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Pirateria audiovisiva in Italia: il fenomeno si attesta al 38%, in crescita l’accesso illecito ad eventi sportivi

I mancati incassi per l’industria audiovisiva italiana a causa della pirateria toccano nel 2018 i 600 milioni di euro con quasi 6mila posti di lavoro a rischio. Rimanendo sulla scia economica, si stima che l’impatto del fenomeno illecito sui conti del Sistema Paese sia assai rilevante: 1,08 miliardi di euro sono le previsioni di fatturato perso da tutti i settori economici italiani a causa della pirateria; 455 milioni di euro il danno stimato sull’economia italiana in termini di PIL; 203 milioni di euro i mancati introiti fiscali. Un tesoretto che il Governo potrebbe utilizzare per finanziare politiche di crescita e di sviluppo del comparto industriale.
Sono questi i dati economici centrali dell’indagine 2018 sulla pirateria audiovisiva in Italiacondotta da Ipsos per la Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV) e presentata giovedì 11 luglio all’Ara Pacis di Roma.

Tre anni di osservazioni e analisi a cura di Ipsos per FAPAV hanno portato a definire i nuovi confini tra offerta legale e accesso illecito di contenuti audiovisivi: la pirateria, che nel 2018 si attesta al 38% (in calo dell’8% il numero di atti compiuti) rimane una spina nel fianco per tutto il comparto industriale. Si registra, soprattutto tra le nuove generazioni, una maggiore consapevolezza verso l’offerta legale, considerata facilmente accessibile e sicura, ma che al momento è limitata da una serie di fattori in grado di incidere negativamente sullo sviluppo di nuovi modelli comportamentali più virtuosi e orientati alla legalità.

In questi tre anni – ha dichiarato nell’introduzione Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV – siamo riusciti a definire con precisione il trend della pirateria audiovisiva in Italia, approfondendo le dinamiche e le evoluzioni del fenomeno”.
“In questi ultimi anni la FAPAV ha proseguito la sua crescita, oltre che nell’ampliamento delle attività svolte a tutela del Diritto d’Autore, anche nel numero di nuovi associati che hanno aderito alla Federazione, ad oggi 50. A fine giugno è stato rinnovato anche il Comitato Direttivo con nuovi ingressi.
Oltre alle attività condotte in coordinamento con le Forze dell’Ordine e quelle giudiziali e stragiudiziali, in particolare è stata intensificata l’attività di site blocking, grazie anche alle nuove modifiche introdotte nel Regolamento Agcom. Ad oggi 524 siti pirata sono stati bloccati dall’entrata in vigore del Regolamento nell’aprile 2014, 298 negli ultimi sei mesi”.
Ter gli strumenti di enforcement principali su cui il Segretario Generale richiama l’attenzione dei presenti: “L’implementazione del blocco IP amministrativo per quei siti illegali massivi che bypassano l’ordine di blocco di Agcom o che hanno natura strutturalmente illecita; l’applicazione di formule di stay down da parte delle piattaforme online per ottimizzare l’effetto del già esistente take down ed impedire definitivamente l’accesso a contenuti abusivi che siano stati rimossi in precedenza; la valutazione dell’opzione giudiziale ove ciò sia possibile ed adeguato”.
Da un punto di vista prettamente regolatorio, invece, Bagnoli Rossi ha indicato tre punti chiave su cui lavorare con maggiore impegno da parte di tutti i soggetti interessati dalla pirateria audiovisiva: “Il camcording, ossia l’illecita registrazione audio e video di un film direttamente nelle sale, ha ancora un ruolo importante per quanto riguarda la distribuzione dei contenuti nella filiera pirata. Qui è fondamentale inasprire la normativa sull’argomento in modo che abbia anche un maggior potere di dissuasione e di deterrenza; la responsabilità degli intermediari, da cui partire per assicurare il rispetto delle regole da parte degli operatori internet; il recepimento della Direttiva Copyright a livello nazionale, da seguire con attenzione dopo l’approvazione da parte del Parlamento europeo”.

