Vito Crimi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria, continua la sua battaglia pubblica contro le IPTV illegali, una tecnologia che permette a chiunque, al costo di 10-15 euro, di guardare, illecitamente, contenuti audiovisivi e televisivi in digitale, spesso in HD, e on demand per mezzo di una semplicissima connessione ad Internet a banda larga o ultralarga. Questa volta il sottosegretario M5S non ha utilizzato un post su Facebook, ma è stato intervistato da SkyTg24 (vai alla videointervista): “L’Iptv, di cui oggi molti sentono parlare perché lo chiamano il ‘pezzotto’, è un sistema che consente di ricevere tutti i canali a pagamento gratuitamente o con un esborso veramente irrisorio. Quello che succede, e di cui molti non si rendono conto, è che è un reato: questa operazione va a toccare il mercato”, ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria.
“La diffusione illegale di contenuti audiovisivi”, ha spiegato Crimi, “uccide un mercato virtuoso perché nel momento in cui non ci sono introiti sufficienti, automaticamente i produttori possono avere minori risorse per produrre nuovi prodotti, quindi, di fatto andiamo ad uccidere un mercato che è virtuoso, è un mercato in sviluppo, sempre. Le Iptv colpiscono le dirette televisive, in particolare gli eventi sportivi. Quando c’è un evento sportivo e un’azienda lo ha acquistato pagando i diritti, se viene diffuso illegalmente si vanno a ledere dei diritti, a minare l’economia di aziende e di conseguenza di tutto un mercato”.
Crimi: ‘Per combattere il fenomeno serve la cultura della legalità. Bisogna partire sin dalla scuola’
Per combattere questo fenomeno “serve la cultura”, ha aggiunto Crimi, “serve di far comprendere l’importanza del prodotto autoriale, serve far comprendere, ma fin dall’inizio, fin dalle scuole, quanto è importante tutelare chi produce, e non lo si fa solamente in maniera repressiva. È vero però che esistono dei fenomeni che non possono non essere repressi, quindi, quando di fatto questa attività sfocia in un’attività illegale va repressa, però bisogna partire sin dalla scuola”.
Su Telegram pubblicità su IPTV illegali
Sabato, Crimi ha pubblicato su Facebook uno screenshot con cui mostrava di aver ricevuto su Telegram una pubblicità proprio di una IPTV. Il sottosegretario ha ricordato, oltre al danno economico ai lavoratori, anche il reato che ne consegue e ha annunciato di aver “segnalato l’illecito alla Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV), che ha poi provveduto a denunciare i soggetti coinvolti agli organi competenti”.
1 milione di italiani utilizza decoder piratati
Il fenomeno delle IPTV Illegali è in rapida crescita e diffusione, anche nel nostro Paese.
Circa 1 milione di italiani utilizza decoder piratati, secondo l’ultima indagine Ipsos commissionata da FAPAV (La Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali). Il calcio è il più cercato, con 3 pirati su 4, seguito dalla Formula 1, dalla Moto GP e dal tennis. Ogni anno gli atti di pirateria legati a eventi e programmi sportivi sono circa 21 milioni.
Un dato impressionante, che lascia immaginare quali siano le ricadute negative sulle imprese dell’industria audiovisiva e culturale, anche in termini di posti di lavoro persi.
Quindi i cittadini prima di acquistare il cosiddetto ‘pezzotto’ devono sapere due cose:
- Commettono un reato.
- Creano un danno sociale (perdita di posti di lavoro nel settore) ed economico, quest’ultimo riguarda anche le loro squadre del cuore che nel lungo periodo riceveranno sempre meno soldi dagli operatori Tv e di conseguenza i club avranno meno possibilità di acquistare i migliori calciatori. Un cane che si morde la coda.
Per approfondire il tema delle IPTV illegali: