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Pirateria audiovisiva in Italia, danni per 617 milioni di euro. Gli ultimi dati dell’indagine FAPAV/IPSOS

La pirateria non ha niente di romantico, non ha a che fare con Robin Hood che ruba ai ricchi per dare ai poveri, non nasce come setta di ribelli e soprattutto non ha niente a che fare con la galassia antagonista delle multinazionali. Quando si parla di pirateria digitale e audiovisiva si sta parlando di criminali e molto spesso di gruppi al soldo di grandi organizzazioni criminali di caratura internazionale.

Una premessa d’obbligo all’evento tenutosi a Roma ieri pomeriggio, alla Casa del Cinema di Villa Borghese, per cercare di capire uno dei fenomeni di internet più diffusi e di maggior impatto economico sull’industria culturale e creativa.

Dal vecchio download di film e serie tv all’utilizzo sempre maggiore di servizi pirata streaming, fino alla contraffazione in ogni sua forma, sono tanti e diversi gli strumenti utilizzati dai criminali del web per diffondere illecitamente, gratuitamente ma anche a pagamento, contenuti protetti dal diritto d’autore.

Due utenti di internet su tre hanno guardato illegalmente contenuti audiovisivi durante l’anno passato. Questo il dato con cui ieri è stato aperto l’evento di presentazione della seconda edizione del Rapporto annuale dell’indagine per sulla pirateria audiovisiva in Italia, relativa il 2017 e realizzata dalla FAPAV Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, assieme all’istituto di ricerca IPSOS, dal titolo “Industria, consumi culturali e comportamenti illeciti”.

Andando a guardare i dati nel dettaglio, troviamo infatti che il 37% della popolazione italiana ha piratato almeno una volta un contenuto nel corso del 2017, cioè il 70% degli utenti internet nel nostro Paese.

Dati che confermano una sostanziale stabilità dell’incidenza della pirateria, anzi, esaminando meglio il panorama nazionale della pirateria audiovisiva si può anche dire che c’è stata una leggera contrazione del fenomeno che, secondo Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV, “è dovuta da una parte al rafforzamento dell’attività di enforcement e di sensibilizzazione del consumatore, e dall’altra alla crescita dell’offerta legale, sempre più ricca e diversificata”.

Oggi, dovunque e in qualunque momento, ognuno di noi può legalmente fruire del suo contenuto preferito. L’indagine ci dice anche che il fenomeno è in calo soprattutto tra i giovanissimi, nei confronti dei quali non possiamo assolutamente abbassare la guardia ma dobbiamo proseguire con le attività educational”.

Siamo convinti, e i dati ce lo confermano, che la strada intrapresa è quella giusta anche se c’è ancora molto da fare”, ha dichiarato Bagnoli Rossi in apertura.

Rispetto al Rapporto presentato l’anno passato, si registra un lieve calo di 2 punti percentuali nel numero di pirati e una diminuzione del 6% nel numero di atti di pirateria dichiarati nel corso dell’ultimo anno, che sono stati oltre 630 milioni.

Nel 2017, la diffusione anche tra i pirati di soluzioni legali flessibili e accessibili seppur non appaia aver ridotto la diffusione della pirateria ha sicuramente contribuito a ridurne la portata.

Il film è ancora il contenuto più piratato dagli Italiani, lo guarda l’81% del totale dei pirati, seguito dalle serie e dai programmi televisivi. Lo streaming è la forma di pirateria più diffusa (26%) ma cresce di 5 punti percentuali l’incidenza del download (22%), soprattutto su film e programmi.

Nel complesso l’impatto combinato della pirateria di film e serie tv si stima in circa 110 milioni di fruizioni perse nel 2017, pari ad un danno finanziario complessivo per l’industria audiovisiva di circa 617 milioni di euro l’anno.

Un dato che fortunatamente è in diminuzione del 14% in termini di fruizioni perse e del 10% in termini di fatturato.

Il danno economico, però, non si limita a questo, perché le ripercussioni delle attività di pirateria audiovisiva ricadono pesantemente anche sulle imprese e così ammonta a più di un miliardo di euro la perdita di fatturato delle aziende del settore, con una perdita di PIL stimata attorno ai 369 milioni di euro e il taglio di circa 5.700 posti di lavoro.