Ovviamente, oltre alle azioni di enforcement e giudiziali, occorre continuare a promuovere e potenziare le campagne di comunicazione ed educazione per la sensibilizzazione degli utenti al problema della pirateria, auspicabilmente in collaborazione con le Istituzioni: “Promuovere e sviluppare politiche pluriennali di sensibilizzazione rivolte ai giovani e agli utenti del web in generale, grazie anche ai fondi MiBAC – MiUR messi a disposizione dalla Legge Cinema; coinvolgere ed aggiornare le Forze dell’Ordine e la Magistratura sulle tematiche legate al contrasto alla pirateria e le sue evoluzioni sul piano tecnologico; valutare l’ipotesi di prevedere avvisi informativi agli utenti che usufruiscono illegalmente di contenuti online”.
Certamente, tutte queste azioni assumono valenza anche considerando che, quella che possiamo definire la filiera della pirateria, con il tempo e l’innovazione tecnologica, è mutata profondamente, arrivando ad offrire nuove soluzioni sempre più pervasive ed attraenti per gli utenti di rete: “Non possiamo assolutamente abbassare la guardia – ha proseguito il Segretario Generale FAPAV – nuove modalità di fruizione illecita dei contenuti, tra cui le IPTV illegali e la condivisione delle opere nei gruppi delle app di messaggistica istantanea, emergono e si affermano tra gli utenti con rapidità. La collaborazione fattiva con tutti coloro che operano sul web a più livelli è pertanto fondamentale per porre in essere delle strategie efficaci e continuative”.

Illustrando i dati dell’indagine, Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos Italia, ha tracciato le evoluzioni della pirateria audiovisiva in Italia durante il 2018: “Il numero di pirati adulti appare piuttosto stabile negli ultimi anni, è la frequenza degli atti illeciti complessivi che continua a diminuire. I film si confermano il contenuto piratato più spesso e dal maggior numero di persone: riguarda l’87% dei pirati – il 33% della popolazione italiana adulta, +3% rispetto al 2017 – e oltre la metà degli atti di pirateria (quasi 313 milioni). Nonostante sia il fenomeno più diffuso, la pirateria di film continua a generare meno atti illeciti rispetto agli anni precedenti: -7% rispetto al 2017, -16% rispetto al 2016”.
Sostanzialmente stabile l’incidenza della pirateria di serie e di programmi – ha poi precisato Pagnoncelli – rispettivamente al 21% e al 20%. Come avvenuto per i film, anche serie e programmi registrano tuttavia un calo del numero di atti di pirateria complessivi: le serie si attestano a circa 136 milioni di atti illeciti, -4% rispetto al 2017 e -14% rispetto al 2016, i programmi si attestano a circa 130 milioni (-15% vs 2017 quando il dato era in crescita, -6% rispetto al 2016). In generale si osserva pertanto una decrescita degli atti di pirateria, ma di entità più limitata rispetto al passaggio tra il 2016 e il 2017”.
La tipologia di pirateria più diffusa si conferma quella digitale, che, come lo scorso anno, coinvolge il 33% della popolazione italiana adulta. Pirateria fisica e indiretta registrano un lieve rialzo rispetto al 2017, rispettivamente +1% e +2%”, ha raccontato il Presidente di Ipsos Italia, mentre “tra le modalità di accesso ai contenuti pirata, l’IPTV si conferma un fenomeno di rilievo nel panorama della pirateria audiovisiva in Italia: la sua incidenza è di circa un quarto sul totale dei pirati, cioè oltre 5 milioni di individui. Il fenomeno desta particolare preoccupazione e risulta in crescita rispetto alla precedente rilevazione, con quasi 1 milione di persone in più”.
L’indagine 2018 ha evidenziato una dinamica di crescita della pirateria relativa agli eventi sportivi live, sia in termini di incidenza, dal 7% del 2017 al 9% del 2018, sia in termini di atti, dai circa 15 milioni del 2017 agli oltre 22 milioni del 2018, ben il 52% in più: “Lo sport live più seguito attraverso modalità non ufficiali è il calcio, da 2 pirati su 3, al secondo posto la Formula 1 seguita dal MotoGP. Il forte aumento degli atti di pirateria di eventi sportivi live, +52%, rende questo tipo di contenuto quello che ha visto il maggiore incremento in questi tre anni di ricerche”.
La popolazione italiana, giovane e adulta, pirata o non pirata, non ha una reale percezione dei danni che la pirateria provoca, ha infine spiegato Pagnoncelli: “a subire danni sarebbe quasi esclusivamente “l’industria audiovisiva”, considerata una “entità” astratta, non le persone comuni, cioè lavoratori, poveri, giovani, che, anzi, possono solo beneficiare della pirateria. C’è una diffusa consapevolezza dell’illegalità del fenomeno, sia tra adulti sia tra adolescenti, e la metà dei pirati ritiene probabile essere scoperto e punito, soprattutto i più giovani, altro fattore che in parte potrebbe essere alla base della riduzione degli atti illeciti in generale. L’oscuramento dei siti, infine, è stato esperito dal 41% dei pirati adulti e 1 su 3 si è rivolto almeno una volta ad alternative legali per la fruizione del contenuto che stava cercando”.

