L’AI potrebbe permetterci di parlare con le balene. Gli esperti si chiedono se sia una buona idea
La possibilità di comunicare con le balene utilizzando l’AI sta attirando l’interesse di scienziati e tecnologi, ma alcuni esperti avvertono che potrebbe non essere una scelta saggia. Progetti come il Cetacean Translation Initiative (CETI) stanno sviluppando algoritmi di machine learning per decifrare i complessi suoni emessi dai capodogli, noti come codas. Questi suoni, che sembrano essere utilizzati per comunicare tra balene, potrebbero essere decodificati e riprodotti, aprendo la strada a una potenziale “conversazione” interspecie. Tuttavia, l’uso dell’AI per imitare i codas potrebbe causare confusione o persino danni alla cultura delle balene, diffondendo informazioni errate o creando nuove minacce. Alcuni scienziati mettono in dubbio che i suoni prodotti dai capodogli possano essere tradotti in linguaggio umano, suggerendo che potrebbero invece rappresentare forme di espressione più vicine a un duetto musicale che a una conversazione verbale. Inoltre, la complessità delle percezioni e delle interazioni delle balene potrebbe essere troppo distante da quella umana per consentire una vera comprensione reciproca. Nonostante le potenzialità tecnologiche, rimane fondamentale proteggere questi animali da minacce tangibili come la caccia, l’inquinamento e la distruzione degli habitat, piuttosto che cercare di “parlare” con loro.
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Con o senza chip, l’AI cinese avanza
Le aziende tecnologiche cinesi stanno sviluppando strategie innovative per continuare la loro crescita nel campo dell’AI nonostante le restrizioni nell’accesso ai chip più avanzati. Alcune startup stanno creando codici più efficienti per i modelli linguistici di grandi dimensioni, mentre altre stanno puntando su modelli specializzati più piccoli, che richiedono meno energia e tempo per l’addestramento. Questo approccio ha permesso a queste aziende di aggirare la limitata disponibilità di semiconduttori di alto livello. Inoltre, l’efficienza nella gestione delle risorse informatiche sta diventando un obiettivo primario, con giganti come Baidu che sottolineano l’importanza di applicazioni pratiche dell’AI piuttosto che concentrarsi solo sui modelli di base. Nonostante la carenza di chip sofisticati, l’industria cinese dell’AI sta cercando di colmare il divario con l’Occidente attraverso l’ingegneria e la combinazione di diverse tipologie di chip. Il desiderio di auto-sufficienza tecnologica spinge queste aziende a sviluppare infrastrutture AI efficienti, con l’obiettivo di competere a livello globale anche senza le risorse più avanzate.
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‘I robotaxi di Cruise arriveranno sull’app di Uber nel 2025’
Cruise, la sussidiaria di General Motors specializzata in veicoli a guida autonoma, ha annunciato una collaborazione pluriennale con Uber per integrare i suoi robotaxi nell’app di ride-hailing a partire dal 2025. Questo accordo rappresenta un importante passo avanti per Cruise, che sta lavorando per reintrodurre i suoi veicoli autonomi sulle strade pubbliche dopo che un incidente nel 2023 aveva portato alla sospensione dei permessi in California. La partnership segue altre collaborazioni simili di Uber con Waymo, i cui veicoli autonomi sono già disponibili a Phoenix. Prima dell’incidente, Cruise aveva avviato servizi di ride-hailing autonomo in città come San Francisco, Austin, Houston e Phoenix. Recentemente, la società ha ripreso i test a Phoenix e ha ampliato le operazioni a Dallas e Houston. Questo accordo con Uber permette a Cruise di sfruttare l’infrastruttura e la base di utenti di Uber per accelerare la commercializzazione dei suoi robotaxi. Dara Khosrowshahi, CEO di Uber, ha sottolineato come la piattaforma possa offrire una domanda significativa per i veicoli autonomi, riducendo i costi per le aziende tecnologiche. Questo sviluppo si inserisce in una strategia più ampia di Uber, che sta collaborando anche con startup di veicoli elettrici e aziende di consegne autonome.
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Startup sostenuta da Altman testerà un sistema di trasporto di massa autonomo ad Atlanta
Glydways, una startup della Silicon Valley specializzata in trasporti autonomi e sostenuta da importanti investitori come Vinod Khosla e Sam Altman, CEO di OpenAI, ha ottenuto un contratto per costruire un sistema di trasporto di massa sperimentale ad Atlanta. Questo sistema prevede l’utilizzo di piccoli veicoli elettrici autonomi che collegheranno il centro congressi della città con l’aeroporto, percorrendo un tragitto di circa 10 miglia. I veicoli, che viaggeranno su una corsia dedicata e fissa, sono progettati per essere più compatti e meno invasivi rispetto ai tradizionali mezzi di trasporto di massa, occupando meno spazio e riducendo l’impatto visivo. Glydways sostiene che il suo sistema sia in grado di trasportare fino a 10.000 persone all’ora, a costi notevolmente inferiori rispetto ai sistemi di trasporto su rotaia. Tuttavia, alcuni esperti hanno sollevato dubbi sulla capacità effettiva di tali veicoli di alleviare i problemi di congestione urbana. Oltre ad Atlanta, Glydways sta lavorando su progetti simili nella Bay Area, tra cui un collegamento tra l’aeroporto di San Jose e i passeggeri del BART nella contea di Contra Costa.
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