuno direttamente, ma parla di “qualcuno” che magari ha utilizzato il computer ad insaputa del proprietario.
La lettera si conclude con “suggerimenti e consigli su un giusto utilizzo di internet e su come evitare che si verifichi di nuovo l’increscioso incidente”.
La legge britannica punisce il consumo illegale con pene che arrivano al massimo a 2 anni di carcere, estendibili a 4 anni se è chiamata in causa la legge sulla frode. L’anno passato il Governo ha tentato di innalzare la pena a dieci anni di reclusione, equiparando il consumo pirata di contenuti alla contraffazione.
Brani e album musicali, film, serie tv, libri, eventi sportivi, sono tanti i contenuti digitali che ogni giorno sono scaricati senza permesso e/o un corrispettivo in denaro da milioni di utenti di internet, anche via smartphone.
In Gran Bretagna, si calcola che un utente su sei si ancora acceda illegalmente a contenuti protetti da copyright.
Secondo diverse indagini dello UK Intellectual Property Office, però, qualcosa sta cambiando e anche rapidamente. Grazie ai nuovi servizi streaming gli utenti stanno progressivamente abbandonando il download illegale a favore del consumo lecito di musica, film e altri contenuti, di migliore qualità e accessibili a prezzi tutto sommato popolari.
Sono ancora 7 milioni circa gli utenti di internet che accedono a materiale pirata, ma il 52% del totale degli internet users britannici ha scelto lo streaming, mentre il download è in caduto al 39%.
Il consumo legale di contenuti digitali è salito al 44% a dicembre 2015, con un incremento del 3% sull’anno precedente.
Probabilmente il successo delle politiche di lotta al fenomeno della pirateria multimediale e digitale è dovuto più alle novità dei servizi come Spotify, iTunes o Amazon, che alle misure repressive. Offrire contenuti legali a un prezzo accessibile a tutti, a quanto pare, è una mossa vincente.
Resta il fatto che la pirateria multimediale costa cara. Solo nel mercato musicale, secondo l’Unione europea, si sono persi 2.200 posti di lavoro per una perdita netta di 336 milioni di euro nel 2014. Uno studio dell’Euipo, l’ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, sottolinea quanto sia importante proteggere la proprietà intellettuale in Europa, che genera il 40% delle attività economiche e il 27% dell’occupazione complessiva nel mercato unico.
In Italia, sempre stando ai dati Euipo, il mercato della musica ha generato 200 milioni di euro, di cui il 39% in vendite digitale, con una la quota persa a causa della pirateria di 7,8 milioni di euro, tre milioni nelle vendite su supporto fisico e 4,7 milioni in quelle digitali.