Il 2 aprile a Roma si è tenuto il convegno “Il prezzo della gratuità: Pirateria e rischi informatici“, organizzato da FAPAV, la Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, e dalla LUISS Business School.
Commentando i danni della pirateria all’industria audiovisiva nazionale, dai 617 milioni di fatturato perso, ai 171 milioni di mancati introiti, fino ai 5.700 posti di lavoro a rischio e ai 370 milioni di danno a livello di PIL, Vito Crimi, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel suo intervento ha affermato che, prima di tutto, “la risposta a tutto questo deve essere di sistema”.
“Gli interventi sono troppo puntuali, locali e nazionali, chirurgici, mentre in termini preventivi c’è poca efficacia. Si deve lavorare sul livello culturale, sulla comunicazione e l’informazione. Oggi si pensa che i dati debbano essere fatti circolare liberamente e fruiti in rete da tutti, ma si deve distinguere tra libera circolazione di idee e libera circolazione dei contenuti autoriali. Viviamo nell’età dei dati, materia prima della nostra economia, elemento centrale negli scambi commerciali ed economici attuali”.
La quantificazione economica del dato è un altro tema di massima rilevanza, secondo Crimi, ma è un’operazione che al momento manca: “C’è il tentativo di una startup che ha creato un’applicazione che raccoglie dati degli utenti, che grazie al GDPR ne sono proprietari. Gli utenti sono padroni, quindi, di decidere di passare i propri dati da un soggetto ad un altro. Se ho una tessera di una grande catena di supermercati, io posso chiedere il passaggio del database costruito sui miei dati ad un altro soggetto. Il tentativo è dare mandato alla piattaforma di raccogliere i nostri dati sparsi in giro per la rete, anche su altre piattaforme, che generalmente fanno profitti sui nostri dati. Così è possibile ritornare in possesso dei dati personali e semmai guadagnarci, decidendo a chi venderli. In questo modo si inizia a dare un valore concreto ai nostri dati, si torna a comprendere il valore del dato personale, che col tempo e gli scambi aumenta esponenzialmente di valore”.
Nel campo dell’editoria c’è necessità di fare sistema, di adeguarsi al sistema che sta maturando, ha precisato il Sottosegretario, “magari sviluppando una grande piattaforma nazionale che sappia promuovere i contenuti editoriali, prima che ci pensino altri soggetti esterni”.
Sul tema del camcording, inoltre, Crimi ha poi dichiarato: “Mi farò promotore di una proposta insieme alla collega Borgonzoni e al Ministero della Giustizia. Dietro il camcording c’è un business criminale, ci sono persone strapagate a livello mondiale per registrare i film nelle sale. E da lì nasce tutto il business criminale che c’è dietro oggi è un reato di pubblica sicurezza punito solo con una sanzione amministrativa”.
“La pirateria è da molti percepita come un atto giusto, quasi di liberazione, perfino di benevolenza. Non è così. È un reato, nient’altro. Non c’è alcun moderno ‘Robin Hood’ che ruba ai ricchi per donare ai poveri. Ci sono dei criminali che compiono azioni illegali, diffondendo materiale coperto dal diritto d’autore. E con i loro crimini distruggono la vita di migliaia di lavoratori che operano nel settore della cultura, dell’intrattenimento, dell’informazione, dell’editoria, persone che con quel lavoro sfamano le proprie famiglie e arrivano a fine mese. Con la pirateria se ne vanno in fumo idee e creatività, progetti e prospettive di crescita. E con loro gli investitori che potrebbero sviluppare e incrementare il mercato, aumentando posti di lavoro e dando nuova linfa alla nostra economia. Non solo, perché con i contenuti ottenuti illegalmente si mette a rischio anche sé stessi e i propri strumenti informatici, esposti ai malintenzionati che mirano ad acquisire dati e informazioni private”, si legge anche sul profilo Facebook del Sottosegretario.
“Non c’è niente di ‘bello’, né di ‘cool’, a scaricare contenuti pirata. Quando si entra nella sconfinata galleria dei download illegali sembra tutto #ApparentementeGratis, ma in realtà all’uscita paghiamo tutti un prezzo altissimo. La vera rivoluzione non è frodare il copyright, ma denunciare gli autori dei reati e agire entro i confini della legalità, rispettando la dignità di chi con il proprio lavoro e la propria creatività contribuisce a rendere grande il nostro Paese”.