L’Agcom ha diffidato DAZN per l’errore che sabato sera aveva bloccato il download da Google Drive, popolare servizio di condivisione di file. Il blocco era stato imposto dalla piattaforma nazionale antipirateria Piracy Shield – sviluppata dalla Lega Calcio Serie A per limitare la riproduzione illegale di partite in diretta, film e programmi a pagamento su siti che non sono proprietari dei diritti relativi – ma Google Drive non c’entrava nulla.
Non è ancora chiaro come sia avvenuto il blocco, ma è probabile che sia stato causato da un errore umano. Sono infatti le aziende detentrici del diritto d’autore su un particolare contenuto (come Sky o DAZN) che, individuato un sito che ritengono stia trasmettendo quel contenuto senza autorizzazione, lo segnalano alla piattaforma. Secondo l’AGCOM in questo caso sarebbe stata DAZN a inviare una segnalazione errata. La diffida di fatto è solo un ammonimento a DAZN a non ripetere lo stesso errore: in caso di inottemperanza l’AGCOM potrebbe invece multare l’azienda.
L’Agcom tutti i soggetti obbligati ad accreditarsi alla piattaforma
“L’Autorità, tenuto conto delle novità introdotte dal decreto omnibus, che ha chiarito il novero dei soggetti tenuti all’iscrizione alla piattaforma, ha inoltre rivolto un richiamo (la commissaria Elisa Giomi non ha partecipato al voto) a tutte le categorie di soggetti perché provvedano, in ossequio al dettato legislativo, ad accreditarsi alla piattaforma Piracy Shield”, si legge nella nota diffusa dall’Autorità. “Si tratta dei gestori di motori di ricerca e dei fornitori di servizi della società dell’informazione coinvolti a qualsiasi titolo nell’accessibilità del sito web o dei servizi illegali, compresi i fornitori di servizi di VPN e di DNS pubblicamente disponibili, ovunque residenti e ovunque localizzati”, continua la nota.
“L’Autorità, a maggioranza, ha inoltre respinto la proposta della commissaria Elisa Giomi di una sospensione dell’attività della piattaforma. Il commissario Antonello Giacomelli non ha partecipato alle votazioni. Ad oggi, la piattaforma Piracy Shield ha consentito la disabilitazione di oltre 25.000 FQDN e di oltre 7.000 IPv4”, conclude la nota.
Ieri il question time alla Camera con Urso
Ieri il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al question time alla Camera ha risposto: “Gli eventuali disservizi che si sono verificati si potranno ridurre quanto più gli operatori iscritti alla piattaforma contribuiranno ad inserire nella white list i servizi legittimi per evitare che vengano erroneamente colpiti”, ha dichiarato il ministro. “Inoltre la normativa prevede profili di responsabilità dei provider e degli intermediari online richiedendo di segnalare qualsiasi indirizzo sospettato di attività illecita”, ha aggiunto Urso, sottolineando quindi che la piattaforma, operativa dal 1 febbraio, funziona solo se vi è un pieno e leale coinvolgimento degli attori interessati: i prestatori di servizi internet, i titolari di diritti e Agcom, l’Autorità competente.
Il Mimit “è disponibile con l’Agcom a valutare ogni altra iniziativa idonea a rafforzare le misure di controllo su soggetti operanti nel settore. È cruciale che i diritti degli utenti siano salvaguardati e che i servizi legittimi possano operare senza timore di essere ingiustamente penalizzati”, ha concluso Urso.
Pastorella (Azione): “Non esiste nemmeno una procedura ufficiale per candidarsi alla whitelist”
Per Giulia Pastorella, deputata di Azione e membro della Commissione Trasporti, Poste e TLC, Camera dei Deputati: “Secondo il ministro Urso i problemi del PiracyShield verranno risolti soltanto quando tutti gli operatori contribuiranno a segnalare che i loro servizi sono sicuri. Ma il ministro non sa che non esiste nemmeno una procedura ufficiale per candidarsi alla whitelist. Di fatto siamo alla presunzione di colpevolezza per tutti i siti e i servizi che utilizzano il web. Se questa è la sola soluzione che il governo intende mettere in campo per risolvere i problemi, è evidente che la piattaforma va chiusa”, ha concluso Pastorella.
Risposta molto vaga del Ministro delle imprese su #PiracyShield: gli "eventuali disservizi verificati" vanno risolti con la whitelist.
— Matteo Contrini (@matteosonoioo) October 23, 2024
In risposta @PastorellaGiu l'ha informato che non esiste nemmeno una procedura per contribuire alla whitelist.
📺 Il video continua sotto https://t.co/Kk0NkOuY5L pic.twitter.com/pcOYaJfIjJ
📺 L'interrogazione parlamentare su Piracy Shield (parte 2/3) pic.twitter.com/b5hBsbWGRr
— Matteo Contrini (@matteosonoioo) October 23, 2024
📺 L'interrogazione parlamentare su Piracy Shield (parte 3/3)#PiadineriaMariuccia mentioned! pic.twitter.com/okCeIjL4uu
— Matteo Contrini (@matteosonoioo) October 23, 2024
La commissaria Elisa Giomi: “La piattaforma doveva essere sospesa, ci ho provato”
“Questa volta è stata la maggioranza del Consiglio di Agcom a votare “no”. Avevo proposto di sospendere perlomeno temporaneamente l’attività della piattaforma piracyshield, oggetto di numerosi malfunzionamenti nei mesi passati e sabato scorso dI nuovo al centro delle polemiche per l’accidentale blocco di Google Drive, cui numerosi utenti non hanno potuto accedere per ore”, tuona sul proprio profilo Linkedin la commissaria Elisa Giomi.
La Commissaria elenca tutta una serie di ambiguità presenti nella piattaforma sin dal suo esordio quasi due anni fa esprimendo voto contrario in tutti i passaggi e “spesso andando a le reazioni spesso virulente dei colleghi”.
“Ad esempio l’ambiguità della donazione della piattaforma ad Agcom da parte della LegaCalcio che è parte in causa essendo tra i pochissimi soggetti legittimati alle segnalazioni; i tempi davvero frettolosi con cui il Consiglio ne ha deliberato l’adozione; la totale mancanza di trasparenza nell’attribuzione delle consulenze esterne sulla bontà dell’iniziativa; la resistenza a fare una ricognizione di soluzioni alternative disponibili sul mercato; i rimedi incerti e tardivi con cui si è cercato vanamente di risolvere i continui problemi; la consueta fuoriuscita di notizie sensibili a procedimenti in corso che accompagna ormai tutte le decisioni più importanti di questa consiliatura, peraltro nell’inerzia più totale di chi la riservatezza dovrebbe assicurare”.
“Intendiamoci, spiega ancora Giomi. “La lotta alla pirateria è cruciale, e un margine di errore nella realizzazione di una piattaforma così, peraltro imposta ad Agcom dalla Legge, è da mettere in conto. Infatti non sono mancati gli alert da parte degli operatori. Ma Piracy Shield, per com’è oggi, non riesce nell’obiettivo e comporta rischi semplicemente non sostenibili, per le aziende e per gli utenti. Ho comunque votato in accordo con la maggioranza del Consiglio a favore della diffida a DAZN: il malfunzionamento della piattaforma non può giustificare segnalazioni non corrette”, conclude la Giomi nel suo post.