La Russia è famosa in tutto il mondo come base logistica della pirateria internazionale e per la sterminata offerta online illegale di contenuti protetti da diritti di proprietà intellettuale. Nel 2017 la Russia ha registrato quasi 21 miliardi di visite a siti web pirata.
Il primo novembre a Mosca è stato firmato un memorandum d’intesa anti-pirateria da numerosi attori del settore televisivo e cinematografico, tra cui media company, piattaforme per lo streaming legale online e una buona rappresentanza dell’industria dei produttori di contenuti audiovisivi, che ha l’obiettivo di contenere e reprimere la pirateria online.
La vera notizia, però, è che al tavolo per la firma dell’accordo si è seduto anche Yandex, il più grande motore di ricerca russo.
Al tavolo hanno preso parte alcune tra le principali realtà del sistema audiovisivo russo come First Channel, VGTRK, Gazprom Media, National Media Group, STS Media, associazioni di categoria come Association of Internet-Video (uniting streaming services) e Association of TV and Cinema producers.
Garante dell’accordo sarà il Roskomnadzor, letteralmente il Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa, organo della Federazione Russa che controlla le comunicazioni e relativo oscuramento, la privacy e le frequenze radio.
La proposta è semplice e forse anche efficace: in base all’accordo, col tempo, sarà creato un database crescente di collegamenti a siti pirata e/o a contenuti piratati e i motori di ricerca di ogni tipo avranno il compito di trovare e segnalare ogni ulteriore link e servizio che violi il diritto d’autore, che poi andrà rimosso entro sei ore.
Una procedura separata consentirà ai player che ancora non hanno firmato il memorandum di poter comunque contribuire, segnalando eventuali link pirata al database e procedendo all’eliminazioni.
Un’azione che somiglia molto al DMCA (“Digital Millennium Copyright Act“) americano, dove Google ha il compito di rimuovere i contenuti piratati dai risultati delle ricerche.
La cordata anti-pirateria audiovisiva già a settembre aveva tentato di portare al confronto Yandex, ma senza successo. Il motore di ricerca russo è da sempre accusato di non fare niente per rimuovere le migliaia di link che portavano dritto ai siti pirata, se non al video player per lo streaming illegale.
Si era arrivati al punto di usare i tribunali per obbligare Yandex a togliere tali link dai risultati di ricerca.
Cosa che più volte ha fatto il gigante Gazprom media.
Secondo dati J’son & Partners Consulting, diffusi dal quotidiano Vedomosti, i ricavi generati dalle piattaforme di streaming legale, come Netflix o Amazon Video, sono in continua crescita e hanno raggiunto in Russia i 10,3 miliardi di rubli.
Allo stesso tempo i titolari dei diritti di proprietà intellettuale denunciano ancora enormi perdite da parte dell’industria audiovisiva che il proprietario di Rambler Group, Alexandrer Mamuth, ha quantificato per l’anno scorso in 70 miliardi di rubli, circa 1,1 miliardi di dollari.