Due le Tavole Rotonde che sono seguite alla presentazione dell’indagine FAPAV/Ipsos, moderate dalla giornalista del TG5 Costanza Calabrese, la prima dal titolo “Consumi culturali e analisi del fenomeno”, la seconda invece dedicata a “Industria e comportamenti illeciti”.

Al Tavolo su “Consumi culturali e analisi del fenomeno”, a cui hanno preso parte le associazioni di categoria dell’industria dell’audiovisivo, Francesco Rutelli, appena riconfermato Presidente ANICA, in un contributo video, ha elencato una serie di punti critici su cui tutti i soggetti interessati dovrebbero aprire un confronto: “La forza del digitale va usata non solo per violare la legge ma anche per difenderla e per offrire al pubblico un’alternativa legale, veloce, pronta, flessibile. Questo aspetto, determinante, toglie per certi versi l’alibi a chi vuole piratare i contenuti. Educazione, enforcement e ripensamento in tutta la filiera delle modalità di fruizione sono le tre policy che ci devono vedere uniti”.
Il Presidente Anica ha inoltre ribadito che: “Ogni atto di pirateria fa perdere posti di lavoro e viola la legalità andando ad indebolire qualcosa che per l’Italia è cruciale ossia le industrie creative e culturali che rappresentano un fattore di crescita indispensabile per il nostro Paese”.

Stan McCoy, Presidente MPA EMEA, ha invece proposto il “modello delle tre E” per esaminare in maniera lucida il sistema e cercare di operarvi efficacemente: “Esecuzione delle regole, Educazione e qualità dell’Esperienza dell’utente”.
Diversi sono i modelli di pirateria che ancora minacciano seriamente il settore dell’audiovisivo globale: “Il P2P è ancora un problema e si somma a quelli rappresentati dalle piattaforme online, come The Pirate Bay, ma c’è anche il torrent e lo streaming, a cui si aggiungono nuove applicazioni come Mobdro e le IPTV illegali, tra cui Kodi”.
McCoy ha poi invitato tutti ad un’ulteriore riflessione sul tema, soprattutto sul modello di business che i pirati stanno sviluppando ed allargando anche ad altri settori: “La pirateria sfrutta oggi le campagne pubblicitarie, in Russia ad esempio è facile trovare advertising su piattaforme pirata, come fa 1xbet, che utilizza la pubblicità per promuovere pratiche illegali, soprattutto per gli eventi sportivi”.
Contro tutto questo serve maggiore comunicazione tra chi oggi combatte l’illegalità, maggiore coordinamento e confronto: “A livello globale un ottimo lavoro di contrasto alla pirateria è portato avanti dall’Alliance for Creativity and Entertainment, l’Alleanza per la Creatività e l’Intrattenimento, organizzazione che raccoglie le più grandi industrie del settore dell’intrattenimento, inclusa l’MPAAA, con l’obiettivo di combattere la pirateria online, con particolare attenzione alle pratiche streaming, e difendere il mercato legale dei contenuti creativi”.