Oltre 171 milioni di euro è invece l’ammontare delle risorse sottratte al fisco italiano, tra Iva, imposte sul reddito e sulle imprese.

Sono questi i dati generali dell’indagine, da cui si evincono alcune considerazioni rilevanti per comprendere il fenomeno della pirateria in Italia: chi commette un reato simile spesso non si rende conto delle pesantissime ricadute della fruizione illecita di un contenuto protetto da copyright sull’intera industria audiovisiva, andando a colpire le aziende che ci lavorano, sottraendo finanziamenti alle opere cinematografiche e televisive, mettendo infine a repentaglio posti di lavoro.

Come ha precisato il Segretario Generale FAPAV, “Al fine di ottenere un mercato digitale realmente competitivo è necessaria una assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti che operano sul web. La via giudiziale rappresenta un ulteriore pilastro fondamentale per le attività antipirateria in virtù della giurisprudenza creatasi in questi anni che ha rafforzato la tutela delle opere e dei titolari dei diritti”.

Su questa strada si sta muovendo anche la stessa magistratura.

Il fenomeno della violazione dei diritti d’autore, assieme a quello della pirateria e della falsificazione, sono i reati con cui abbiamo spesso a che fare. Il problema è che il tema non è portato all’attenzione dell’opinione pubblica. Si deve cercare a monte dell’attività criminale”, ha affermato Luca Palamara, Componente del Consiglio Superiore della Magistratura.

È necessario un coinvolgimento più ampio e diretto della magistratura nel settore della lotta alla pirateria. I risultati si raggiungono con un’azione congiunta, un gioco di squadra tra tutte le componenti interessati, tra cui il Parlamento.

La legislazione italiana è insufficiente. C’è da lavorare in un ambito europeo. Occorre una specifica preparazione dei giudici che trattano la materia, tanto nel settore civile, tanto in quello penale. Un rinnovato impegno impone la creazione all’interno degli uffici giudicanti di apposite sezioni dedicate alla repressione di queste tipologie di reato.

Una specifica commissione, la settima, si sta cimentando sull’argomento per dare un segnale chiaro da parte della magistratura, che deve studiare nuove soluzioni e modalità di intervento”.

Per i saluti istituzionali è intervenuto anche Nicola Borrelli, Direttore Generale Cinema MiBACT, secondo cui “La repressione per quanto migliorabile non può essere l’unica risposta, tutte le istituzioni pubbliche devono lavorare congiuntamente per risolvere il problema. Dobbiamo chiedere con forza modelli di business efficaci contro la pirateria. L’offerta legale a costi contenuti e la facilità d’accesso sono strumenti molto efficaci, ma non bastano. Le stesse strategie di distribuzione di alcuni film americani sono un assist alla pirateria. Se in tutta Europa un film di richiamo esce a luglio e in Italia a ottobre diamo spazio inevitabilmente alla pirateria audiovisiva.

Le istituzioni devono accelerare il lavoro per minimizzare la pirateria, contenere il danno e portarlo ad un livello marginale per l’industria creativa e culturale”.

È estremamente importante che nelle strutture della magistratura crescano competenze e figure professionali in grado di individuare i nuovi crimini informatici. La FAPAV porta avanti con un efficace gioco di squadra un intervento costante contro i pirati. Tutelare l’industria culturale e creativa significa anche salvare mestieri e posti di lavoro. Si deve sempre ricordare quanti sono i buoni posti di lavoro frutto di studio, esperienza e talento che per colpa del crimine informatico sono a rischio”, ha dichiarato invece Francesco Rutelli, Presidente ANICA (audio integrale intervento sul sito dell’ANICA).

Se le piattaforme entrano nella catena del valore in modo razionale, anziché agire in una maniera spregiudicata, il sistema potrebbe anche trovare il modo di assestarsi. Non sappiamo come andrà con le finestre e altre istanze del settore – ha precisato Rutelli – ma se si trovasse un equilibrio, tra le sale, il supporto fisico, l’offerta legale in rete di contenuti audiovisivi, allora si potrebbe arrivare ad un rapporto inedito tra industria, mondo del lavoro e pubblico.

