L’anno scorso la piattaforma antipirateria usata da Agcom ha bloccato 18mila pay-tv illegali. Ma non è sufficiente. La piattaforma antipezzotto era stata pensata per ricevere 60/70 operatori di Tlc, oggi ne ha 300. È al punto di saturazione. Così Agcom reclama un nuovo scudo anti-pirateria, più forte dell’attuale e Consip, riporta oggi la Repubblica, “indirà una gara per far realizzare a un fornitore privato lo Scudo 2″.
Sempre dall’articolo di Aldo Fontanarosa si scopre anche che “Agcom ha aperto un faro su un’app Vpn specifica per smart tv, creata da una società con sede legale nell’Ue. E un serrato pressing inizierà, a settembre, anche su due produttori di televisori. Punta a impedire alle persone di scaricare la controversa app sui televisori di quelle due marche”.
Vedremo come andrà a finire questa battaglia alle Vpn sulle smart tv.
VPN, cosa sono?
VPN sta per Virtual Private Network e indica una connessione che è privata (perché necessita di credenziali per l’accesso) e virtuale (perché crea un ponte tra un client e un server VPN che può essere situato ovunque). Tra i vantaggi? Poter navigare in anonimato. I provider di accesso a Internet (gli ISP) non possono giungere all’indirizzo IP, perché la VPN lo nasconde e cifra il traffico web.
Ma gli utenti delle iptv illegali che usano anche una VPN devono sapere che sono i nuovi target dei cyber criminali, che riescono a inserire sistemi di mining all’interno di app legittime dedicate all’attivazione proprio delle reti di telecomunicazioni private VPN.
“Pago solo 10 euro al mese”, si sente anche dire da utenti del ‘pezzotto’, ma queste persone sono consapevoli che abbonarsi a IPTV illegali, oltre ad essere un reato, significa anche alimentare la criminalità?
Significa anche meno risorse economiche alla loro squadra del cuore per il calciomercato…
La pirateria, piano piano, può ucciderà il calcio.
Conviene l’acquisto legale.
E conviene anche modificare al più presto la legge antipirateria con cui il Parlamento ha istituito la piattaforma Piracy Shield. Avverrà con l’ultimo decreto Cultura del governo, in via di conversione. Tra i limiti da superare, consentire a un giudice di imporre l’iscrizione all’operatore di telecomunicazioni alla piattaforma. Per questo vuoto normativo, di recente, il Tribunale di Milano ha rigettato il ricorso promosso dalla Lega Serie A, con l’intervento della Lega Serie B, Dazn e Sky Italia nei suoi confronti di Cloudflare, la società statunitense fornitrice di servizi di sicurezza per siti Internet, non iscritta alla piattaforma antipirateria.