Da un nostro Rapporto – ha dichiarato Giancarlo Leone, Presidente APA – emerge come il valore in Italia della produzione di serie tv, film e programmi di intrattenimento è di circa un miliardo di euro l’anno. La serialità e l’intrattenimento sono in crescita e il cinema è tendenzialmente stabile. Il danno causato dalla pirateria al comparto industriale è di 600 milioni di euro”.
Altro aspetto evidenziato da Leone, a volte poco considerato nelle discussioni sul tema, ma fondamentale per il suo impatto sociale ed economico a livello nazionale, è il danno causato dalla pirateria online al mondo del lavoro: “La pirateria toglie centinaia di milioni di ricavi all’industria e allo stesso tempo, proprio a causa di questa pratica criminale, si riducono gli investimenti nel settore. Il mondo della produzione conta 6.500 imprese, dando lavoro diretto a 75 mila persone ed indiretto a 120 mila persone circa, ne consegue che se le imprese vedono calare i guadagni difficilmente potranno mantenere tali livelli occupazionali ed è per questo che la nostra preoccupazione è altissima”, ha spiegato il Presidente APA.

Per il settore dell’esercizio è intervenuto Mario Lorini, Presidente ANEC: “Se si vuole concretizzare un’azione comune serve maggiore confronto e collaborazione di tutta la filiera. L’idea di Moviement punta proprio a questo, a far lavorare assieme l’industria e favorire la nascita di pratiche virtuose comuni, allargando ad esempio il vecchio sistema di distribuzione ed esercizio. In questa battaglia contro la pirateria abbiamo al nostro fianco anche il Governo e l’esercizio cinematografico può guardare positivamente al cambiamento, però si deve avere la certezza della legge, perché, ad esempio per quanto riguarda il camcording, se è un reato allora va punito e se un sito pirata viola le leggi allora va chiuso”. 

Al secondo Tavolo, dal titolo “Industria e comportamenti illeciti”, sono intervenuti i rappresentanti dell’industria audiovisiva, cioè chi investe e produce.
La legalità parte dalle scuole – ha ricordato Luciana Migliavacca, VP UNIVIDEO e Presidente Mustang Entertainment – il futuro per il mondo del cinema e della televisione sono i ragazzi che oggi hanno 10-14 anni, ed è su loro che dobbiamo investire. La FAPAV è già molto attiva sul tema, ad esempio tramite il progetto Rispettiamo la Creatività, promosso assieme ad AFI, ANICA, MPA, NUOVOIMAIE, SIAE e UNIVIDEO, e che porta il tema direttamente nelle scuole tramite un apposito kit didattico, con l’obiettivo di far crescere nuove generazioni di appassionati dell’audiovisivo nel rispetto delle regole”.
A livello di Governo – ha poi precisato Migliavacca – il Bonus Cultura ai neo diciottenni è stata una buona misura per favorire l’accesso dei ragazzi ai prodotti culturali, peccato che non è stato consentito l’acquisto di DVD e Blu-Ray, decisione che ha fortemente ridimensionato l’impatto dello strumento”.

Combattere la pirateria significa anche spostare, anche in maniera consistente, grandi numeri di utenti da un’offerta pirata a una legale, cioè verso piattaforme lineari e on demand, da Sky a Netflix e Chili, per fare alcuni esempi: “Anche le big company del settore soffrono l’azione dei gruppi di criminali che operano in rete – ha affermato Marco Chimenz, AD Cattleya – perché la pirateria sottrae risorse ingenti che in questo modo non vengono reinvestite nella produzione di contenuti di qualità e in nuovi posti di lavoro”.
Oltretutto – ha continuato Chimenz – i film e le serie tv si sono rivelate valide forme di promozione culturale e turistica delle nostre regioni, narrando le bellezze e le peculiarità del Paese intero. Per contrastare il danno dei pirati si dovrebbe pensare anche ad altre esperienze efficaci, come ad esempio l’Hadopi in Francia, che si era rivelata utile già con il primo “strike” ricevuto, ma che poi è stata accantonata per la debolezza della politica, che teme più l’impopolarità tra le masse che la minaccia dei gruppi criminali”.

Un esempio pratico di come la pirateria sappia sfruttare a suo vantaggio ogni tipo di piattaforma e di strumento di rete lo ha portato Stefano Longhini, Direttore Gestione Enti Collettivi, Protezione Diritto d’Autore e Contenzioso RTI: “Grazie a lunghe indagini all’interno del vasto panorama nazionale ed internazionale della pirateria audiovisiva, si è scoperto che le più popolari piattaforme gestite dai criminali digitali si avvalevano dei servizi, a pagamento ovviamente, di una compagnia di datacenter per operare nel più completo anonimato. Cloudflare è stata indicata anche dalla Commissione europea come principale responsabile del 40% di questo tipo di azioni criminali, proprio per i servizi che offre, tra cui caching, cioè memorizzazione temporanea dei contenuti, e hosting, memorizzazione di informazione”.
Esiste il caso dell’hosting passivo, che non è a conoscenza del fatto che un’attività o un contenuto siano illeciti, e l’hosting attivo, che invece con tali attività e contenuti illeciti ci lavora e ci guadagna, di fatto favorendo il reiterarsi del reato”, ha affermato Longhini, aggiungendo che “solo con l’enforcement è possibile tenere sotto controllo e reprimere il fenomeno della pirateria e che nonostante la direttiva copyright dell’Unione europea sia utile, è comunque necessario implementarla in chiave di contrasto alla criminalità informatica e online”.

Centrando il proprio intervento sull’industria italiana dell’audiovisivo, Roberto Scrivo, Direttore Public Affairs & Comunicazione Istituzionale Sky Italia, si è chiesto: “I numeri complessivi della pirateria di serie e film rimangono molto critici e preoccupanti: quanti saranno ancora in grado di investire nella produzione audiovisiva vista l’incidenza della pirateria? La situazione è grave. Noi continuiamo a fare il nostro lavoro e a difendere l’industria dell’audiovisivo nel suo complesso, anche puntando sull’eduzione, con la piattaforma Sky Academy ad esempio, ma i comportamenti collettivi sono andati ben oltre i framework delle regole e della legalità, basta guardare a quello che accade nei forum pirata in rete, con gente che commenta le puntate finali di serie tv che ancora non sono uscite in Italia”.
C’è poi il problema grande della pirateria sportiva – ha ricordato Scrivo – favorita dalla diffusione di device elettronici alla portata di tutti che facilitano il reato di violazione dei diritti d’autore in questo settore. Da noi la politica ha preso coscienza del grave problema della pirateria, qualcosa si sta muovendo, ad esempio nella Legge finanziaria dello scorso dicembre è stata approvata una norma, certamente non risolutiva, ma che comincia ad affrontare questo fenomeno per quanto riguarda gli eventi live avvicinandoci in qualche modo a quelle che sono norme consolidate in altri Paesi europei come ad esempio il Regno Unito. In UK la Premier League, quale detentrice dei diritti, persegue la valorizzazione del proprio prodotto attraverso anche la difesa dalla pirateria tramite attività di comunicazione, lobby, collaborazioni con le Forze dell’Ordine, e cooperando anche con gli Isp. Anche in Italia inizia ad esserci la giusta consapevolezza sul problema”.
In ultima analisi, Scrivo ha dichiarato: “Per far prevalere l’offerta legale si deve sostanzialmente spegnere quella pirata. Chi era pirata negli anni scorsi lo continua ad essere ancora oggi, nonostante ormai i prezzi dell’offerta legale si siano abbassati notevolmente. Non è quindi un problema economico, ma culturale”.

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