Chi scarica illegalmente deve ricevere un alert, un avvertimento. Se abbiamo a cuore il futuro della nostra economica e del lavoro, si deve cercare un’azione più efficace per affrontare le nuove sfide del mercato mondiale dell’audiovisivo. Un mondo che necessita della nascita di nuove sinergie e nuove partnership, sia per affrontare le nuove forme di criminalità di internet, sia per far crescere la competitività della nostra industria”.

Dobbiamo affrontare il problema di come salvare l’industria culturale. Questo è il tema centrale, Abbiamo grandi strumenti per superare la sfida della pirateria e altri tipi di contenuti illegali (fake news, cyber crime, contraffazione…). Dobbiamo saper gestire tali forme di criminalità”, ha detto durante il suo intervento Stan McCoy, Presidente MPA EMEA.

Possiamo avere fede nell’innovazione tecnologica, come intelligenza artificiale e algoritmi, ma allo stesso tempo sappiamo che in questo nuovo ecosistema tecnologico si aggirano anche i pirati di internet. Quindi abbiamo bisogno di nuovi strumenti repressivi e nuove strategie regolatorie.

In Italia la situazione è stabile, in termini di azioni e danni della pirateria, ma questo perché il lavoro di FAPAV e delle istituzioni è stato fruttuoso. Dobbiamo abbandonare le visioni utopistiche del passato ed avanzare nel futuro, proteggendo i contenuti e promuovendo le industrie della cultura e della creatività, in un nuovo percorso di innovazione e legalità”.

Nel dettaglio dell’indagine, il film è ancora il contenuto più piratato dagli Italiani, lo guarda l’81% del totale dei pirati, seguito dalle serie e dai programmi televisivi. Lo streaming è la forma di pirateria più diffusa (26%), ma cresce di 5 punti percentuali l’incidenza del download (22%), soprattutto su film e programmi.

Tra i giovanissimi la pirateria è più diffusa, anche se in calo di 7 punti percentuali rispetto al 2016. Tra gli under 15, il 44% ha praticato almeno una forma di pirateria nel 2017, quasi tutti (93%) almeno una di tipo digitale, con una altissima preferenza per i film (90%). Chi pirata di più sono i giovani delle scuole medie.  Come per gli adulti, lo streaming è la modalità di accesso preferita ai contenuti illegali (34%), seguito dal download/P2P (23%).

La consapevolezza dell’illegalità della pirateria cresce negli under 15: il 78% dei pirati è a conoscenza di compiere un reato (era il 69% nella precedente rilevazione). Tuttavia, tra i pirati è ancora scarsa la percezione sui danni generati sul piano culturale ed economico: il 72% degli adulti e l’82% degli adolescenti non ritiene che piratare sia un comportamento grave.

“Pur in un contesto economico ancora sfavorevole che potrebbe incentivare un consumo pirata volto al risparmio economico di breve periodo, la ricerca evidenzia un calo nelle fruizioni illegali di contenuti audiovisivi”, ha commentato Nando Pagnoncelli, Presidente Ipsos Italia, nella presentazione tecnica dell’indagine.

“Il contrasto alla pirateria è un processo graduale che prevede tempi lunghi, soprattutto per affermare non solo la consapevolezza dell’illegalità ma soprattutto dei danni economici e sociali ad essa connessi. Indubbiamente la strategia di oscuramento dei siti web che distribuiscono contenuti illegali appare molto efficace, ma le azioni di contrasto, come pure le iniziative di “education”, assumono maggiore valore ed efficacia se condivise e concertate dall’intero settore, sottraendosi alla tentazione di far prevalere tatticamente logiche individuali, nell’interesse del comparto e, più in generale, della società”.

Cosa fare dunque? Strategie e strumenti di contrasto al fenomeno della pirateria audiovisiva in Italia.

Negli ultimi anni, grazie da una parte allo sviluppo tecnologico di reti e device e dall’altra alla crescita dell’offerta legale di contenuti audiovisivi, si sta facendo sempre più largo tra i consumatori, e anche tra i pirati, la percezione che l’offerta legale è oggi flessibile e modellata sui bisogni dello spettatore. Aumenta, infatti, del 4% la percentuale di utenti che, di fronte ad un sito pirata oscurato, si rivolge ad una alternativa legale a pagamento, arrivando al 30%.

