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Piracy Shield, Assoprovider presenta esposto alla Corte dei Conti sul blocco di Google Drive. Urso: “Serve collaborazione di tutti per ridurre gli errori”

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L'azione arriva dopo le parole di Massimiliano Capitani, commissario Agcom, che ha chiesto conto ai diretti interessati del ritardo nel ritiro della segnalazione di revoca del blocco a Google.

Assoprovider ha presentato un esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti di Roma riguardante il sistema Piracy Shield, adottato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) per combattere la pirateria riguardante le partite di calcio di Serie A.

L’esposto chiede di accertare la sussistenza di un eventuale danno erariale e la congruità dell’azione dell’Agcom nella gestione delle risorse economiche relative al Piracy Shield. L’Associazione fa riferimento in modo particolare all’incidente del 19 ottobre 2024, quando il sistema ha erroneamente bloccato l’accesso a Google Drive. L’associazione chiede una revisione approfondita del sistema Piracy Shield e maggiori garanzie per prevenire errori futuri, riservandosi di intraprendere ulteriori azioni legali su eventuali profili amministrativi e penali della questione.

Capitanio (Agcom): “Autorità chiederà danni ai diretti interessati del blocco”

Non è un caso che la mossa dell’associazione arrivi dopo l’intervento di Massimiliano Capitanio, commissario Agcom nel corso di una diretta YouTube sul canale Ciao Internet, la sera stessa dell’incidente.

Per Capitanio l’Agcom chiederà conto ai diretti interessati del ritardo nel ritiro della segnalazione di revoca del blocco a Google, aggiungendo che i responsabili della segnalazione errata saranno chiamati a rispondere degli eventuali danni civili e penali.

“Quello che voglio capire anche io è perché sia trascorso così tanto tempo dalla presentazione alla revoca del ticket, quello lo dobbiamo verificare”, ha detto il Commisario. Poi lo stoccata a Google. “Non posso usare complicità come termine o connivenza o corresponsabilità, ma c’è una mancanza di collaborazione piena da parte di due soggetti come Google e Cloudflare. Costruire un percorso insieme può essere utile. Se si è verificato questo problema, e non è una scusante per quello di grave che è accaduto, è perché nonostante la legge imponga a tutti i fornitori di servizi media-audiovisivi di iscriversi alla piattaforma, i signori di Google e di Cloudflare, hanno deciso di non iscriversi alla piattaforma e non iscrivendosi alla piattaforma per esempio Google non ha potuto comunicare la whitelist. Che esiste, ne è stata fornita una dall’agenzia nazionale della cyberiscurezza e poi ci sono le whitelist da chi ha partecipato al tavolo“, ha detto.

Piracy shield, Zorzoni di AIIP: “Era questione di tempo, danni annunciati da noi”

Era solo una questione di tempo prima che l’attuale implementazione del Piracy Shield determinasse – come a suo tempo paventato da AIIP – una grave interruzione di un servizio lecito e di ampio utilizzo. Così è infine accaduto con il blocco di un servizio Google che, per il suo nome di dominio drive.usercontent.google.com – avrebbe dovuto essere immediatamente riconoscibile.

Un gravissimo errore che sabato 19 ottobre – in concomitanza con la trasmissione della partita di Serie A Milan-Udinese – ha impattato per ore su Google Drive e creato problemi ad una serie di altri servizi della CDN dell’azienda omonima.

Alla base della vicenda, “c’è troppa improvvisazione ed un potere smisurato, non accoppiato ad una adeguata responsabilizzazione, nelle mani dei segnalatori, ossia dei soggetti incaricati dai titolari dei diritti di individuare le risorse Internet che trasmetterebbero contenuti pirata”, commenta il Presidente di AIIP Giovanni Zorzoni.

“Quello che è accaduto dimostra che queste società di segnalatori, cui è affidato il potere di oscurare senza contradditorio, possono agire nella completa improvvisazione e poca trasparenza, arrivando addirittura a filtrare un dominio di un importante servizio di Google, senza che ci sia un livello minimo di attenzione o sistemi di doppia sicurezza. Abbiamo sempre sostenuto l’esigenza di prevenire e contrastare la pirateria, ma questo ennesimo incidente evidenzia l’urgenza di dare delle regole, dei limiti e delle responsabilità a chi ha il potere di oscurare la rete, come l’Associazione e i principali operatori di rete hanno sempre evidenziato nei tavoli tecnici e al decisore pubblico”.

“Il blocco erroneo di Google Drive rappresenta una ulteriore conferma dei rischi già segnalati da AIIP alle Commissioni Cultura e Trasporti della Camera dei Deputati il 3 febbraio 2023 – afferma il Vice Presidente dell’Associazione Giuliano Peritore – cito testualmente quanto avevamo rimarcato allora: ‘insuperabili limiti, …, escludono la possibilità di prevenire ogni ipotesi di falso-negativo e falso positivo’ ed ancora ‘anche un banale errore … potrebbe cagionare una generalizzata interruzione dei servizi … su scala nazionale. Si è ritenuto opportuno anticipare tale punto … al fine di dare piena contezza … del tipo e della gravità di rischi tecnologici insiti nel sistema delineato…’ Ferma restando la necessità di tutelare il diritto d’autore, cos’altro deve accadere per ricordare che la difesa dei diritti di taluni non può avvenire in spregio dei diritti di altri?”.

Quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per assicurare il rispetto del diritto degli utenti ed evitare che Piracy shield continui a sospendere servizi internet estranei ad attività illecite, prevedendo, in caso contrario, procedure di ripristino tempestive.

Il ministro ha risposto: “Piattaforma funziona solo se vi è un pieno e leale coinvolgimento degli attori interessati”

“Gli eventuali disservizi che si sono verificati si potranno ridurre quanto più gli operatori iscritti alla piattaforma contribuiranno ad inserire nella white list i servizi legittimi per evitare che vengano erroneamente colpiti”.

Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al question time alla Camera circa iniziative volte a evitare la sospensione di servizi internet estranei ad attività illecite da parte della piattaforma nazionale antipirateria.

“Inoltre la normativa prevede profili di responsabilità dei provider e degli intermediari online richiedendo di segnalare qualsiasi indirizzo sospettato di attività illecita”, ha aggiunto Urso, sottolineando quindi che la piattaforma, operativa dal 1 febbraio, funziona solo se vi è un pieno e leale coinvolgimento degli attori interessati: i prestatori di servizi internet, i titolari di diritti e Agcom, l’Autorità competente. Il Mimit “è disponibile con l’Agcom a valutare ogni altra iniziativa idonea a rafforzare le misure di controllo su soggetti operanti nel settore. È cruciale che i diritti degli utenti siano salvaguardati e che i servizi legittimi possano operare senza timore di essere ingiustamente penalizzati”, ha concluso Urso.

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