Telegram collabora con le autorità contro le attività criminali (tra cui la pirateria)
Una settimana fa circa Telegram ha annunciato un aggiornamento della sua policy per dare il via ad una nuova collaborazione, che potremmo definire storica, con le autorità giudiziarie per favorire indagini e repressione del crimine, che troppo spesso trovava nella piattaforma una esagerata libertà d’azione (dalle fake news alla pedopornografia).
È stato lo stesso CEO Pavel Durov, in un post sul proprio canale, ad annunciare la novità, cioè consegnare alle autorità competenti – dunque, in risposta a una richiesta valida – gli indirizzi IP delle connessioni per risalire all’identità delle persone e ai numeri telefonici degli utenti nel caso di procedimenti legali contro di loro (cosa prima possibile solo ed esclusivamente in presenza di sospette attività terroristiche).
Tra queste attività criminali ci sono anche le dirette streaming non autorizzate di eventi sportivi e partite di calcio, italiane e di gran parte degli altri campionati nazionali europei.
In 20 minuti si chiudono i canali pirata (invece che 48 ore)
Parliamo di pirateria audiovisiva, che su questo servizio di messaggistica istantanea e broadcasting ha da anni trovato ampia diffusione come fenomeno illegale. Secondo il Direttore generale della security company LeadkID, Hervé Lemaire, intervistato da Le Figaro, c’è un’evidente tendenza ad abbandonare Telegram da parte di chi prima diffondeva link pirata per vedere ad esempio le partite di calcio o film in maniera illegale.
“Abbiamo notato che Telegram chiudeva i canali illeciti più rapidamente, in 10, 15, 20 minuti, mentre prima non era così. Di solito ci volevano generalmente tra le 24 e le 48 ore di tempo per intervenire“, ha spiegato Lemaire.
“I primi passi di Telegram a favore del contrasto attivo alla pirateria sono interessanti, ma non sufficienti. I tempi di prelievo osservati su Telegram rimangono casuali e possono sempre estendersi fino a diverse ore. tempistiche purtroppo non ancora, nel complesso, compatibili con una protezione efficace dei contenuti trasmessi in diretta”, ha spiegato la Lega Calcio Professionistica francese (Ligue de Football Professionnel).
Italia in prima fila in Europa nella lotta alla pirateria
Subito ovviamente viene in mente il lavoro compiuto dall’Agcom, il Parlamento italiano e le associazioni di settore come FAPAV, che, collaborando attivamente anche con la Lega Calcio Serie A e l’intera industria dell’audiovisivo, hanno portato l’Italia ad avere per prima una efficace legga antipirateria che consente il blocco tempestivo delle dirette streaming illegali degli eventi sportivi, tra cui principalmente il calcio.
Grazie ad un nuovo protocollo di collaborazione firmato dalla Procura Generale di Roma, dalla Guardia di Finanza e dall’Agcom, sarà più facile e diretto lo scambio di informazioni finalizzate ad attuare la legge, inclusa la sanzione da 150 fino a 5.000 euro per gli utenti finali.
Lo scorso 1° ottobre, il Senato ha approvato due emendamenti, contenuti nel dl Omnibus, che consentono un ulteriore giro di vite contro la pirateria.
Tra le novità previste, si impone a prestatori di servizi di accesso alla rete, soggetti gestori di motori di ricerca, fornitori di servizi della società dell’informazione, operatori di content delivery network, fornitori di servizi di sicurezza internet e di DNS distribuiti e hosting provider “l’obbligo di segnalare immediatamente, all’autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria tali circostanze, fornendo tutte le informazioni disponibili”.
La violazione del diritto d’autore, infine, assume anche rilevanza penale, con la “reclusione fino a un anno”.
Una situazione di illegalità diffusa che sta lentamente, ma inesorabilmente, cambiando. Le azioni di contrasto si fanno più concrete ed efficaci, almeno in Italia, con una parallela azione di sensibilizzazione delle nuove generazioni al tema della legalità portata avanti dalle associazioni di settore che si battono per una maggiore tutela delle industrie audiovisive e del diritto d’autore.
I live social su TikTok
Eppure se da un lato la tecnologia è strumento chiave in questa battaglia, dall’altra è anche uno strumento efficacissimo nelle mani dei criminali. Su Tik Tok impazza da tempo il fenomeno dei live social di partite di calcio.
Basta inquadrare con un telefonino uno schermo televisivo che trasmette una partita e rilanciare lo streaming sul proprio profilo attivo sul social cinese. Una prassi illecita che è anche difficile da scovare. Sono innumerevoli i profili che possono effettuare questi streaming pirata e migliaia gli altri utenti che ne possono usufruire. Qui il tracciamento degli indirizzi IP degli utenti non è possibile, perché non si accede ad un servizio o una piattaforma, si segue semplicemente quello che è trasmesso in una diretta live da un altro utente.
Il modo in cui le tecnologie si utilizzano cambia di continuo, impegnando le autorità ad una corsa contro il tempo, non sempre facile. Forse, più che minacciare o dare la caccia agli utenti che ‘guardano’ una diretta live (e qui dimostrare che siano coinvolti è ancora più difficile), bisognerebbe agire sulla piattaforma (come nel caso di Telegram), invitandola a collaborare per individuare più rapidamente gli account che trasmettono live social questi contenuti, intervenendo per bloccarli. E la tecnologia qui torna valida alleata.