La sfida nell’immediato, per l’industria dei contenuti, ma anche per le Istituzioni, deve andare nella direzione di un rafforzamento della consapevolezza degli utenti sui danni che questo fenomeno provoca. I dati rivelano che, laddove la consapevolezza dei danni generati è in aumento, si pirata meno (in particolare tra gli adolescenti) o meno frequentemente (tra gli adulti).

Tra le modalità di contrasto al fenomeno, oltre alla denuncia, l’oscuramento dei siti appare quello più efficace: circa un terzo dei tentativi di accesso a siti «oscurati» si trasforma in fruizioni legali.

Dunque, l’approccio integrato tra enforcement e sensibilizzazione sui danni e le conseguenze del fenomeno, unito ad una offerta legale sempre più ampia, sembra essere la strada da percorrere per ridurre ulteriormente l’incidenza della pirateria.

Il percorso deve però essere condiviso da una pluralità di soggetti: aziende dell’industria culturale, Istituzioni e autorità competenti, oltre ovviamente a tutti gli operatori intermediari della comunicazione.

Moderato dalla giornalista del TG5 Costanza Calabrese, il primo panel di esperti e professionisti dell’industria culturale e audiovisiva ha affrontato due ordini di problemi: l’incidenza della pirateria in Italia e i contenuti più piratati; e la pirateria tra gli adolescenti, con focus sugli under 15.

Il consumo non è cambiato in termini di quantità di contenuti piratati e di fruitori. In pochi oggi pagano il prodotto cinematografico e televisivo di qualità. I nostri prodotti hanno enorme attrattiva sul mercato, ma vanno valorizzati. La crisi del cinema sta nei biglietti persi e prodotti non noleggiati dell’home video”, ha commentato Barbara Salabè, Presidente e AD Warner Bros. Ent. Italia.

La perdita di risorse porta al sottofinanziamento dei film. La crisi nasce dalla pirateria. Così non si riesce a finanziare il mercato, che invece ha una grande domanda.

Grazie alle piattaforme legali online, come Netflix, o grazie alle offerte Sky, si è risusciti a strappare pubblico ai pirati, con un’offerta di qualità.

Il prezzo non è troppo alto, è già alla portata di tutti. Il problema è che tutto rispetto a gratis costa troppo”.

Sono per la responsabilizzazione dell’utente e per una forma di sanzione molto forte. Il cinema è il prodotto culturale che più attrae il pubblico, è il più visto e però anche il più piratato. Serve un sistema sanzionatorio più deciso. Finora l’azione delle associazioni, dell’Agcom e dalla magistratura, ha raggiunto grandi risultati, ma si deve fare di più e per questo serve un’azione aggiuntiva da un punto di vista legislativo e sanzionatorio”, ha dichiarato Giampaolo Letta, VP e AD Medusa Film.

I dati dell’utente, i big data, sono la prima grande risorsa a cui attinge il pirata, poi viene lo sfruttamento illecito di contenuti audiovisivi protetti dal diritto d’autore”, ha sostenuto Paolo Marzano, Presidente Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d’Autore MiBACT.

Col voto contrario del Parlamento europeo alla riforma del copyright abbiamo perso una battaglia, ma non la guerra. Il testo della commissione JURI era valido. A settembre si va in trilogo e Commissione e Consiglio d’Europa potrebbero dare voto positivo. Le piattaforme di internet oggi vincono, ma un mese fa hanno perso sulla privacy. La conoscenza e la cultura sono ancora al centro. Quanto le istituzioni sanno che sul tavolo c’è un bene comune e il danno è enorme, non si discute, i decision maker mettono le piattaforme davanti ad una commissione. Non succede quando è il turno della pirateria, perché non è chiaro a tutti quale e quanto grande sia il danno, né con precisione chi ci sia dietro.

Il rispetto della legge, accompagnato da una cultura della legalità e da un’educazione moderna all’audiovisuale, possono aiutare concretamente alla tutela del diritto d’autore, che ha sempre forti ricadute sociali, oltre che economiche”.

Centrando l’indagine sull’effettivo consumo di contenuti piratati tra gli adolescenti, si è focalizzato il tema sul popolo degli under 15.

L’adolescente non ha del tutto chiaro in mente cosa sia effettivamente un reato. Se non gli è spiegato a scuola e in famiglia non ha concezione effettiva di cosa sia un reato, di cosa significhi commettere un illecito. La sanzione è importante ma è il passaggio finale, a monte serve una sensibilizzazione e una promozione della cultura della legalità. Va coinvolto tutto il sistema per far capire il valore del rispetto della cosa pubblica”, ha precisato Edvige Mastantuono, Dirigente Ufficio I Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione MiUR.

In tutte le famiglie con figli under 15 c’è elevata presenza di schermi e tendenza a consumare prodotti culturali audiovisivi sotto varie forme. Le smart tv connesse sono ormai in molte case. Questo significa che si possono fruire contenuti in maniera legale. E proprio queste offerte sono riuscite a strappare pubblico alla pirateria. Rimane centrale in questo momento il ruolo delle famiglie per l’educazione alla legalità degli adolescenti e non solo”, ha commentato Egidio Viggiani, Direttore Affari Generali Prima Tv e Consigliere Delegato FAPAV.

Nel terzo panel si è invece affrontato l’aspetto più economico della pirateria audiovisiva in Italia e i possibili strumenti di contenimento e repressione del fenomeno criminale.

L’essere umano rispetta le regole se ci sono delle leggi. Oggi il “non delinquere” è un comportamento legato solo ed esclusivamente alla sensibilità dei singoli. Il lavoro della FAPAV è fondamentale per promuovere modelli di consumo legale, ma a questo va affiancato un nuovo sistema sanzionatorio. Per quanto la pirateria impatta tutti, i giganti del settore possono anche riuscire a sopravvivere, ma il business dell’intera filiera è a rischio. Con tutti i soldi persi c’è da chiedersi quanti nuovi posti di lavoro avremmo potuto avere, quanta qualità nei prodotti avremo avuto in più, quanti altri investitori avremmo attratto.

Prima di tutto dobbiamo regolare il settore e sanzionare chi commette reato, quindi continuare a lavorare su dinamiche di concorrenza alla pirateria. Il pirata va considerato come competitor illecito e va combattuto con ogni mezzo”, ha dichiarato Nicola Maccanico, AD Vision Distribution.

È grazie ad alternative in rete economiche, semplici ed automatiche, che si riesce a sottrarre pubblico giovane ai pirati.

Sanzionare non significa agitare manette, ma anche solo riconoscere il pirata e chi consuma i contenuti piratati. Sanzionare significa semplicemente essere identificati ed essere avvertiti che qualcuno sta controllando l’operato illecito. Già questo rappresenterebbe un grande risultato”.

Fapav è riuscita a chiudere piattaforme e siti pirata lì dove molti altri avevano fallito o proprio non erano intervenuti”, ha sostenuto Giorgio Ferrero, Vicepresidente ANEC e Direttore Circuito Ferrero Cinemas.

Ci devono essere delle sanzioni. Il mercato è crollato e la pirateria ne sta creando addirittura uno nuovo. Serve una regolamentazione per abilitare l’offerta legale a combattere contro gli illeciti. Serve ovviamente un’azione educativa, campagne di sensibilizzazione, anche in prima serata, perché il problema va affrontato più seriamente”.

La questione della pirateria è soprattutto una questione culturale in Italia, che va al di là delle sale e dell’industria. Ci vuole una legge e uno schema sanzionatorio, perché ormai, negli anni, è passato un modello sbagliato. Le finestre sono un altro tema da affrontare, il sistema delle windows non risponde più ai bisogni dei consumatori. Tutti debbono impegnarsi per un cambiamento più deciso del settore”, ha detto Lorenzo Ferrari Ardicini, Presidente UNIVIDEO e Presidente CG Entertainment.

I pirati si muovono con troppa facilità e senza paura di essere sanzionati. La pirateria, oltre che ridurre il fatturato, genera precariato e perdita di ricchezza. Serve un’azione educativa, fatta anche dalle imprese stesse, e una parallela più decisamente sanzionatoria. Se il canone lo pagano tutti, alla fine lo pagano tutti meno, dobbiamo lavorare su messaggi del genere accanto all’inevitabile azione repressiva”, ha affermato Franco Siddi, Presidente Confindustria Radio Tv.

La nostra prima querela ad un sito pirata è stata nel 2008. La pirateria funziona come la grande distribuzione, c’è chi cracca i sistemi intercettando i segnali per distribuirli ad ampio raggio. Poi arriva l’agente che li vende al dettaglio e quindi l’utente finale che acquista. Dietro i grossisti e gli agenti c’è la criminalità organizzata. Non siamo di fronte a qualcuno che ruba ai ricchi per dare ai poveri, ma sempre più spesso alle mafie”, ha sottolineato Stefano Longhini, Direttore gestione Enti Collettivi, protezione Diritto d’Autore e Contenzioso RTI.

I dati della consapevolezza del disvalore della violazione indicano che dobbiamo dedicare più attenzione all’azione educativa. Far capire ai giovani che piratare è un disvalore anche morale, oltre che sociale ed economico, deve essere una priorità. Piratare danneggia il patrimonio culturale del paese e il mercato del lavoro stesso”, ha infine evidenziato Francesco Posteraro, Commissario AGCOM.

Ci vuole un passo in avanti anche a livello europeo. Il recente voto del Parlamento europeo sul copyright ha subito un’azione di lobbing di grande ampiezza e forza, probabilmente mai vista prima. Link tax non è una tassa e su questo è nata una fake news, così come l’articolo 13, su cui si è parlato di monitoraggio/controllo generalizzato del web, altra fake news, e così come l’operato di wikipedia, che si è inserita senza titolo nella discussione. Si vuole che gli over the Top diventino ora “over the law”? Si sono costruiti paradisi fiscali in Europa su cui non si può agire, godono del principio del “safe harbor” in quanto editori, sono padroni di una montagna di dati che impiegano in maniera a dir poco disinvolta, e ora si vuole renderli liberi di accaparrarsi diritti che non gli appartengono e che vanno riconosciuti solo ai legittimi titolari. La liberta come feticcio è solo legge del più forte”.

Al termine della manifestazione, il Segretario Generale FAPAV, Federico Bagnoli Rossi, ha infine sostenuto che per superare la pirateria, ridurre i suoi danni fino a farli divenire marginali, e promuovere nel Paese una nuova cultura della legalità e del consumo lecito di contenuti audiovisivi con remunerazione dei titolari dei diritti, “serve azione congiunta di tutti gli attori. Tre parole chiave: enforcement, regolamentazione e comunicazione. Tre parole cardine del nostro dizionario futuro”.

Tra gli strumenti enforcement, si deve ideare ed implementare il blocco IP amministrativo dei siti illegali massivi, con l’aggiunta di una più efficace applicazione del principio di stay down di contenuti rimossi in precedenza e una via giudiziale più decisa da prendere, che rappresenta un ulteriore pilastro fondamentale per le attività antipirateria in virtù della giurisprudenza creatasi in questi anni che ha rafforzato la tutela delle opere e dei titolari dei diritti”.

Per quel che riguarda gli strumenti regolatori, infine, Bagnoli Rossi ha dato alcune indicazioni utili al contrasto del fenomeno pirateria audiovisiva: “inasprimento della normativa che regola il camcording, ossia l’illecita registrazione video o audio di un film in sala, e il superamento dei problemi derivanti da quei servizi che celano i reali intestatari dei siti web e degli hosting provider che li ospitano. Inoltre, il blocco IP a livello amministrativo per quei siti massivi che diffondono contenuti illeciti è una misura che continuiamo a ritenere necessaria, come anche l’obbligo da parte delle piattaforme di assicurare lo stay down di contenuti rimossi in precedenza”.

Tra gli strumenti a disposizione in questa guerra, ci sono ovviamente anche le politiche di comunicazione, che vanno però rese più forti e soprattutto promosse a livello nazionale. Per far questo, ci ha ricordato il segretario generale FAPAV, “si devono sviluppare politiche di sensibilizzazione pluriennali; si possono inoltre ideare nuovi programmi per sensibilizzare le forze dell’ordine e la magistratura sul contrasto alla pirateria; fino a valutare l’ipotesi di prevedere avvisi informativi agli utenti che guardano contenuti piratati, gli alert”.

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